9 Delusione

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Il caso dello stalker, quella mattina in tribunale gli aveva assorbito tutte le energie. Due lunghe ore in aula e la conclusione con l'ennesimo rinvio.

Avesse potuto, avrebbe rasato la testa a quel giudice capelluto che continuava a tirarsi indietro il ciuffo con l'aria da superuomo, ignorando indifferente la procedura. Forse si era stancato il braccio a forza di spostarsi il ciuffo ribelle o forse aveva l'amante che lo aspettava, pensava sconsolato Leonardo, sembrava avere fretta, lo aveva visto sbuffare più di una volta.

Doveva togliersi di dosso la tensione accumulata in aula e come d'abitudine, un corpo femminile sotto di lui, morbido e profumato, era il toccasana ideale per il suo problema.

Nell'appartamento sopra lo studio, i gridolini striduli della ragazza riempivano il silenzio delle altre stanze. Avrebbe dovuto smettere e farsi una vita normale, come gli diceva ogni giorno sua madre, ricordandogli di non dimenticare un nipotino. Leonardo sorrideva, mentre con un braccio sotto la testa faceva scorrere le dita dell'altra mano sulle gambe lisce e sensuali della ragazza nuda di fianco a lui.

- Oh Leo quanto mi piaci - la biondina lo baciò, tenendogli il viso tra le mani - che ne dici di venire da me la prossima volta, ti voglio presentare mia madre, sono sicura che ti piacerà.

Le parole chiave che facevano destare l'avvocato dopo un rapporto, erano proprio quelle che gli dicevano tutte, ed erano proprio quelle che lo facevano scappare. Solo una non gli faceva quell'effetto e se ne meravigliava lui stesso. "Cosa starà facendo ora - si chiedeva - dove sarà Elena?".

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Stravaccato sul comodo divano dello studio, mani incrociate sul petto, occhi chiusi e il capo rilassato sul soffice cuscino, come faceva quando aveva un caso ostico da districare, si trovò a mettere in fila i dubbi che lo tormentavano da quando aveva visionato la posta, appena tornato nello studio, e un senso di asfissia lo aveva fatto sdraiare per rilassarsi.

- Andreina, non mi passi nessuno per le prossime due ore.

Era confuso, per la prima volta nella sua vita, eppure quelle foto parlavano chiaro: Elena, la sua Elena, in pose inequivocabili, in compagnia maschile e abbigliamento poco consono al suo ruolo. Una busta anonima gialla infilata nella cassetta della posta e tutto crollava. Eppure quella ragazza gli sembrava unica. Come aveva potuto sbagliarsi?

Gli arrivava spesso qualche busta anonima durante i processi e doveva lavorare duro per indagare e scoprire la verità, ma avere quei dubbi, e su quella ragazza, gli scombussolava la coscienza, l'amor proprio, la sua sana intelligenza, e non riusciva a capacitarsene.

- Ciao capitano - la voce mogia di Leonardo sorprese l'interlocutore dall'altra parte del telefono - ho bisogno del tuo aiuto. Mi devi pedinare con urgenza una donna. Mettiti subito al lavoro.

- Fammi avere l'occorrente. Più informazioni ho, prima riesco ad accontentarti. E ricorda stronzo che avanzo ancora due cene da te, ma se porti quella morettina simpatica, Martina mi sembra si chiami, farò ancora prima a darti quello che cerchi.

Il capitano Aureli voleva tirargli su il morale. Si conoscevano dai tempi della scuola, non falliva e non deludeva mai nel suo lavoro e avrebbe sciolto di sicuro e presto il dubbio che preoccupava così tanto il suo amico.

Leonardo aveva studiato Elena quella sera a Tramonte e non gli aveva dato l'impressione di una donna astuta e doppiogiochista, tutt'altro. Aveva da subito adorato quella sua intelligente e spontanea ingenuità, virtù rara in una donna così bella, che mancava del tutto alle donne che si era portato a letto finora, il suo occhio clinico e infallibile sapeva distinguere.

Aveva chiuso con Gisella proprio perché stanco del suo atteggiamento falso e ipocritamente di parte, la giusta motivazione e il momento opportuno gli avevano dato l'occasione per scollarsela di dosso una volta per tutte e in modo indolore.

Un amore a Tramonte   (Amore Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora