paradiso in terra

21 1 0
                                    

"dimmi, ti piace il colore delle mie suole? sai, penso la mia anima sia rivestita da esso, anche se non ne sono del tutto sicura

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"dimmi, ti piace il colore delle mie suole? sai, penso la mia anima sia rivestita da esso, anche se non ne sono del tutto sicura. tu riesci a vedere di che colore è la tua, di anima?"


chaeyoung camminava a passo stretto. le suole delle scarpe ticchettavano contro il pavimento bagnato della stazione ferroviaria.
il rombo del treno nelle orecchie e il puzzo di smog a pizzicare le narici.
i capelli neri e lunghi, sferzati dal vento che la vettura alzava prepotentemente, fluttuavano furiosi in aria, annodandosi su loro stessi e mischiandosi con la pioggia che, impetuosa, lacrimava al suolo.

chaeyoung era scazzata, infreddolita, affamata e stanca.
era stata una giornata di merda e il suo unico obbiettivo dell'imminente serata era quello di ubriacarsi fino a scordarsi perfino il proprio nome.
non era un'alcolista, ma l'alcol affoga i pensieri, intorpidisce la mente, e lei aveva un bisogno impellente di fuggire da quell'asfissiante realtà che la teneva bloccata per la gola.
la sua mente aveva parlato tutto il santo giorno, aveva bisogno di silenzio.

i tatuaggi presenti sulle sue braccia nude, lucidi di pioggia, sberluccicavano alla luce verde e fioca dei lampioni, rendendo i loro colori vividi e brillanti, a contrasto con l'ambiente circostante.

la stazione era vuota, se non per il senzatetto perennemente ubriaco che, puntualmente, si ritrovava ad addormentarsi, seduto con la schiena appoggiata al muro della biglietteria. sulle sue gambe era accoccolato il solito gatto con le orecchie marroni, il musetto arancio e le zampette bianche, addormentato fra i suoi pantaloni beige luridi e unti. quasi come fosse il paradiso.

la ragazza dalla carnagione pallida sospirò, il freddo intorpidiva le ossa. alzò gli occhi neri, rivolgendoli verso il cielo, e la pioggia inondò le sue iridi. sospirò un altra volta riabbassando lo sguardo sulle sue vans a scacchi ormai fradicie, e provò ad alzare il piede sinistro. l'acqua le rendeva sorprendentemente pesanti.

sperò di trovare anche lei, come quel gatto ormai zuppo, il suo paradiso.

abiezioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora