1- Sei permaloso...

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L'aria fredda pungeva il viso della riccia seduta sulle scalinate di uno dei tanti parchetti del suo quartiere. Era strana quella sera, il silenzio assordante regnava intorno a lei, nella più totale assenza di persone. Di solito quel posto era affollato a quell'ora, di persone che si sballavano, altre che vomitavano, altre ancora a bucarsi, a tirare. Sospirò facendo l'ultimo tiro dalla sua canna, prima di alzarsi e salire sul suo skate, muovendosi leggera e quasi esperta su di esso, che spezzò il silenzio di quella nottata. I suoi pensieri iniziarono a sbatterle in faccia come il vento che tirava ancora più forte sul suo viso, arrosandone il naso, le punte delle orecchie e le guance. Nonostante ciò cercò di scacciarli via, non voleva rovinarsi quella quiete con i suoi stessi problemi, che rimbombavano nella sua testa. Meryl non era una ragazza qualunque, il suo passato spesso bussava alle porte della sua mente cercando di oltrepassarla e reimpossessarsi di ciò che, ormai, non apparteneva a nessuno se non al suo subconscio. Ignara di ciò che sarebbe successo in quei giorni, continuò per la sua via, lasciandosi trasportare dalle proprie spinte, godendosi l'aria gelida, senza stringersi nella sua felpa, le tasche ancora fredde, di nottare insonni vaghegiavano ancora in quel pezzo di stoffa ormai consumato dal tempo, quella felpa aveva alle spalle anni e anni di terrore e felicità, misti a malinconia e sangue. Chi l'avrebbe mai detto che di li a poco, una ragazza come lei, avrebbe trovato un valido motivo per iniziare a respirare felicità? Nessuno, eppure anche lei sentiva che qualcosa stesse cambiando, fuori o dentro di lei, non le interessava, ma era consapevole che stesse arrivando aria nuova da quelle parti.

Arrivò a spingersi oltre Cinisello Balsamo, oltre Monza, arrivando addirittura a Bergamo, nella completa solitudine, con una gamba un po' addolenzita per le spinte date e i trick provati durante il percorso, non si rese conto di essere arrivata in un posto che non aveva mai voluto attraversare. L'aria nostalgica di quel paese le ricordò quanto fosse sola, strade completamente deserte a differenza del suo quartiere, sempre movimentato. Un'altro sospirò fuoriuscì dalle sue labbra, mentre il suo cellurare le vibrava in tasca. Il nome di suo fratello appariva sullo schermo, producendo un suono leggerissimo ma al contempo fastidioso, accettò la chiamata solo per accertarsi di non dover tornare indietro per una delle sue solite stupidaggini "Che c'è?" chiese sedendosi su un muretto poco distante da una scuola, ancora aperta, stranamente pensò "Dove sei?" sbiascicò suo fratello, non di sangue, ma per lei era come una seconda famiglia e non c'erano segreti tra loro, un compagno di avventure senza paranoie. Si erano conosciuti in casa famiglia, entrambi sballotati a destra e sinistra, tra Liguria e Lombardia, come dei pacchi Amazon che non riescono ad arrivare a destinazione, finché non venivano smistati male e andati perduti chissà dove, finendo in un dimenticatoio senza fondo. "Bergamo" rispose non curante, l'amico era urbiaco e non poco, lo percepiva dal chiasso di sottofondo, probabilmente era in garage con altri, lo avevano trasformato in una sottospecie di appartamento, era un posto abbandonato, dormivano su puff e divani. Ma andava bene così, pensavano, era normale, forse. Il biondo dall'altra parte del telefono scoppiò a ridere quasi come fosse pazzo "Ma che minchia ci fai lì?" gridò divertito costringendo Meryl ad allontanare l'aggeggio dal proprio orecchio e nonostante ciò lo senti continuare "Dai torna che è arrivata roba buona" rise ancora facendole accennare un sorriso. Era completamente andato fuori di testa. Chissà quanto alcool aveva in corpo, si interrogò. "Non me ne fotte un cazzo Ale, non mi va" gli rispose riportando il cellulare accanto all'orecchio destro "Tu che non vuoi sballarti? Che scherzo della natura! Che è successo?" cambio tono, da sorpreso, divertito e preoccupato per la ragazza, fin troppo importante, nonostante tutto nessuno dove toccare l'altro, o entrambi partivano in quarta per proteggersi, nessuno dei due sarebbe mai rimasto solo finché c'era l'altro. Ry scosse la testa, non voleva che ad Alessio salisse male la botta di qualsiasi cosa vagasse all'interno del suo corpo, che potesse anche solo avere una piccola reazione negativa "Nulla, solo non mi va, ho già fumato due personal, credo di essere apposto così" accennò una risata amara "Va bene" rispose probabilmente sbadigliando "Sta attenta e torna presto!" rise poi per la sua stessa battura, erano quasi le 4 del mattino e di li a poco probabilmente quella città avrebbe iniziato a rianimarsi, chi per lavoro, chi per commissioni, chi per scuola. Già scuola, quella che non frequentava dalla 3 elemetare, quando fu affidata alle strade dei quartieri che continuavano a cambiare anno dopo anno, fino a costringerla a sfuggire da quel sistema soffocante e da quel circolo vizioso, finendo per accamparsi su dei muretti, fino ad impossessarsi di un garage abbandonato con altre 5 persone e cercando di renderlo una casa, o quanto meno qualcosa in cui rifugiarsi dai problemi, dalle paranoie o da qualsiasi cosa alloggiasse nelle loro teste. "Tranquillo, devo lavorare domani, tra poco torno" gli rispose ricordandosi e ricordandogli del lavoro mattiniero che svolgeva, per poi recarsene ad un'altro, e ad un'altro ancora. Tre lavori che la distruggevano, che sfruttavano, solo con il pensiero di potersi comprare almeno qualcosa da mangiare e qualcosa da conservare, che veniva aggiunto alla somma degli altri 5 ragazzi per poi un giorno potersi permettere una casa più dignitosa lontano da quei posti. Lontano da quei problemi, lontano dai traumi subiti. Lontano dalle paure.

Attaccò, alzando lo sguardo e leggendo il nome di quella scuola, scoprendo poco dopo, di trattarsi di una scuola di danza, e lo striscione appeso con il nome poco leggibile a causa della poca luce emanata dalla luna, da quella soffusa dei lampioni e della luce all'interno della scuola. Così si avvicinò, non curante di chi potesse esserci all'interno. 'La scuola dei sogni' apparve più nitida ai suoi occhi, restò qualche istante a osservarla, prima che il suo sguardo ricadesse sulla porta d'entrata da cui usciva un ragazzo abbastanza alto e riccio, che richiamava la sua attenzione. "Serve qualcosa?" chiese leggermente spaventato dalla presenza di qualcuno fuori dalla scuola a quell'orario insolito. La riccia accennò un sorrisetto divertito che fece leggermente indietreggiare il ragazzo "No" rispose senza tono, con voce fredda e vuota, sovrastando i milioni di scenari possibili che avevano inondato la testa del ragazzo "È presto per le iscrizioni" mormorò facendole un cenno verso il suo stesso orologio "Non sono interessata" alzò le spalle "E?" chiese il moro aspettandosi un continuo che però non arrivò. Ry si limitò a fissarlo scrutando il suo volto alla ricerca di una qualsiasi altra emozione che non fosse di terrore allo stato puro "Sei una fan?" chiese stranito e un po' infastidito. Insomma era prestissimo, chi mai si presentava a quell'orario improponibile? "Una che?" alzò un sopracciglio guardandolo confusa "Una fan" ripeté altrettanto confuso, se non era una fan, se non voleva iscriversi, che ci faceva lì alle quattro meno dieci del mattino a fissare l'insegna della scuola? "Dubito di esserlo, non so minimamente chi tu sia" rise scuotendo la testa palesemente divertita da ciò che avesse chiesto il ragazzo "Ho fatto Amici, faccio hip hop e break" le spiegò in imbarazzo "Carino, ti imbarazzi nel dirlo, deve essere stata una pessima esperienza" si prese gioco della timidezza del ballerino di fronte a qualche metro di distanza. La battuta non fu colta subito tanto che la permalosità del ragazzo stava per raggiungere le sue corde vocali ma si fermò mordendosi la lingua, percependo che la ragazza avesse capito del motivo del suo imbarazzo "Sei permaloso..." si fermò non sapendo il nome del ragazzo "Christian" finì al posto suo, mentre si domandava come avesse fatto a capirlo "Non sono permaloso" continuò dando invece conferma di esserlo "Lo sei, lo si vedeva dai tuoi occhi" gli fece l'occhiolino mente le guance di Christian si dipinsero di un rosso acceso e ringraziò la poca luce.

Nonostante ciò Meryl lo notò e mentalmente pensò che quel ragazzo sarebbe stato il suo svago per un po', non se ne trovavano per niente ragazzi che arrossivano ai commenti delle ragazze, spesso accadeva il contrario. Accennò un sorriso sincero che fece spuntare una piccola e poco visibile, a causa della scarsa luce, una fossetta, successivamente gli fece un cenno prima di allontanarsi pogiando il suo skate per terra, pronta a tornare a casa. "Aspetta" Christian la raggiunse velocemente "Non so il tuo nome" sussurò diventando ancora più rosso, se solo potesse, si sentiva agitato, con gli ormoni a palla. Lo aveva stregato e la cosa era palesemente ricambiata, ma
Ry non era una a cui piaceva farlo notare così si limitò ad alzare le spalle "Tranquillo, ci rivedremo e al momento giusto lo saprai" gli sussurrò all'orecchio divertita dagli occhi spalancati e sopresi per il gesto. Si allontanò velocemente senza dare il tempo a Christian di obiettare e cercare di convincerla nel dirgli il proprio nome. Sperava con tutto se stesso che il giorno dopo, allo stesso orario, la ragazza fosse lì.

La porta d'entrata si spalancò di colpo spaventando Christian che fissava il punto in cui la mora era sparita dalla sua vita a bordo del suo skate rosso "Chri possiamo andare" la voce di sua madre arrivò alle sue orecchie facendolo annuire e dirigendosi verso la sua auto, pronto ad una notte insonne a causa di quell'incontro insolito.

Ciao a tutte/tutti spero vi piaccia💚

Plus qu'un ami/Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora