Capitolo 18

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Charlene

Un colpetto sulla spalla mi risvegliò da quello che era un sonno profondo e rigenerante, aprii leggermente gli occhi sollevando prima la palpebra sinistra e poi quella destra. Mi accorsi di essere nel mio quartiere, all'inizio. A lato della strada scorsi il famoso cartello che sognava il mio paesino, sorrisi e finalmente potei sentire quella sensazione di casa e soprattutto di essere al sicuro.

«Ti lascio qui..» mormorò.
«Oppure ti porto a casa...se mi dai l'indirizzo» sembrò un invito a parlare e in risposta pensai. Gli rivolsi uno sguardo e potei vedere come fosse stanco dai suoi occhi, provai una certa tristezza per lui e la domanda mi venne spontanea: «Stai bene?»

«No, però davvero non c'è problema.» mormorò mostrando un sorriso dolce in mia direzione, decisi quindi di riferirgli il mio indirizzo di casa e lui si offrì con la stessa tenerezza di prima di accompagnarmi.

In cinque minuti circa vidi casa mia davanti agli occhi, finalmente una sensazione mi scaldò il petto portandomi sull'orlo di piangere. Quella giornata mi aveva messa sull'attenti, dovevo essere più prudente da quel giorno in poi, dovevo fidarmi ancora di meno e questo comportava non fidarsi più neanche di Angelina. Il che mi gelò nuovamente il cuore, era una ragazza dolce e brava con me ma nonostante questo non riuscivo a darle la fiducia che meritava.

La conoscevo da poco ma sapevo perfettamente che se la meritasse in pieno, eppure la mia mente non voleva. Non si fidava nonostante le dimostrazioni d'affetto che non mancavano mai, prima di dormire mi dava un abbraccio che di solito non ricambiavo. Era un blocco, una confidenza data troppo in fretta. Succedeva spesso con le figure femminili, la colpa era tutta di Nive.
Era a causa sua che portavo dietro quello, però Angelina era diversa. Era migliore.

«Siamo arrivati» affermò con un tono entusiasto per me, mi voltai verso di lui e senza pensarci gli sorrisi in modo confidenziale. Con i maschi non succedeva, eppure avevo subito lo stesso con Mason.

«Grazie davvero, ma tu non sembri stare bene..» dissi mostrandomi accessibile in caso volesse parlare.
«Se vuoi parlare, puoi farlo» mormorai «Ma non ti obbligo.» mi affrettai a mettere in chiaro la situazione e lui sorrise a quel mio fare repentino.

«Saresti un'ottima amica, sai?» ridacchiò guardandomi con quei due occhioni persi, stava male. Non ero mai stata brava a capire le persone però lui sembrava fosse un libro aperto anche per le più apatiche come me.

«Beh.. lo sono» mi diedi finte arie e feci svolazzare i miei capelli verso la mia nuca, rise di gusto e sorrisi per averlo fatto pensare ad altro per qualche instante.

«Grazie davvero, ora vado perché saranno preoccupati per me» dissi mostrando un sorriso del tutto tenero, annuì e rimase a guardarmi per aspettare che scendessi.
«Puoi lasciarmi il tuo numero..?» domandò con lo sguardo rivolto verso il basso «Quando ho bisogno di parlare potrei chiamarti, mi risponderesti?» chiese subito dopo mettendo le cose in chiaro, sorrisi rattristita a quella sua domanda.

«Dio.. certo che ti risponderei» affermai appoggiandomi sulla portiera ancora aperta, mi abbassai leggermente e lo guardai.
«Come ti ho detto, oggi è stata una giornata strana.. ho perso il telefono» mi giustificai con fretta «Puoi lasciarmi il tuo» affermai mostrandogli un sorriso.

Si affrettò a prendere un pezzetto di carta e una penna dal portaoggetti della sua auto, sembrò pensarci qualche secondo ma subito dopo tornò a scrivere numeri.

«Eccolo» me lo consegnò con espressione indecifrabile e gli sorrisi annuendo.

«Comunque sono Charlene Martin» mi presentai ricordandomi che non gliel'avessi ancora detto.
«Diego De Santa» mormorò appena e dopodiché mi rivolse un sorriso prima che chiudessi la portiera, mi voltai e una volta sentito che fosse partito sull'asfalto bagnato mi diressi verso l'entrata di casa mia.

Ignis facit bonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora