Eros

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"Non c’è nulla come una sfida       che faccia uscire ció che di meglio  c'é in un uomo"

Sean Connery

La ragazza con le labbra più seducenti che io avessi mai visto era davanti a me, i capelli neri legati e le sue guance arrossate le davano un aspetto ammaliante; stamattina mi aveva notato, e io avevo notato lei.

-Scusa, credevo ci fossero i signori Dubois, tu chi sei?- le parole le uscirono tanto veloci da spiazzarmi non riuscendo a rispondere immediatamente, venni poi superato da Meredith Dubois che l'accolse in un abbraccio affettuoso e la invito in casa con la scusa di assaggiare i biscotti appena sfornati.

 Io non mi spostati minimamente dalla porta, il mio corpo alto e muscoloso impedì la ragazza di superare l'entrata, Meredith mi osservo tagliente; quella donna tanto dolce, sapeva come intimorire anche uno come me: attraverso gli occhi.

-Eros, vuoi farci entrare o dobbiamo rimanere qui fino a quando il sole tramonterà?- mi allontanai lentamente, tolsi lo sguardo dalla sua figura solo quando superandomi il suo profumo pungente mi invogliò a chiedere gli occhi; sapeva di sudore e vaniglia.

Ci accomodammo tutti in soggiorno, quella casa era circondata da cimeli di famiglia antichi, di un valore inestimabile, poiché personale; si sedette duella poltroncina accanto al signore Dubois che stava già gustando un biscotto al cocco.

Quella casa sembrava a me molto calda, intima, amorevole.

Avevo fatto bene a chiamare loro alla mia partenza, mi hanno visto crescere e ci tengono a me; erano amici di mamma, e alla sua morte sono venuti addirittura in America per assistere al loro funerale.

Lei sarebbe felice di vedermi qua.

Restai in silenzio per la maggior parte della loro conversazione, di soppiatto osservavo lei e come i suoi capelli lucidi dondolavano ad ogni risata, come le fossette le si creavano sul volto ad ogni sua battuta.

 Credo che lei abbia la mia stessa età, anche se sembra proprio una bambina curiosa.

-Camille, perché sei venuta qui da noi? non che ci dispiaccia, ci mancherebbe!- finalmente venni a conoscenza del suo nome.

-In realtà stavo correndo, poi mi sono accorta che avete parcheggiato una roulotte in giardino e mi chiedevo quale fosse il motivo, ovviamente mi avrebbe fatto piacere vedervi e quindi...- incontrai finalmente i suo sguardo, come se già sapesse che la roulotte è appunto la mia.

-E quindi sei venuta a curiosare- la interruppi.

Lei piegò il volto e si mise a ridere imbarazzata, ma quando si accorse di quanto fossi serio smise.

-Non ti preoccupare Camille, Eros scherza sempre- Meredith corse ai ripari, si aspettava ovviamente un'accondiscendenza da parte mia, ma rimasi serio e come per iniziare una sfida appoggiai svogliatamente allo schienale della poltrona e aspettai una sua reazione.

-Non credevo di averti disturbato- disse guardandomi negli occhi, e sorridendo in modo innocente.

-Non mi hai disturbato, la roulotte è mia- spiegai chiudendomi le braccia sul petto.

-Non sei di qui vero?-

Gli risposi con una risata accennata e lei spazientita alzò gli occhi al cielo e mise in bocca un biscotto caldo.

-Non sono di qui, Patrick e Meredith mi ospiteranno per un po'-  lei annuì e mi squadrò della testa ai piedi, mi sentì leggermente a disagio; mai nessuno mi aveva fatto questo effetto.

La guardia doveva comunque rimanere alta, così decisi di alzarmi e trovare la prima scusa credibile del mio repertorio per andare via da quella situazione stressante; stavamo parlando fin troppo di me.

-Scusatemi ma vorrei andare a fare un giro prima che cali il buio, ci vediamo Camille- scandì particolarmente questa ultima parola.

-Oh, Camille perché non lo accompagni te? potreste conoscervi meglio!- Sicuramente Meredith voleva trovarmi compagnia per il resto della mia permanenza, ma io sapevo stare da solo; per di più lei era troppo curiosa per i miei gusti.

-Sono sicuro che abbia da fare..- risposi inviandomi nel corridoio.

-In realtà no- rimasi quindi fermo alle sue parole fino a quando la senti arrivare di spalle e aprire la porta di fianco a me.

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