L'amore Castle, l'amore!

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Con un movimento repentino, Esposito spinse Kate, che andò a sbattere contro Castle. Insieme caddero a terra ed iniziò la sparatoria.

«CASTLE TIENILA GIU, MIRANO A LEI» urlò Javier in direzione dello scrittore, che si era spostato sopra la detective e le faceva scudo con il suo corpo.

Beckett, cercava di alzarsi, quella sparatoria era per causa sua. Castle improvvisamente balzò in piedi, prese per il braccio la sua partner e la portò via, la mise in macchina in malo modo, poi andò alla guida e partì, non sapeva dove andare, sapeva solo che doveva proteggerla.

«CASTLE ACCIDENTI, TORNA INDIETRO, ESPOSITO E RYAN SONO DA SOLI IN QUELL'INFERNO. DEVO AIUTARLI, NON CAPISCI?!... CASTLE TORNA SUBITO INDIETRO!» urlò Kate allo scrittore, era furiosa. L'aveva portata via ed i suoi amici erano rimasti in mezzo alle pallottole da soli e senza rinforzi.

La donna provò ad aprire la portiera dell'auto, era chiusa, Castle aveva meso la sicura, come se lei fosse una bambina.

«CASTLE!»

«STAI ZITTA KATE, NON POSSO PORTARTI INDIETRO E NEANCHE VOGLIO FARLO ED ESPOSITO MI HA DETTO DI PORTARTI VIA, QUESTO DIMOSTRA CHE ERA D'ACCORDO CON ME!» esclamò lo scrittore infuriato quanto la detective.

«NON SONO UNA BAMBINA DANNAZIONE CASTLE, MI SO DIFENDERE ANCHE DA SOLA, HO UN GIUBBOTO ANTI-PROIETTILI E PORTO UNA PISTOLA!» continuò.

Intanto erano arrivati a casa della detective, Castle l'aveva presa per i polsi e la trascinava talmente veloce che Beckett, non aveva il tempo di opporre resistenza, se l'avesse fatto, sarebbe caduta.

«Beckett dammi le chiavi!» ordinò Castle con tono irritato, ma questa volta senza urlare. La donna si portò automaticamente una mano sulla tasca posteriore dei jeans, quella che si trovava proprio sul suo gluteo sinistro. Questa si maledì mentalmente per quel gesto spontaneo che aveva rivelato la posizione della chiave allo scrittore.

«No Castle, torniamo indetro Ora! Dammi le chiavi della macchina!» rispose prontamente Kate.

«Non se ne parla, tanto adesso sarà finita e Ryan ed Esposito staranno tornando al distretto»

«Se sono feriti o... peggio, non me lo perdonerò mai Castle, lo capisci che sono i miei migliori amici?!» disse Beckett sul punto di piangere.

«Si che lo capisco, ma se succedesse qualcosa a te, nessuno di noi se lo perdonerebbe mai, io per primo. E ora dammi quelle chiavi» rispose Castle, avvicinandosi velocemente alla donna ed infilando la mano nella tasca posteriore dei jeans di Beckett, la quale rimase stupita dal gesto dell'uomo e non reagì.

Rich aprì la porta e spinse la detective nell'appartamento, poi chiuse la porta a chiave e si voltò. Lei era talmente furiosa che delle lacrime scivolarono sulle candide guance.

«Beckett, mi di...» iniziò Castle.

«Non farlo Castle, non dire che ti dispiace. E non... non ti avvicinare» rispose Beckett piangendo dalla rabbia.

Lui era assurdo, come aveva potuto. Lui, un uomo qualunque. Anche se dentro di se sapeva che non era un uomo qualunque, non era uno scrittore qualunque, era il Suo scrittore. L'aveva trascinata via, l'aveva obbligata ad abbandonare i suoi amici. E adesso era lì, davanti a lei, che la guardava tristemente ma deciso a non rimpiangere ciò che aveva fatto per proteggerla. Quell'uomo aveva la capacità di farla arrabbiare e di stupirla i una maniera unica, solo lui riusciva a farla sentire così. Non si aspettava di vedere Castle che le faceva da scudo umano. L'aveva colta di sorpresa.

Restarono sul divano in silenzio, a mandarsi occhiatacce.

«Esposito mi ha detto che avrebbe chiamato una volta finito tutto» cominciò lo scrittore.

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