Capitolo unico

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Lo scintillio del sole attraversava le fronde degli alberi rischiarando il viale alberato del parco, dove i bambini e le famiglie erano solite ad intrattenersi nei pomeriggi dopo la scuola.
Al centro del parco si trovava l'area giochi, corredata da scivoli più o meno alti, altalene adatte a tutte le età e anche  un castello in plastica, dove le bambine si divertivano a giocare alle principesse e i maschietti affrontavano duelli immaginari contro draghi malvagi.
Ma non a tutti i bambini piaceva giocare in quella maniera, c'era chi l'avventura la voleva vivere appieno e senza inutili giocattoli.
I singhiozzi attirarono l'attenzione di un bambino dai capelli dorati mentre raccoglieva il pallone che era finito al di là della siepe.
Spostò con la mano la vegetazione, attento a non farsi male con i rami, e la vide: una bambina della sua età più o meno, seduta a terra con la testa nera affondata tra le ginocchia.
"Ehi!" Richiamò la sua attenzione avvicinandosi a lei con in mano il pallone bianco sporco di terra, appena recuperato.
"Vattene via!" Disse lei tirando su con il naso il moccio che le stava uscendo dalle narici.
"Perché piangi?" Chiese ignorando la sua specifica richiesta, e fu allora che la bimbetta alzò lo sguardo verso quel ragazzino che le stava difronte e che non aveva alcuna intenzione di eseguire l'ordine appena impartito.
"Mi sono fatta male" Triò su la gonna rossa fino a scoprire il ginocchio sbucciato e leggermente sanguinante.
Il bambino non si scompose minimamente alla vista della tumefazione, anzi, prese un cerotto dalla tasca anteriore dei pantaloni blu e lo applicò con estrema cura sulla ferita.
"Com'è successo?" Le domandò sedendosi in ginocchio.
"Volevo aiutare un gatto nero che si è arrampicato su quel ramo" Indicò con l'indice l'esatta posizione proprio sopra la sua testa "... Però quando sono salita , lui è saltato e io ho perso l'equilibrio, cadendo." Spiegò dettagliatamente con gli occhi velati di lacrime.
Il biondo sogghignò.
"Non è divertente!" Protestò lei alzando leggermente la voce, indurendo poi lo sguardo.
"Si invece... Tutti sanno che bisogna stare lontani dai gatti neri, portano sfortuna."
La bambina stava per ribadire qualcosa, quando vide sulla punta dei capelli biondi una coccinella posarsi ed avanzare lentamente sui fili dorati.
La corvina la raccolse con un ditino.
"Tu invece porti fortuna, vero?"
"Così dicono..." Il bambino fece per continuare a parlare quando una signora elegante e fine comparve oltre la siepe.
"Adrien... Sei qui!"
La bambina poso' il suo sguardo attonito su quella donna.
"Si, mamma. Ho aiutato questa bambina" Rispose alzandosi, togliendosi dalle ginocchia erba e terra.
"Ti sei persa, tesoro? Vuoi che ti aiuti a cercare la mamma? Come ti chiami?" La sua voce era paragonabile a quella di un angelo, e la bambina spalancò involontariamente la bocca.
Si triò su in piedi barcollando leggermente, anche il suo vestito era grazioso, seppur sgualcito un po'.
La bambina negò con il capo lentamente.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" Scherzò ovviamente Adrien.
"Sei molto bella, signora. Mi chiamo Marinette, ho cinque anni e da grande sarò la fata del cucito."
"Uh! Hai la stessa età del mio Adrien." Poi sogghignò portandosi l'indice all'altezza della bocca "Ti auguro di riuscire a realizzare il tuo desiderio, tesoro" Le accarezzò amorevolmente la testolina nera.
"Marinette! Marinette!"
Vennero interrotti da una voce in lontananza che chiamava la bambina.
"Sono qui, mamma!" Rispose Marinette uscendo dal suo nascondiglio.
La piccola donna cinese la raggiunse dopo un paio di ampie falcate.
"Ti ho cercata dappertutto, dico, ma sei matta a nasconderti?" Poi lo sguardo si posò sul vestito nuovo, sgualcito e sul ginocchio sbucciato con il cerotto applicato "... Ma che hai fatto?" Le domandò.
"Mi sono nascosta per evitare che mi sgridassi, ogni volta mi faccio male..."
"E' stato un gatto nero, lo voleva aiutare." Intervenne innocentemente Adrien prendendo la mano della madre.
Sabine sospirò "Marinette, quante volte ti ho detto di lasciare perdere i gatti?"
"Pensavo fosse in pericolo" Marinette triò fuori il labbro inferiore dispiaciuta.
"La prossima volta lascialo dov'è, loro se la sanno cavare."
"Sua figlia e' molto generosa, lo sa, signora? Dovrebbe essere fiera di lei"
"Adrien, non metterti in mezzo!" Lo rimbeccò sua madre "... Perdoni l'insolenza di mio figlio, signora. Ora ce ne andiamo" continuo Emilie affranta.
"Non si preoccupi signora, è un bambino." Sabine gli sorrise e gli accarezzò la testa rivolgendosi a lui "... Grazie per aver aiutato Marinette." Intuì che il cerotto fosse opera sua, anche perché in mano teneva ancora l'involucro di quel dispositivo medico.
"Ho fatto il mio dovere!" Si pavoneggiò il biondo facendo scoppiare a ridere le due donne.

"Ora dobbiamo veramente andare, papà si starà chiedendo dove siamo" Disse Sabine prendendo Marinette per la mano "... E grazie ancora per il vostro aiuto" Fecero per allontanarsi quando Marinette corse verso Adrien.
"Aspetta!" Gli urlò tendendo il braccio in avanti come a raggiungerlo.
Ma nel tentativo di arrivare il prima possibile, Marinette non fece caso al sasso bianco ben conficcato nel terreno che per poco non la causò una rovinosa caduta.
Per sua fortuna, Adrien la evitò.
"Di questo passo, ti farai male sul serio, Marinette"
La bimbetta arrossì vistosamente quando si perse all'interno dei suoi occhi verde smeraldo, così profondi da farle persino dimenticare il perché era tornata indietro da lui.
"S-scusami. Volevo ringra-ziarti per avermi aiutato."
"Non serve" Adrien le diede una mano a sistemarsi, il tutto sotto gli occhi attenti e vigili di Emilie.
Quella era la prima volta che suo figlio interagiva con qualcuno che non fosse Chloe'.
"Ti-ti piacciono i macarons?"
"Non li ho mai mangiati, ma ho sentito dire che sono favolosi"
Marinette aprì la sua borsetta rosa e ne triò fuori uno, schiacciato all'interno della bustina trasparente, e lo offrì ad Adrien, arrossendo vistosamente.
"L'ho fatto oggi con il mio papà, è al frutto della passione... E' il primo che faccio" Marinette non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, che s'incrociarono  solo quando lui con estrema delicatezza accettò quel dono.
"Sarà sicuramente squisito, grazie, Marinette".
Emilie sorrise alla piccola e dopo aver preso la mano di Adrien, si allontanarono.
"Qualcuno ha fatto conquiste oggi."
Adrien si destò quando udì quelle parole "Ma cosa dici, mamma. E' solo un'amica."

Marinette li vede allontanarsi mano nella mano lungo il viale alberato e sorrise.
"Qualcuno qui si è innamorato!" Disse sarcastica Sabine, ricevendo in cambio un'occhiata torva, ma che nascondeva ben altro di molto più profondo e grande.

FINE

Il nostro primo incontroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora