CAPITOLO I

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«Grazie di tutto, buon lavoro» biascica scendendo dal taxi e chiudendosi la portiera alle spalle. È quasi mezzanotte. Il traffico di Roma è davvero una merda: c'è voluta quasi mezzora per arrivare in Hotel ed ora l'unica cosa a cui riesce a pensare è farsi una doccia per togliersi via di dosso la stanchezza della giornata.

L'hall dell'Hotel è spaziosa e vuota, alla reception la ragazza gli lancia una rapida occhiata stupita ma non proferisce parola. "Ovviamente" pensa mentre spinge il pulsante per chiamare l'ascensore e salire al terzo piano, raggiungendo così la stanza 333 dove alloggia da qualche giorno ormai. È strano come la vita cambi in un lampo, un battito di ciglia, un millisecondo. Ultimamente si sente sempre come nell'occhio di un ciclone, come se la sua vita stesse correndo troppo veloce e lui non riuscisse stare al passo. Niente è più come prima, nulla più è la stessa cosa. È tutto sottosopra.

Entrato in stanza getta immediatamente lo zainetto sulla poltrona all'angolo e si dirige in doccia, sperando di trovare sollievo nell'acqua calda sul suo corpo, sulla sua schiena. In tre secondi i vestiti sono sul pavimento ed il gettito d'acqua scorre copioso bagnandogli i capelli mori. Chiude gli occhi lasciando andare via i cattivi pensieri e lo stress. Forse sarebbe stato più facile non rischiare, restarsene a casa e coltivare la sua passione senza mettersi in gioco o forse semplicemente, come ogni cosa, tutto ha un prezzo. Il talento ha un prezzo. La fama ha un prezzo. Questo era il suo sogno ed ora che lo sta realizzando si sente come se non avesse più l controllo di quello che sta facendo. Ogni attimo della sua vita è deciso da qualcun altro, la gente non fa altro che fermarlo e chiedergli un autografo o una foto, interviste una dopo l'altra ma quello che più lo mette a disagio è il clima di euforia generale che lo circonda. Tutti si aspettano qualcosa da lui, tutti vogliono di più. È passata solo una settimana da quando è uscito vittorioso dal programma televisivo Amici, su canale cinque e già le pressioni si fanno sentire. Il suo singolo sta andando bene in radio ma la casa discografica spinge per promuovere il suo EP, chiedendo anche nuove tracce per farne uscire uno completo.

Esce dalla doccia, agguantando un asciugamano da legarsi in vita e rimanhoe per qualche istante a fissarsi nello specchio appannato dal vapore dell'acqua calda che fino ad un attimo fa scorreva lungo la sua schiena nuda. Gli occhi sono stanchi per la mancanza di sonno e la barba è cresciuta un po' troppo. "Meglio tagliarla" pensa agguantando il beauty che aveva appoggiato qualche giorno fa sulla mensola del bagno. Mentre rovista alla ricerca del rasoio nota la matita nera per gli occhi. Sorride d'istinto e la prende tra le mani. Effettivamente è un po' che non la mette e sa anche il perché anche se cerca di non pensarci troppo. È sempre stato bravo a cacciare in gola le emozioni, alzare un muro per proteggersi dal dolore ma ultimamente gli risulta difficile. Alza lo sguardo incrociando i suoi occhi nello specchio e smette di sorridere. È stanco. Al diavolo la barba, al diavolo tutto. Va in camera, si getta nel letto abbracciando il cuscino bianco di piume e sperando di dormire il prima possibile. Chiude gli occhi e inala il profumo delle lenzuola pulite, ormai famigliare. Questo hotel è decisamente migliore di quello precedente, se non altro il letto è più comodo. Fa caldo, caldissimo. Meglio mettersi qualcosa addosso ed accendere l'aria condizionata. Si alza dal letto controvoglia e indossa una t-shirt nera ed un paio di shorts, entrambi usati come pigiama da molto tempo. La maglietta era una di quelle che metteva sempre in casetta: quanti ricordi. Gli sembra passato un secolo eppure sono solo pochi giorni in fine dei conti. Nelle interviste gli chiedono spesso cosa gli manca di più del programma e sinceramente fatica sempre a trovare una risposta che possa racchiudere in poche parole quello che sente quando ripensa a quei momenti. Le persone, il clima, l'aria che si respirava in casetta, le risate e anche i litigi: tutto ha lasciato un segno indelebile dentro di lui e lo ha aiutato molto a cambiare, a cercare di aprirsi di più alle emozioni. Emozioni, quella cosa che se non controlli ti uccide. Quella cosa che cerca sempre di evitare.
Pervaso da una fortissima nostalgia prende il cellulare dallo zainetto. Sta per fare una chiamata ma poi si ricorda dell'orario e si ricorda che cosa è meglio per lui, cosa si è autoimposto e lo spegne con il volto crucciato. Si porta le mani tra i capelli mori, scostandosi il ciuffo dal viso e sospira: svanirà mai il macigno che sente nel petto? Odia sentirsi così. Vorrebbe davvero che le cose fossero più facili, che bastasse solo ammettere con se stesso determinate cose ma non è così. Il vortice che è ormai la sua vita è tutto fuorché semplice. Lui non è mai stato una persona semplice.
«Fanculo» biascica gettando il cellulare sul comodino e usando il telecomando per impostare l'aria condizionata ad un valore accettabile. Domani mattina deve presenziare ad un altro evento, questa volta a differenza di quello di oggi però dovrebbe essere più breve, o almeno lo spera vivamente, visto che all'una deve essere in radio per fare un'intervista e considerando il traffico terribile che pervade le strade di Roma, vorrebbe avere tempo di pranzare anche se crede che sarà difficile. Ultimamente cena e pranza al volo sempre, la stanchezza lo logora ed i pensieri non aiutano. Deve riposare assolutamente. Si stende sul letto, guarda il soffitto per un secondo e ripensa a qualche mese fa, a come tutto era apparentemente più semplice. Ripensa per attimo a lei, alle sue risate, ai suoi modi giocosi e alle sue insicurezze, poi si ricorda nuovamente che sarebbe tutto un fottutissimo errore e chiude gli occhi.

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora