CAPITOLO XLIV

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Carola

18 ore prima

Sono le cinque del mattino. L'aria è fresca e la città è pressoché deserta. Dalle Boulangeries si irradia in strada un profumo di pane appena sfornato e di dolci, mentre la città prende vita poco a poco. È il suo momento preferito della giornata questo, quando cammina per le strade della sua Parigi per andare alle prove. Niente traffico, pochi rumori. È insolitamente silenziosa. A tracolla tiene stretto il borsone da palestra e nella mano destra le punte, ormai usurate. Tornare qua è stato per lei come riprendere a respirare, tornare a vivere. È felice, sorride spesso e prende la vita con leggerezza, planando "sulle cose dall'alto", senza " macigni sul cuore", come diceva Italo Calvino. Ci sono stati giorni brutti, ci è voluto tempo per metabolizzare che era arrivato il momento di andare avanti una volta per tutte e poi un giorno, ritrovandosi dopo così tanto tempo a Parigi, si era sentita di nuovo forte, in grado di affrontare qualsiasi cosa. Aveva lasciato tutto alle spalle, brutti pensieri, rancori e pianti, e si era dedicata a se stessa, perché la vita è una e non va sprecata. In questo mese è cresciuta Carola, tanto quanto solo le delusioni possono fare. È decisa, determinata e si sente che niente la può scalfire: la corazza che ha eretto è forte, non teme niente.
Getta uno sguardo veloce all'ora indicata nel display del suo Apple Watch, sempre al suo polso. "È tardi" pensa velocizzandosi.
In fondo alla strada gira e destra ed eccola subito li all'angolo la palestra dove prova da diverse settimane ormai. Entra e sale le scale diretta al piano superiore, a dove proveniente chiaro il vociare degli altri ballerini della compagnia, che come si stanno già scaldando.
«Eccoti» esclama Marcello intento ad allungare le gambe.
«Ciao» sorride appoggiando il borsone e prendendo posto al suo fianco.
«Come stai dolce Carolina?».
«Benone. Stanca ma bene. Dopodomani c'è la prima, non vedo l'ora» risponde toccando le punte dei piedi con le mani, allungando tutta la schiena.
«Andrà alla grande, ne sono certo. Oggi pomeriggio ti va un giretto in centro? Necessito di fare un po' di shopping. Ho troppe poche cose in stile parigino, mi sento un pesce fuor d'acqua».
Carola ride: «Si, come no. È solo una scusa per spendere e comprarti dei nuovi vestiti».
«Potrebbe...» scherza lui continuando con il riscaldamento. «Ad ogni modo, ci sei o no?».
«No, mi dispiace. Oggi pomeriggio arriva Giovanni».
Marcello sorride ammiccando: «Come non detto». Un po' in imbarazzo Carola gli fa una smorfia e torna a concentrarsi sui suoi movimenti.

...

Sono quasi le quattro del pomeriggio quando Carola arriva in aeroporto e si posiziona paziente nella zona degli arrivi. Mancano pochi minuti e lo rivedrà dopo diverse settimane. Gli mancano i loro pomeriggi insieme, le uscite serali al cinema guardando film demenziali, le corse al parco, le risate insieme e le prese in giro reciproche. Non c'è stato giorno in cui Giovanni non le abbia fatto sentire la sua vicinanza, a dispetto di tutto, anche della lontananza. Subito dopo l'incontro fortuito con la ragazza di Luigi, che Carola aveva soprannominato simpaticamente "la tipa tonta in accappatoio", si era chiusa un po' in se stessa e aveva cercato di allontanare Giovanni ma lui non ne aveva voluto sapere. Aveva avuto pazienza e aveva persino asciugato le sue lacrime quando in certi momenti tutto era così buio da non farla respirare.
Carola si sporge dalla sedia notando diverse persone passarle vicino. "Forse c'è anche lui tra questi passeggeri" pensa ed eccolo la, nella sua camicia a mezze maniche azzurra, gli shorts beige e le sneakers bianche, con il suo trolley ed un borsone a tracolla. Carola gli corre incontro sorridendo e sprizzando gioia da tutti i pori.
«Hei» sussurra lui stringendola forte. «Mi sei mancata».
«Anche tu» borbotta Carola di rimando, lasciandosi cullare da quell'abbraccio rassicurante. Appoggia la testa al suo petto e sente il suo cuore battere forte, a ritmo con il suo respiro caldo.
«Sono contenta che tu sia qui» aggiunge.
«Io non vorrei essere altrove».
Lei si scosta, incrociando il suo sguardo profondo. «Stasera ti porto nel mio ristorante preferito».
«Non vedo l'ora» sorride lui.

...

«Hai buon gusto piccola Carola» esclama tenendole aperta la porta per permetterle di uscire da ristorante dove hanno cenato.
«Ovviamente. Mi stupisco che tu dubitassi del contrario» ribatté lei altezzosa, ondeggiando sui tacchi alti.
«Che scema che sei» sussurra scuotendo la testa.
«Mai quanto te».
«Allora, che facciamo? Mi porti a spasso per Parigi?» chiede avvicinandosi e prendendola per mano.
«Dove vorresti andare?».
«Con te? Ovunque» risponde.
Giovanni la stringe a se con la mano libera, facendo toccare i loro corpi e portando i loro visi a pochi centimetri l'uno dall'altro.
«Voglio renderti felice Carola, permettimelo» sussurra dolcemente. Lei non sa se questa sia la cosa giusta, sa solo che lui nell'ultimo periodo è stato la sua ancora: deciso, sicuro, mai scostante e sempre presente. Non ha mai dubitato un solo giorno che lui a lei ci tenga e per quanto possa sembrare banale per lei in questo momento è tutto. Carola avvicina piano la bocca cercando quella di Giovanni e fa toccare le loro labbra delicatamente.
«Permesso concesso» sussurra. Lui sorride e la bacia. È un bacio caldo, dolce e calmo quello che si scambiano. Non le fa tremare le ginocchia ma forse è meglio così, meglio avere stabilità che stare sulle montagne russe continuamente. È ora di andare avanti, lasciarsi alle spalle tutto quanto.

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora