▫️Camilla - Chi lo avrebbe mai detto?

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🗓Giovedì 12 settembre

Max continua a guardarmi per qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo e guardare in alto, verso un terrazzo del primo piano da cui è provenuto un rumore, probabilmente per non creare troppo imbarazzo tra me e lui. Anche io mi accorgo del rumore, ma solo dopo che lui guarda in quella direzione, altrimenti non me ne sarei minimamente interessata.
Prendo in mano il telefono d'istinto, come per sfuggire al destino inevitabile, ma poi, dopo aver visto di non avere nessuna notifica, mi rendo conto che non c'è scampo.

Non puoi più scappare, Millie.

Guardo di nuovo verso Massimiliano, e come vedo avvicinare lui, vedo avvicinarsi anche la conversazione imbarazzante che stavo evitando da due giorni.

Noto che lui mi sta già salutando, nonostante ci sia ancora qualche metro che ci separa, e mi fa un cenno con la testa sorridendomi.

Il suo solito sorriso. Non renderà le cose facili.

So che devo chiuderci, ma non c'è niente da chiudere in realtà. Sarà strano...

Ricambio il sorriso, e timidamente metto le braccia conserte e strette davanti a me.
Una volta resa conto del gesto impacciato, però, le sciolgo velocemente e porto una mano vicino al viso, e con le dita mi gratto al lato della bocca, nonostante non mi pizzichi niente.

Sono nervosa, e lo sto facendo notare. Basta. Tranquilla.

"Qual buon vento...", dice lui in tono scherzoso mentre continua ad avvicinarsi.

"Ehi", replico semplicemente io.

"Allora... Abiti anche tu qua?", mi domanda.

"Già. Anche te, vedo...", rispondo io lasciando la frase in sospeso, con la speranza che da solo prenda l'iniziativa per spiegarmi il motivo.

"Sì, è stata una cosa decisa all'ultimo, due settimane fa", spiega Max mentre prende le chiavi dalla tasca della tuta.

Ha un borsone da palestra su una spalla, sembra pesante, ma non lo tiene a fatica. Comunque improvvisamente mi ricordo che quest'estate mi disse di giocare a calcio. Probabilmente è appena tornato dagli allenamenti.

"Ah, ma per l'Università?", chiedo io curiosa.

"No, per il calcio in realtà", risponde lui prendendo il mazzo dal portachiavi con l'indice, e portando la mano giù lungo il fianco, come se avesse deciso di non aprire più il portone.

Infatti vedo che si gira verso di me che ero spostata su un lato dell'entrata, per lasciare libero il passaggio, e si avvicina di un passo.

"Giusto. Giochi a calcio... Ora ricordo"

Lui abbassa la testa e fa un sorrisetto compiaciuto, ma in un gesto che risulta quasi imbarazzato. Anche a me viene da sorridergli, in memoria delle nostre vecchie conversazioni.

"Tu inizi ora l'Università, giusto?"

"Sì, primo anno. Te al terzo?"

"Sì. Vedo che ti ricordi tutto"

Mi scappa una risata che nascondo in uno sbuffo, e giro la testa di lato spostandomi i capelli dietro l'orecchio. Noto che lui strizza gli occhi e continua a guardarmi sorridendo, in attesa della mia risposta.

"Ho una buona memoria"

"Vedo, vedo. Sì comunque non era previsto che venissi qua ai tempi, altrimenti te lo avrei detto subito"

"Capisco. Non mi devi spiegare niente. Anzi, semmai sono io che...", inizio la frase sapendo che sarei andata a finire in un discorso confusionario e impacciato nel tentativo di scusarmi, ma Max mi interrompe:

Appartamento 31Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora