26.

1.4K 26 0
                                    

«Cristo, che mal di testa.» mi lamento appena sveglia in cucina, dove Nicolò sta già facendo colazione.

«Bevi un po' d'acqua.»

«Ho fatto schifo stanotte.»

«Un po'.» ride.

«Ti ho visto comunque tra gli altri, in discoteca.» sorrido.

«Vestita in quel modo, e sapendo bevessi, non ero tranquillo.»

«Non mi ricordo nemmeno quando mi hai messo questa maglietta.» analizzo la sua t-shirt addosso al mio corpo spoglio del reggiseno, cosa evidente. «Non ti piaceva il vestito?» scherzo.

«Zitta.» mi evita con lo sguardo mentre mette lo zucchero nel mio caffè. «Non te l'avevo mai visto addosso.»

«Come mi stava?» mi guarda ironicamente male a questa domanda.

Insieme andiamo poi a fare la spesa, dato il frigo vuoto. Al supermercato non c'è molta gente, e non ci sono nemmeno molte scelte di prodotti rimasti, essendo domenica. Dopodiché, dopo aver sistemato tutto in cucina negli appositi scaffali, ci sediamo sul divano. Ho notato che da stamattina Nicolò sembra stanco, come affaticato ma senza aver fatto niente. Non ha nemmeno parlato molto. O meglio, molto meno rispetto al suo solito.

«La patente la devi prendere.» insiste durante la discussione lui.

«Non sono obbligata, se non voglio non mi può costringere nessuno.»

«Ma non ha senso, lo capisci?»

«Per me ha tanto senso. Io un volante tra le mani non l'avrò mai.»

«Posso sapere perché?» mi zittisco guardandolo.

«Tanto ho te come autista.» sdrammatizzo.

Sbuffa arrendendosi, poi si sdraia sulle mie gambe. Inizio ad accarezzarlo, e sembra sul punto di addormentarsi. Mi stringe le dita, la sua mano è congelata. Al contrario della sua fronte, che tocco col palmo.

«Hai la febbre, Nico'.» gli accarezzo la guancia.

«Lo so, da ieri. Ma oggi è più alta.»

«È salita perché non sei stato attento. Vai a letto.» scuote la testa quasi in dormiveglia. «Almeno rimettiti la maglietta.»

Riesco appena a trovare quella che si era tolto appena arrivato a casa. Sta tremando, ma non lo da a vedere.

«Dov'è il termometro?» sussurro senza smettere di coccolarlo.

«Non lo so. Ma io voglio che ti sdrai con me, non voglio un termometro.»

Faccio quel che dice. Mi stringe così forte da farlo sembrare un vero tenerone. Sorrido, senza farmi vedere.

«Andiamo a letto.» gli propongo, ma scuote piano la testa.

«Mo'...» sussurra.

«Dimmi.»

«Perche non vuoi prendere la patente?»

«Nico', dormi.»

È così fa. Io invece non chiudo occhio, ma non posso nemmeno muovermi. Penso e ripenso a diverse cose. Alla sua domanda e ai miei nonni materni, in particolare. Ancora non ho preso seriamente la scelta di andarli a conoscere. Ma finché Nicolò starà male, non ho nemmeno intenzione di farlo.

Riesco appena a liberarmi quando sento il citofono suonare. Per fortuna non si è svegliato, e vado ad aprire a Dylan.

«Ehy.» gli do un bacio su entrambe le guance.

Il resto non mi importa ||Tony Effe||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora