Ho trovato queste parole su un lettera, per poi scoprire che provenivano dalle ultime pagine di diario di una mia cara amica del liceo, Luana, morta di cancro al fegato. I suoi genitori hanno voluto che io le leggessi, e io voglio che voi le leggiate. Quante più persone le leggono, tanto più la loro memoria la renderà eterna... e forse, dico forse, mi sentirò un po' meno stupido per non avere capito, all'epoca.
15 febbraio 2010
I corridoi del Liceo erano silenziosi, stamattina. Sono uscita dalla classe, stanca della discussione, e mi sono presa un tè al distributore, che quest'anno si trova a due passi dalla nostra aula (un vantaggio impareggiabile per chi, come me, detesta fare fila). È una mattina come un'altra, apparentemente: così io volevo che sembrasse, così io mi volevo illudere. Mentre giravo la paletta di plastica nel bicchiere, in attesa che raffreddasse, ho sentito un inconfondibile suono di tacchi sul pavimento. Non avevo bisogno di girarmi per capire di chi si trattasse.
-Buongiorno, Professoressa- ho detto io, rivolgendole un breve sguardo.
-Buongiorno a te, Luana. Cosa fai qui fuori?-
-Abbiamo assemblea di classe-
-E ti sembra un buon motivo per gironzolare per i corridoi?-
-Avevo mal di testa...sa, c'è una discussione molto accesa, in classe-
-Come mai? Problemi?-
-No, no, nulla di simile. È solo che ieri siamo stati all'Open Day, quello sull'orientamento nella scelta della facoltà. Oggi siamo un po' tutti in subbuglio-
La sua espressione si è fatta più dolce e comprensiva, e anche io ho disteso i nervi, per quanto mi fosse possibile. La Professoressa Pillai può sembrare severa, a prima vista; ci vuole pazienza e attenzione per vederne il lato migliore. Ed è sempre stata molto attenta ai nostri problemi, e certo non si sarà scordata quel nodo che assale alla gola quando vedi solo nebbia nel tuo domani. Certo, nessuno dice che debba essere assolutamente tutto chiaro e visibile; ma non guasterebbe qualche certezza in più, e ieri più che mai ce ne siamo resi conto.
-So di alcuni che si sono visti tipo dieci conferenze in una sola mattina! Altri che sono rimasti in una stessa aula per ore. Altri ancora, come me, hanno vagato per i corridoi dell'università, contando i minuti che li separavano dal pranzo-
Mi sono scolata in pochi sorsi il tè, mentre con la coda dell'occhio notavo compassione nel suo volto. Compassione per me.
-Non deve essere facile, per te...-
-Non lo è. Pensi solo che tutti non fanno che ripetermi di non sparire, questa estate, e di tenerci in contatto anche all'università. Io annuisco, e mi domando dove mai posso essermi procurata una faccia di bronzo come quella che ho avuto nelle ultime tre settimane-
-Non glielo hai ancora detto?-
Ho detto di no, mentre buttavo il bicchiere nel cestino del secco.
-No, prof. Penso che lo farò stasera, alla pizzata-
-Così tardi?-
-Sì...non mi piacciono i piagnistei-
L'ho salutata, e sono tornata in classe, mentre il dibattito si faceva man mano più placido.
-Ma l'avete sentita quella di Medicina?- ha detto Claudia -Secondo lei, è meglio farsi i test degli anni scorsi, per passare-
-Sì, vendono libri apposta su questi test d'ammissione. Li fanno pure a Biologia!-
-Giurisprudenza invece è libero!-
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La sua ultima cena
Short Storyl'ultima pagina del diario di una liceale, al suo ultimo anno di scuola. La storia non è realmente avvenuta, ma i personaggi che ruotano attorno alla protagonista, sì.