Quando aprii gli occhi, preferii restare qualche secondo immobile. Mi voltai con cautela da un lato, come se d'un tratto tutto potesse sparire come in un sogno. Mi voltai e accanto a me c'era lei. La mia Sanem. Mia moglie. Dormiva, adagiata su un fianco. Le sue mani erano entrambe sotto la sua guancia. Era una delle sue posizioni preferite. Ormai conoscevo ogni sfaccettatura del suo essere. Sembrava una bambina. Non era la prima volta che mi svegliavo accanto a lei. Ma era la prima volta che potevo dire di aver fatto l'amore con mia moglie. Mi sollevai su un gomito e le sfiorai qualche ciocca di capelli. Aveva le sopracciglia inarcate. Probabilmente era stanca. Pensai di preparare la colazione. Ma l'idea di uscire da quel letto e allontanarmi da lei mi metteva i brividi.
Volevo restare lì. Accanto a lei. Così mi presi qualche secondo. Andai in bagno. Lavai i denti. E tornai a letto. L'avrei attesa lì. Continuai a perdermi nel turbinio di quella gioia. Forse avevamo davvero posto una fine alla questione Fattore, non aveva carte da sfoderare ancora. E poi finalmente avevamo ritrovato il fratello di Sanem. E Levon sembrava aver ritrovato la sua vecchia aura docile. E infine c'era il rapporto con mio padre che grazie a Sanem e alla nostra nuova famiglia si stava ricostruendo pian piano. I debiti forse non erano ancora del tutto saldati, ma eravamo soci del ristorante Aydin e i genitori di Sanem sembravano più fieri di quanto avremmo potuto aspettarci. Intriso di orgoglio, scivolai di nuovo in un dolce sonno. Quando mi svegliai Sanem non c'era.
Sobbalzai. "Sanem?"
"sono in bagno!" sussurrò
Le lasciai qualche minuto e poco dopo apparve all'uscio. Sorrise e si lanciò verso me. "buongiorno marito!" gridò, mettendosi a sedere nel bel mezzo del letto.
"buongiorno a te moglie!" dissi, sorridendole.
Aveva i capelli ben ordinati. Non erano più scompigliati.
Allungai una mano e avvolsi una ciocca dei suoi capelli sul mio dito.
"come stai?" chiesi realmente preoccupato. Temevo che fosse troppo stanca. Aspettava un figlio, non era una cosa da sottovalutare e invece...
In quell' istante, sciolse le gambe e si distese accanto a me.
"hai detto che avremmo dovuto godercela a pieno!" sussurrò maliziosa. Non era stanca, o almeno così dedussi.
Era così dolce.
Cercai di accontentarla immediatamente. Anche perché avevo lo stesso bisogno. Mi ersi su di lei, senza aver paura di lasciare che i nostri corpi si sfiorassero ancora. La seconda iniziativa fu sua.
Allungò le mani e attirò le mie labbra sulle sue.
A giudicare dal modo in cui mi baciò, era decisamente sicura della sua scelta. Del suo desiderio.
E me ne compiacqui.
Avevamo condiviso così tante cose.
I nostri corpi avevano un'alchimia disarmante.
Con un dito sfiorai la dolce curva del suo seno, e Sanem rabbrividì.
Sorrisi e provai a spingermi oltre. Le sfiorai il seno con la bocca. Poi con la lingua e a quel punto Sanem provò a supplicarmi.
"Can!"
La sua mano si insinuò al di sotto della mia maglietta, raggiunse la schiena e la sfiorò con prepotenza.
La sua mano e la mia pelle generarono una scintilla.
Provai a raddrizzarmi, le afferrai la biancheria e provai a farla scivolare via lungo le gambe.
E capii che effettivamente non ci sarebbero stati ripensamenti. Ero ad un passo dalla follia dei sensi.
Trattenni il respiro.
Le sue curve. Il colore della sua pelle. E quel profumo...
Mi resi conto che le mie mani stavano tremando!
Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere. Ma come potevo biasimarmi?
Era la prima volta che mi sentivo così attratto. La prima volta che amavo. La desideravo. Volevo morderla. Volevo stringerla.
Volevo sentire le sue labbra graffiarsi con il mio nome. Stavo facendo l'amore, con l'unico amore della mia vita.
Riuscii a liberarmi e senza esitare, provai a suggerirle di divaricare le gambe. Mi girava la testa, sommerso dal piacere intenso. Non potevo resistere ancora. Presi l'iniziativa. E feci ciò che entrambi desideravamo.
Le sue mani presero a sfiorare ogni parte del mio corpo. Il suo calore e il suo tocco erano fuoco ardente per me.
Poi una delle sue mani raggiunse il mio petto e mi sfiorò. Mi resi conto che la mia vita era cambiata.
E Sanem, Bianca e il nostro bambino, erano il dono più grande che avessi mai ricevuto. Mi impegnai a dimostrarle la mia gratitudine.
E mi impegnai a dimostrarle quanto la desideravo.
LEI
Ero sdraiata a pancia in giù, e la mia testa era sul suo petto. "Sanem!"sussurrò.
Forse credeva che stessi dormendo. Feci vagare i miei palmi sul suo petto. "ti amo Can!"
Quelle parole bastarono ad invogliarlo.
Allungò le mani e sfiorò il fondo della mia schiena.
"ti amo Sanem e non hai idea di quanto ti abbia sempre amato!"ammise in preda al piacere.
Me ne stetti immobile, adagiata sul suo petto. "ora sono solo tua!"sussurrai compiaciuta.
Parve spiazzato e animato.
"lo sei sempre stata!" sussurrò.
Tornammo a baciarci, e facemmo ancora l'amore. La nostra favola era appena iniziata.