22. Am I Crazy?

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Eppure sembrava così reale. Quando le nostre labbra si staccarono le une dalle altre, quando mi accorsi del mio errore dovuto all'alcol, rimango paralizzata. Come sospesa per aria e in un attimo dopo gettata in terra. Vedo gli occhi di Ethan spalancati e ancora incantati. Non so cosa passava nella sua testa in quel momento, in fondo non so nemmeno quello che sta passando nella mia adesso. Mi sento fuori di me. Questa non sono io. Sto impazzendo, la testa mi sta scoppiando.
Cerco a mio modo di scusarmi e di spiegare la situazione.

- Ahh, perdonami. Non volevo.
- Sono troppo ubriaca, non voglio fare delle cose delle quali dovrò pentirmi. Ti prego va via.

Lo prego in lacrime allontanandomi da lui.
Ethan era senza parole. Ancora non credeva a quello che era successo. Quel ragazzo, dai lunghi e lisci capelli scuri. Dal carattere molto introverso adesso era perso. Perso tra i mille pensieri che gli ruotavano in testa. Perso tra le mie lacrime che baciandolo si erano fermate dallo scorrere sul mio viso.

Mi siedo sul letto e abbasso il mio sguardo per non incrociare il suo ancora con il cuore a mille.

- Ethan, ti prego. Non vedi quello che ho combinato? Così faccio del male sia a me che a Dam.
Mi copro il volto con le mani ancora ferite. Ferite come il mio cuore, ormai malato, bucato e inutile.
Perché infondo si sa... Un cuore bucato pesa la metà.
Ethan mi poggia una mano sulla spalla.
Si inginocchia per arrivare alla mia stessa altezza.
Sospira.
- Ti prego Ethan, stammi lontano.
Ethan: - No, non ti lascio sola.
Mi rassicura con voce ferma e chiara che quasi non sembrava lui.
A queste parole tolgo le mie mani dal volto e fisso Ethan.
- Perché, fai così? Lasciami sola, sola come merito di stare.
Ethan: - So come stai, lasciati aiutare. In queste condizioni non puoi combinare di certo qualcosa di buono.

- Ethan.
Sospiro anch'io.

Rialzo lo sguardo andando ad incrociare il suo ancora perso e ipnotizzato dal mio gesto.
Rimango quasi sospesa nel chiamarlo, non so nemmeno perché lo stessi chiamando.

Ethan: - So che non volevi baciarmi.

- Ti prego non dirlo a Damiano, già la mia
esistenza gli sta causando tanta sofferenza, non voglio soffra ancora di più.

Ethan: - È stato un errore, non lo dirò a Damiano, adesso stai tranquilla.

Il mio respiro però non si arresta ancora. È come se avessi il cuore in gola. Come se avessi corso per chilometri e chilometri. Ma ero lì, ferma. Seduta sul mio vecchio letto.

- Scusami Ethan. Non volevo cacciarti in questa situazione. Ho un mucchio di problemi. Io stessa sono uno dei miei infiniti problemi.

Inginocchiato lui mi ascoltava con un espressione di compassione. Come se sapesse davvero quello che stessi provando. Come se gli importasse davvero qualcosa di me.

Purtroppo non smettevo di piangere e di urlare tutto quello che pensavo e che ruotava nella mia mente annebbiata da quel fottuto alcol.

- Ti giuro Ethan, mi odio. Si lo so forse ti sembrerò pazza. Anzi sicuramente lo sarò, ma non posso che ripetermi queste parole.

I suoi occhi si fanno tutt'ad un tratto cupi e preoccupati. Mi afferra il braccio.

Ethan: - Non dirlo mai più. Mi hai capito?

I miei occhi rimangono spalancati. Cosa stava accadendo precisamente?
Perché Ethan si stava comportando così?

Guardo il braccio che Ethan stava stringendo e che subito dopo lascia, rendendosi conto di starlo a stringere troppo.

Ethan: - Non voglio che tu dica queste cose. Sai, anche per me sei una persona speciale e per questo non voglio soffra pensando a queste stupidaggini.

E ci risiamo...
Sono più confusa di prima. Damiano, Alessio e adesso pure Ethan. A questo punto, avanti il prossimo? (Scherzo per non piangere che è meglio).

Senza pensare a nulla abbraccio Ethan.
Lui inginocchiato, io seduta sul letto. Mi accarezza i capelli, che sanno di rose.

Sento una sensazione di leggerezza. Come se ad ogni secondo che avanza perdessi un piccolo pezzo di me. Come se iniziassi a volare. A volare libera, libera come una farfalla. Che esseri affascinanti le farfalle. Da bruchi, esseri incapaci di sprigionarsi nell'aria e splendere nella luce del sole, si trasformano in esseri magici. Con le loro ali leggere e colorate che danno una sensazione di quiete e libertà, possono arrivare fino al cielo toccandolo.

Sento mancare il fiato. I miei riflessi iniziano a rallentare. Mi si offusca la vista. Incomincio a sentire una sensazione strana al viso, come un formicolio. Il mio respiro riprende a correre, sempre di più.

E all' improvviso nero. Mi ritrovo stesa nel letto, con le coperte rimboccate. Ma non era il mio letto. Aspetta ma mi trovo in ospedale?
Cosa sarà successo?
Lentamente inizio a vedere una figura.
- Chi sei? Chi sei tu stavolta? Un' illusione?
Penso nella mia mente, mentre cerco di capire chi fosse lì al mio fianco.

Torna a casa || Damiano David Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora