C'era una volta un lupo di nome Roccia. Lui, grande e fiero e dall'animo nobile, amava la natura e tutto quello che ne faceva parte. Un giorno, mentre girovagava per i boschi, vide una coccinella che si trovava in difficoltà nei pressi del fiume dopo esserci caduta dentro insieme al frutto che stava cercando di mangiare. Il lupo, incurante delle voci degli altri animali che gli sconsigliavano di tuffarsi per quel piccolo animaletto, si tuffò salvando la coccinella che si era fidata di lui nonostante anche lei avesse sentito le stesse voci.
Il lupo avrebbe potuto lasciare la coccinella al suo destino, seguendo la voce degli altri animali ma non lo fece, come del resto la coccinella. Si era innescata una certa magia tra i due abitanti del bosco chiamata fiducia.
Quando la sera ascoltavo questa favola dalle labbra di mia nonna Amalia, pensavo solo ad una cosa: al coraggio di entrambi.
Tutti e due non si erano mai visti né conosciuti, ma si erano affidati l'uno nelle braccia dell'altro grazie a quella piccola cosa chiamata fiducia.
Fiducia che avevo conosciuto prima grazie a quest'ultima e i miei amici, per poi finire con Anita.
Fiducia che pensavo di aver meritato e che tenevo stretta tra le mie mani. Mani, che adesso stringevano con forza un bicchiere pieno di chivas mentre la osservavo dormire.
Dopo la doccia finita male, decisi di ignorarla chiudendomi nel mio studio. Ero arrabbiato, e sapevo che, se avessi continuato a litigare e a rispondere a tutto quello che lei diceva, saremo finiti veramente alla frutta.
Rimasi chiuso lì dentro non so per quanto tempo, rivedendo vecchie lastre e portandomi avanti con le relazioni dei pazienti del mese prima. In poche parole, mi buttai sul lavoro cercando di non pensare ad Anita.
La mia Anita.
Sbuffai portando le mani sul viso stirandomi lungo la poltrona in pelle morbida, chiedendomi cosa stesse facendo. Decisi di andare a controllare, cercando di fare attenzione a non fare rumori molesti. La casa, immersa in un silenzio surreale, mi parve più grande di quella che era in realtà. Sembrò quasi che la camera da letto si fosse spostata in un posto lontano e che io mi trovavo addirittura dall'altra parte del mondo.
Quando aprii la porta della nostra camera, la vidi raggomitolata sul fianco destro mentre stringeva a sé il cuscino. Era così inerme, così piccola, così vulnerabile. Mi sentii morire per averla lasciata da sola, mi sentii un verme per non averla ascoltata, mi sentii il Dario di un anno prima che aveva paura dell'amore.
Fu in quel momento che decisi di prendere da bere e sedermi sulla poltrona in pelle che stazionava poco distante dal letto.
Rimasi seduto in quella posizione con il bicchiere in mano, aspettando pazientemente che il sole sbucasse fuori dalle imposte. Stavo muovendo il liquido che c'era nel bicchiere, quando, finalmente, lei aprì gli occhi guardandosi intorno accorgendosi di me. Ci guardammo infiniti secondi prima che io potessi dire qualcosa.
Ero frenato. Ero ancora arrabbiato. Ero innamorato, perdutamente innamorato.
« Dario... io »
« Anita, preparati... ti accompagno io al lavoro oggi... »
« Non serve, io posso- »
« Insisto... », ribattei senza farla finire di parlare prima di uscire dalla stanza. Il solo pensiero di rivedere quello stronzo di Edoardo mi faceva bollire il sangue. Ma, nonostante questa avversione verso di lui, avevo deciso di incontrarlo per mettere tutto in chiaro.
Non feci neanche colazione. Non ne avevo né la forza né la voglia. Sembravo quasi un automa corredato di sigaretta. Molte sigarette.
Arrivati a destinazione, dopo il solito silenzio tombale, scesi dalla macchina dando un'ultima boccata alla sigaretta che era quasi finita. L'ennesima per essere preciso, ma al momento non era una cosa a cui mettevo attenzione. Il mio unico obiettivo era lui.
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Ogni Parte Di Noi
Chick-LitSEQUEL DI "OGNI PARTE DI TE" Dario e Anita, ormai felicemente fidanzati, vivono il loro amore come in una favola. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando il passato di entrambi si ripresenta stravolgendo il presente, proprio durante i prep...