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Sono le tre del pomeriggio e i negozi in centro stanno riaprendo le saracinesche un po' arrugginite dal tempo e dalla pioggia.

Jessica e Gabriele sono arrivati in piazza con qualche minuto di ritardo e premono il citofono di un vecchio edificio. Sembra avere un'aria storica e importante con il suo muro giallognolo tutto scrostato e le sue grandi finestre dal contorno decorato in stile barocco.

《Per fortuna hanno aperto degli uffici qui a Monza, così non dobbiamo per forza andare ogni volta a Milano.》

《Ma come papà? Non ti piaceva così tanto andare a fare shopping in galleria?》gli sorride.

《A te di certo piaceva prendermi in giro.》 borbotta infastidito mentre Jessica sogghigna.

Suo padre detestava andare a far compere.
In più, una delle ultime volte, si erano avvicinati al nuovo negozio di libri vicino al Duomo e si erano accorti troppo tardi che c'era una sua enorme foto in vetrina.

Un gruppo di vecchiette in gita lo avevano riconosciuto e indicato, urlando emozionate. Sembravano delle adolescenti che avevano avvistato il loro gruppo musicale preferito dopo il concerto. Gabriele le aveva definite in maniera molto meno elegante, gli erano parse come galline impazzite davanti all'ultimo chicco di granoturco .

A quanto pare, nella loro casa di riposo,  avevano formato un  gruppo di lettura e adoravano i suoi libri. E lui ovviamente.

Lo avevano bloccato per quasi un'ora continuando ad accarezzargli le braccia e facendo un sacco di selfie da mandare a figli e nipoti. Alcune di loro, per niente tecnologiche, avevano armeggiato tutto il tempo con le loro macchine fotografiche analogiche. Ancora adesso aveva mal di testa al ricordo di tutti quei flash.

Jessica aveva dovuto fare da assistente fotografa per le foto di gruppo e, come ringraziamento, si era sorbita un sacco di simpatici pizzicotti sulle guance.
Insomma, un incubo! Quel pomeriggio erano tornati a casa stanchi e a mani vuote. Non avevano avuto le forze per inoltrarsi in altri negozi.

Con un suono fastidioso si apre il portone e salgono al terzo piano.

Sulla porta c'è una targa familiare, tutta colorata con una scritta argentata: "LA VOCE DEGLI ANGELI".

Come avviene ogni volta, appena fanno il loro ingresso vengono travolti dai ricordi. Padre e figlia si guardano negli occhi per un breve istante prima di avvicinarsi alla reception.

C'è una nuova giovane ragazza dai capelli corvini raccolti in tante treccine che gli chiede gentilmente di cosa abbiano bisogno.
Rispondono che hanno appuntamento  con la responsabile e attendono pazientemente che li annunci mentre controlla l'agenda.

"Potete entrare! Vi sta aspettando nella stanza in fondo a sinistra " li avvisa la ragazza con un sorriso dopo aver agganciato la cornetta.

Ringraziano e si avviano verso il suo ufficio. Prima di poter bussare la porta viene spalancata. Lidia è lì, alta ed elegante come sempre. Li accoglie andandogli incontro e appena li raggiunge li abbraccia con calore.

E' una persona deliziosa con un cuore grandissimo. Nonostante sia impegnata in mille progetti ci tiene a conoscere personalmente tutte le persone che vengono a contatto con la fondazione, comprese le loro famiglie. Le loro strade si erano incrociate un po' di anni prima, durante la malattia della madre, ed erano rimasti in contatto nonostante non ce ne fosse più bisogno.

"Gabriele! Jessica! Che piacere avervi qui. Sono contenta di vedervi dopo tutto questo tempo. " li osserva con aria stanca ma felice.

《Anche noi Lidia.》le dice sincero suo padre mentre le stringe la mano.

《Come stai Jessica cara? È un po' che non ti vedo.》

《Bene, grazie. Sono un po' presa con la scuola ma per il resto tutto ok. Tu come stai? A proposito mi piace il nuovo ufficio, è molto carino. 》

《Ottimo! Oh io bene. Sono sempre presa  e dobbiamo ancora sistemare un sacco di cose ma ce la faremo! Però ora sedetevi, prego. Abbiamo un sacco di cose di cui parlare.》

Jessica si siede sulla poltroncina di velluto rosa tenendo nervosamente il dépliant in mano e appoggiando a terra la borsa. Guarda il panorama fuori dalla finestra e si accorge che si vede vicinissima la punta del Duomo della città che sovrasta tutto e tutti. Che spettacolo!

Viene riportata subito alla realtà dalla voce di suo padre che le chiede di esporre i progressi fatti.

Appoggiando con cura il foglio sul tavolo ricoperto da uno strato di cristallo raddrizza la schiena e  inizia a spiegare quanto fatto nell'ultimo periodo di preparativi. Nella stanza si sente solo la sua voce interrotta saltuariamente da quella di suo padre che specifica alcuni dettagli seguiti da lui. Lidia concorda su ogni punto aggiungendo qualche appunto extra sulla lunga lista davanti a lei.

Dopo circa quarantacinque minuti sono arrivate finalmente ad un risultato. 
Hanno concordato tutti i dettagli della serata e, soddisfatta, stampa una copia aggiornata anche per loro.

《Se anche la tua insegnante è d'accordo non abbiamo altro di cui discutere. Per me siamo a posto così, cara. E il volantino è perfetto, è stata molto carina a preoccuparsene.》 le dice Lidia massaggiandosi le tempie concentrata.

《Credo che sarà contenta di ciò che le riporterò. Andrà sicuramente bene.》

《Vedrai sarà bellissimo. Ovviamente ringraziala ancora moltissimo da parte di tutta la fondazione. Non vedo l'ora di stringerle la mano!》

《Sono sicuro che anche lei non vede l'ora di conoscerti.》 aggiunge Gabriele alzandosi dalla sedia.

Jessica lo imita lentamente iniziando a rimettere in borsa tutto il materiale e i promemoria che deve portare a casa.

Vengono accompagnati fino alla reception insieme ad altre chiacchiere più leggere. Con la coda dell'occhio Jessica vede che la ragazza con le treccine li saluta con un cenno mentre viene nuovamente stretta in un abbraccio. Sbircia il suo cartellino e scopre che si chiama Vanessa.

《Mi raccomando ci teniamo in contatto. Per qualunque cosa hai anche il mio cellulare, ok?》le accarezza una guancia.

《Certo! Ci sentiamo presto.》

《A presto Lidia. È stato un piacere come sempre.》

Quando finalmente si chiudono le porte dell'ascensore Jessica si accorge di aver trattenuto il fiato fino ad allora. Si lascia andare a un profondo sospiro e, una volta in strada, riprende a respirare normalmente.

Mentre evita un signore che le vuole rifilare delle rose controlla il telefono e trova qualche messaggio di Deb. Non se ne preoccupa, tanto ci sarà tempo più tardi per darle tutti i dettagli sulla sua scomparsa pomeridiana.

Ti amo fino a quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora