Solo soy de carne y hueso.

199 11 134
                                    

Esco dall'uscita secondaria dal locale della festa di questa sera, una discoteca nel quartiere più caotico di Los Angeles. Mi metto seduta, stringendomi nel cappotto nero per contrastare il freddo gelido di dicembre, mentre il dolore ai piedi si fa sentire ogni secondo di più. Maledetto il momento in cui ho deciso di accontentare Lodovica.

Non amo i posti pieni di gente, preferisco le feste con pochi e intimi amici, ma Lodo, la mia migliore amica, ha insistito tanto e non ho saputo dirle di no.

Mi ha obbligata a mettere questo vestito, che non mi fa sentire a mio agio, questi tacchi a spillo infernali, che mi stanno letteralmente massacrando i piedi, e mi ha trascinata fino a qui. Mi appoggio con i gomiti sulle ginocchia, mentre osservo i passanti.

"Tini!" mi sento chiamare. Alzo lo sguardo, notando Lodovica scendere le scale dell'uscita. "Eri qua, ti ho cercata dappertutto" mi rimprovera, piazzandosi davanti a me non le braccia incrociate sotto al seno. "Ehi" cambia subito tono ed espressione, sedendosi al mio fianco.

"Ehi" replico, stringendomi le mani in cerca di calore.

"Che succede?" mi accarezza la spalla, mentre io mantengo lo sguardo fisso sulle mie mani.

"Niente, non mi sento molto bene, preferisco tornare a casa" mi metto in piedi, avviandomi verso la via principale.

"Aspettami" mi rincorre a fatica la bruna fino alla fermata dei taxi.

Fortunatamente ne passa uno libero subito dopo.

"Mi spieghi che ti prende?" mi sussurra la mia migliore amica, mentre siamo sedute sui sedili posteriori del taxi, che ci sta riportando a casa.

"Non è niente, tranquilla, sono solo stanca" tiro un sorriso per essere leggermente più convincente, ma non riesco a dargliela a bere.

"Non finisce qui" mi punta il dito contro, aspettando di arrivare a casa per darmi il tormento come solo lei sa fare.

Arriviamo a casa dopo una ventina di minuti, nei quali il silenzio all'interno dell'auto era rotto solo dalla musica a basso volume in sottofondo.

"Adesso mi dici che cos'hai?" esordisce Lodo appena mette piede in casa.

I miei genitori sono fuori città per lavoro, come spesso accade, ed io, solitamente, resto sola con il mio cane Turo.

"Per favore Lodo, non starmi addosso" rispondo a tono scontroso.

Lo sguardo di Lodovica si incupisce, quasi sembra essere delusa e forse anche ferita dalla mia risposta.

"Quando avrai voglia di parlarmi sai dove trovarmi" riprende la sua borsa ed esce dall'appartamento sbattendo la porta.

Mi siedo a terra al fianco di Turo, che, sentendo sbattere la porta d'ingresso, nel frattempo si è svegliato ed è corso da me.

"Ehi piccolo" lo accarezzo, mentre senza rendermene conto finisco per scoppiare a piangere in un piango liberatorio.

Il mio piccolo amico a quattro zampe mi resta vicino finché non mi addormento, stremata, accovacciata a terra sul tappeto, ai piedi del divano.

...

Mi sveglio con un terribile mal di schiena e se non fosse stato per il suono del citofono, avrei continuato a dormire.

"Chi è?" domando con la voce ancora impastata dal sonno.

"Apri, sono Jorge" sento dire in risposta ed è solo così che torno definitivamente sveglia.

Sussurro un debole 'si' e, senza avere la certezza che mi abbia sentita, gli apro il cancello e il portone principale, per poi correre nel bagno a sciacquarmi la faccia. Ho il trucco completamente colato sulle guance a causa del pianto e gli occhi ancora appiccicati per il sonno. Mi pulisco in fretta, cercando di sistemare alla bell'e meglio anche i capelli, fallendo miseramente.

OneShot// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora