«Na, na... sollevarti...No non tiene» sbotta amareggiato smettendo di strimpellare con la sua chitarra acustica. È una delle sue preferite, quella che fortunata. Non è delle più fermanti che ha, non è la più figa ma è come uno scaccia pensieri potentissimo. Oggi non funziona però. Sono ore che si è autoimposto di dare alla luce qualcosa di passabile. Il testo che aveva buttato giù in auto, che solo ieri gli sembrava quantomeno decente, oggi non fila con nulla. «Manca qualcosa» pensa riprendendo a muovere leggere le sue dita sulle corde, stuzzicandole. «...Se solo sapessi cosa».
In casetta era semplice scrivere e lo era ancora di più comporre. Era sottoposto continuamente a nuovi stimoli, troppe emozioni che gli attraversavano il petto e che necessitavano di uscire in qualche modo. Gli insegnanti di canto erano fantastici: c'erano sempre per lui. «Fai meglio, non perchè devi ma perchè puoi» gli diceva sempre Tatyana la vocalist.
La cura per le cose che tutti mettevano era strabiliante, dal primo all'ultimo. Avrebbe voluto trarre ancora di più da quell'esperienza: nonostante abbia vinto, sente che poteva esserci ancora di più. Deve ancora lavorare tanto, ci sono tantissime cose per cui non è pronto, dalle più stupide alla più importanti ed è strano ammetterlo quando tutti ti hanno ormai idealizzato, creando di te l'immagine del ragazzo perfetto, il prodigio della musica, la rockstar. La paura di deludere qualcuno è dietro l'angolo e ogni tanto fa capolino nella sua testolina, sorride ed esclama: «Ehi non dimenticarmi di me». Con suo padre ieri ha parlato anche di questo. Gli ha detto del concerto all'Olimpico, delle interviste... un pò di tutto insomma e quando al suo «Spero di farcela, di non delude nessuno» suo padre aveva sbottato «Ce la farai. Non preoccuparti, se non altro io sono talmente orgoglioso di te che nulla di quello che tu potrai fare o potrà succedere, potrebbe cambiare le cose. Ti voglio bene Gigi», era quasi crollato.
Muove il piede scalzo sul pavimento a tempo. «E poi è questa...» pensa crucciato incapace di trovare una soluzione al suo problema. Sembra che testo e musica stiano andando in due direzioni opposte, un pò come la sua testa ed il suo cuore in questo momento, da otto mesi per essere più precisi. «Non è possibile santo Dio» esclama adagiando la chitarra sul letto e alzandosi di getto. Indossa ancora la camicia che aveva ieri, quella bianca di simil seta, forse un pò trasparente. Ieri notte era troppo stanco per mettersi il pigiama e si era addormentato con immediatamente non appena aveva toccato il letto con l'intenzione di "riposarsi solo un secondo".
Il cellulare suona e sa benissimo chi è.
«Dimmi» dice agguantandolo dalla scrivania e rispondendo.
«Sei pronto».
«Dammi un attimo... perchè che ore sono?» .
«Le dieci ormai. Cosa stai combinando?»esclama la manager visibilmente sul piede di guerra.
«Stavo provando a comporre qualcosa» si giustifica sperando che non passi come una scusa agli occhi di lei. «Sul serio» aggiunge dopo un secondo.
«Ti aspetto giù, muoviti».
Si guarda intorno perplesso, poi si decide a darsi una mossa. Corre verso la valigia, che ancora non ha disfatto, come se farlo significasse restare lì. È perfettamente consapevole che la musica lo terrà lontano da casa spesso ma saperlo è diverso che accettarlo. Disfare quella valigia lo renderebbe troppo reale. Rivista alla ricerca di qualcosa di più decente. "No... no... già messo ... no...". Continua così fino a che non scorge una t-shirt nera dei Nirvana e un paio di pantaloni in pelle over ma non troppo. Sperando di non dover soffrire troppo il caldo si veste alla rinfusa. Passandosi la mano tra i capelli ravvisa la necessità di uno shampoo ma è davvero troppo tardi. «Muoviti»dice a se stesso mentre esce dalla camera sperando di avere ancora tutto quello che gli occorre nel suo zainetto....
«Finalmente. Hai idea di che ore sono?!».
«Si, scusami. Lo so. Sono un disastro, mi merito la predica ma non c'è tempo».
«Infatti» sbotta stizzita senza stare al gioco. «Abbiamo appuntamento per le 10:30, tu dimmi come facciamo in quindici minuti ad essere in casa discografica?».
«Teletrasporto. Non è economico però, ti avviso».
«Smettila di fare lo spiritoso. Non è giornata. Esci»....
«Fate portare il contratto per il merchandising» ordina Rossi dall'altro capo del tavolo, alzando la pesante cornetta nera che ha davanti.
«Abbiamo migliorato il trattamento economico del 10%, come da richiesta» aggiunge poi rivolto ai soli presenti, interrompendo la chiamata interna.
Luigi annoiato si rigira la penna tra le mani e getta uno sguardo a Daniela che annuisce. È lei che si occupa di tutti questi dettagli, se lei ritiene che l'offerta sia consona allora per lui va bene.
Un ragazzo, palesemente uno stagista alle prime armi a giudicare dalla sua impacciataggine, fa il suo ingresso nella sua camicia azzurro chiaro. «Ecco qua. Serve altro?» .
«Un caffè magari. Quanti?».
Daniela annuisce mentre Luigi scuote la testa «Sono apposto grazie».
«Bene allora portaci due caffè» ordina con un sorriso di cortesia sul volto per poi tornare a concentrarsi sul cantante e la manager. «È un'ottima opportunità quella del 15 a Milano».
"Cosa?". Luigi perplesso guarda Daniela che con assoluta tranquillità, probabilmente pur sentendosi gli occhi di lui addosso, decide di non voltarsi nella sua direzione. «Sono d'accordo» ribatte a Rossi.
«Cosa succede a Milano il 15? Cosa mi sono perso?" chiede quindi scocciato, annusando un ulteriore impegno per lui in agenda.
«Non te ne ho parlato, scusami. È un concerto promosso da Radio Italia. Ci saranno molti altri artisti. Sarà un grande evento». "Non c'era già abbastanza carne al fuoco, serviva anche questo?".
Lievemente scocciato si allunga e prende il foglio del contratto dal centro del tavolo.
«Ho bisogno di una sigaretta» sentenzia dopo aver firmato.
«Non puoi aspettare qualche minuto?». Il tono di Daniela è un ordine nascosto da un consiglio. Lui la guarda e scuote la testa. "Ne ho abbastanza". Mentre si alza e si avvia verso la porta sente i suoi occhi e quelli di Rossi sulla schiena. «A dopo» esclama senza voltarsi. Prende l'iqos dalla tasta dello zainetto mentre attende l'ascensore poi indispettito da tutto il tempo che ci sta impiegando opta per le scale. Ha bisogno di una boccata d'aria. È tutto così asfissiante.
Dopo due rampe si ritrova nell'ingresso e fila diretto verso le porte scorrevoli in vetro che danno sulla strada. "Ok, così va meglio" pensa sentendo il viso colpito da una ventata di aria relativamente fresca. Dopo un paio di tiri già si sente più sereno, fa per voltarsi e rientrare quando sente un rumore sordo di portiera che sbatte a pochi metri da lui. Scatta alzando lo sguardo in quella direzione e se la trova davanti.Sono molto contenta che vi stia piacendo! Domani un nuovo capitolo. Chi sarà il protagonista dell'incontro fortuito con Luigino?💕
-Eli
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IL MIO SBAGLIO SULLE OSSA
FanfictieE se tutto non fosse così complicato come sembra? "Con fare deciso entra in stanza lasciandolo sull'uscio. «Che fai, hai intenzione di restartene lì a fissarmi allungo?». «Perché, cos'altro vorresti che facessi?» ammicca serio chiudendo la porta ma...