1. È così che iniziò la storia

4 2 0
                                    

Era mattina e Saba si stava recando al lavoro come sempre. Era una giornata tranquilla e serena. Il cielo era limpido e nemmeno una nuvola copriva i raggi del sole. Gli uccellini volavano da una parte all'altra cinguettando e la sensazione di trascorrere una giornata serena rendeva felice Saba. Non sembrava per nulla una giornata lavorativa, sembrava più un sabato mattina che sarebbe stato l'ideale per trascorrere una giornata al lago o in campagna, per godersi un po' dell'aria pulita, visto che la città non consente ciò, ma anche di un po' di benessere e serenità. Saba arrivò a lavoro, timbrò il cartellino e si diresse nel suo ufficio.  Percorse il lungo corridoio dove sia a destra che a sinistra, c'erano tantissimi uffici, pieni di persone che non facevano altro che andare da una parte all'altra. Arrivò di fronte all'ultima porta del corridoio e l'aprì, visto che era il suo ufficio, ed entrò nella stanza, che rispetto all'esterno vera molto più fresca. Era una stanza non troppo grande, ma con diverse finestre, le quali, però, non facevano passare molte luci per via del fatto che le tapparelle erano abbassate. Le pareti erano bianche e nella parte vicino alla porta c'erano delle mensole con sopra delle piante e alcuni libri. Le altre parti delle pareti erano abbastanza spoglie visto che c'erano solo una bacheca con diverse fotto collegate tra loro da un filo rosso, una lavagna bianca con alcuni pennarelli e un cancellino, un orologio abbastanza grande con il bordo abbastanza spesso di colore nero lucido, ed un calendario. C'era una scrivania nera, abbastanza semplice, ma con diversi cassetti con sopra un computer, diverse cianfrusaglie e dei moduli. Davanti alla scrivania si trovava una sedia nera da ufficio e a fianco, a questa, un cestino del medesimo colore. Dietro a tutto ciò c'erano diversi scaffali con vari fascicoli, album e tutto ciò che le serviva per lavorare in modo corretto. Le luci erano bianche candide e fredde e fortunatamente ora funzionavano bene, non come una volta che sfarfallavano. Saba richiuse la porta dietro di sé e si sedette alla sua scrivania per iniziare a lavorare al computer. Lavorò intensamente per qualche ora, analizzando grafici e creandone alcuni per il suo capo. Si tirò indietro con la sedia per qualche secondo facendo un respiro profondo. Mentre spostava lo sguardo da una parte all'altra dell'ufficio si accorse che sotto la sua scrivania c'era attaccato qualcosa. Qualcosa di bianco. Di sottile. Si chinò e, sotto di essa, vi trovò attaccata una lettera che, con molta sorpresa, prese. La girò un po' tra le mani guardandola attentamente, ma decise di aprirla e non riusciva a credere alle parole che c'erano scritte.

"Ruba i fascicoli sul caso Raimond, che la tua agenzia conosce bene. Non importa i metodi che userai, ma fallo anche perché ne hai la possibilità. Non parlare di questo con nessuno e tanto meno non chiamare la polizia o ci saranno gravi conseguenze."

Saba lesse la lettera ed era veramente molto stupita, ma senza pensarci due volte la buttò nel cestino. Come poteva credere ad una lettera del genere? Continuò la sua giornata lavorativa in modo molto calmo e tranquillo, poichè non aveva attività pressanti. La sera arrivò e Saba tornò a casa che il sole era già calato da diverso tempo, ma il suo rientro non fu per nulla piacevole. Arrivata davanti la porta della sua abitazione prese le chiavi, dalla borsa, per aprire la porta, ma si accorse di un fatto piuttosto inquietante. Si accorse che era già aperta. Cercò di mantenere la calma e fece finta di essere come nelle missioni di lavoro, dove l'ansia e l'adrenalina erano presenti tutto il tempo. Aprì lentamente la porta, che era sì aperta, ma socchiusa, e quatta quatta entrò in casa. Quello che vide era allucinante. Il salone era tutto a soqquadro. Le tende erano staccate dal bastone che le teneva, i mobili erano sparsi e capovolti per la stanza, i vasi con i fiori erano rotti e avevano disseminato la terra in qualsiasi punto della stanza, le foto e i quadri erano strappati o completamente rovinati. Scattò velocemente nel corridoio che portava alle altre stanze e vide che erano nella stessa situazione. Si diresse velocemente davanti alla porta della sua camera da letto e pian piano entrò dentro. Ormai le tenebre erano calate e il buio era totale, tranne per la Luna che illuminava quanto bastava per poter vedere. Trovò la camera nelle stesse condizioni del resto della casa, ma questa volta alcuni mobili erano anche leggermente bruciati. Sopra al suo letto trovò una cosa che le fece venire i brividi. Vide una bambola con alcuni arti staccati dal corpo, una piccola pistola finta a fianco e con un pugnale nel petto. Saba, a questa visione, si spaventò, ma non lo diede a vedere anche se dentro era come una bambina impaurita. Per sua fortuna, o sfortuna, aveva capito il significato di quella bambola. Mentre era lì che guardava tutto quel caos si sentì uno sbattere delle finestre proveniente dalla cucina e lei corse lì, per vedere cosa fosse successo. Si ritrovò davanti una finestra chiusa, che prima era aperta, ed una aperta, che prima era chiusa,.  Nonostante lei ne avesse viste di tanti colori e vivesse quotidianamente cose di questo tipo, e cose anche molto più pericolose, per la prima volta era spaventata in modo serio. Capì che quella lettera non era una stupidaggine, come pensava, ma era veramente seria. La notte passò lentamente. Il tempo sembrava rallentare sempre di più e sembrava che il giorno non sarebbe mai arrivato. Ora aveva le idee ben chiare, su ciò che avrebbe dovuto fare. Finalmente la mattina arrivò e Saba si svegliò al suono della sveglia. Si alzò dal letto e iniziò a cambiarsi indossando una camicia bianca, un pantalone nero ed un paio di scarpe con il tacco. Successivamente fece una breve colazione con dei toast e del succo d'arancia. Finì e mise tutto a posto prima di andare in bagno per lavarsi i denti. Si pettinò i capelli che raccolse in un'alta coda, così che le potessero dare meno fastidio. Uscì di fretta e prese la metro per andare a lavoro ed, una volta arrivata, si recò immediatamente nel suo ufficio. Si sedette alla scrivania e chiamò Judie, il suo capo, per parlarle di questo e chiederle di aiutarla. Sapeva che Judie non avrebbe rifiutatato per via della storia "Adison Marcle". Pochi minuti dopo, Judie si presentò da Saba, curiosa di sapere cosa volesse dirle.

Judie:"Allora. Perchè mi hai chiamata? Cosa c'è di tanto urente?"

Saba:"Ora te lo spiego, ma prima siediti."

Judie fece come le disse Saba.

Saba:"Ecco. Ho bisogno del tuo aiuto."

Judie:"Beh te lo dico subito. Se mi chiedi di prendere il tuo posto alla missione di Lunedì non ci penso nemmeno."

Saba:"No no. E' un'altra cosa."

Judie:"Beh forza allora! Non tenermi sulle spine!"

Saba:"Beh, ecco, ho bisogno che tu mi aiuta a rubare i fascicoli del caso Raimond."

Judie:"Cosa!? Sei impazzita per caso? Non hai fumato qualcosa, vero?"

Saba:"Aspetta Judie. Non sono impazzita, è solo che...è successa una cosa. Ieri ho trovato una lettera che mi diceva di rubarli, ma non l'ho minimamente calcolata finché ieri sera qualcuno ha fatto irruzione in casa mia e tutto era in un casino a dir poco e per di più ho trovato una bambola sul letto in condizioni orribili."

Judie:"Stai dicendo che hai ricevuto una lettera e che visto che non volevi seguire ciò che c'era scritto ti hanno minacciata?"

Saba:"Sì:"

Judie:"E tu pensi che io creda a questo?"

Saba:"Judie! Non ti sto mentendo. Se vuoi te la mostro anche!"

Judie:"Ah sì? Allora mostramela."

Saba prese la lettera dal cassetto, che aveva precedentemente preso e riposto lì, e la porse a Judie la quale, dopo averla letta, capì che ciò che diceva Saba era vero. Però quest'ultima decise di mostrarle anche le foto, che aveva scattato, della sua casa completamente a soqquadro.

Judie:"Oh cielo. Scusami Saba e senti. Vorrei aiutarti, ma non posso. Sai in che casini finirei."

Saba:"Ti prego Judie, io ho bisogno del tuo aiuto. Non ci scopriranno. Abbiamo anni di esperienza. Te lo chiedo in ginocchio."

Judie:"Mmm, va bene, ma ora sei in debito con me."

Saba:"Va bene. Ti ringrazio infinitamente Judie."

Dopo ciò, le ragazze si separarono. Judie tornò a lavorare con gli altri capi e Saba tornò alle sue faccende, contenta di essere riuscita a convincere Judie. La giornata di Saba sembrò passare infretta. Infatti, quando tornò a casa, le sembrava di essere andata a lavoro solo per poche ore, ma, nonostante questo, era stanca. Avrebbe voluto riposarsi, ma decise di rimettere in ordine la sua casa, che per via di quella minaccia, era un disastro totale. Non c'era un singolo angolo di quella casa che fosse in ordine. Saba si mise dei vestiti comodi, ordinò la cena e successivamente si munì di un'aspirapolvere, di un secchio d'acqua e detersivo, di un mocio, di un disinfettante e di uno straccio. Iniziò a pulire e rassettare la sua camera da letto, partendo dal rimettere a posto i mobili. Poi pulì le varie superfici dei mobili e il pavimento fino a che il campanello non suonò. La ragazza andò ad aprire la porta e ringraziò il cielo, dato che la sua cena era finalmente arrivata. Rientrò dentro con i sacchetti di cibo in mano e si diresse in cucina, dove si sedette al tavolo ed iniziò a cenare. Il cibo era delizioso. Era ancora caldo e i vari sapori si sposavano perfettamente assieme. Cercò di godersi quel momento, non solo perchè stava assaporando del cibo delizioso, ma anche perchè finalmente faceva una pausa. Quando finì la cena pensò che era meglio continuare a sistemare la camera, ma era talmente stanca che come mise piede in quella stanza, si buttò sopra il letto, addormentandosi all'istante con il fresco vento che entrava dalla finestra aperta.                                                          



Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 24, 2022 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il Caso RaimondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora