33. Verità

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Una goccia d'acqua precipita sul mio viso, facendomi riprendere i sensi. Spalanco le palpebre e metto a fuoco il cielo azzurro, tipico del mezzogiorno. Impiego qualche secondo ad accorgermi di essere sdraiata su una superficie bianca e gelida: neve.

Provo a sollevare la schiena, ma sento tutto il corpo irrigidito, non so se per via della caduta o per il freddo. Chiudo gli occhi e una lacrima silenziosa mi scende sulla guancia appena l'immagine di Melissa riappare nella mia mente. È stata tutta colpa mia. Se mi fossi imposta, se avessi dato retta al mio istinto, adesso probabilmente sarebbe ancora viva.

Un tenue bruciore sulla tempia mi fa storcere il naso e sollevo lentamente la mano per sfiorarmi la pelle. Non ho bisogno di vedere il rosso scarlatto sulle dita per capire che è sangue.

«Iris, sta bene?» Nel mio campo visivo emerge il viso di Ashton che mi guarda con apprensione.

«Sono messa così male?» sussurro, sentendo la gola in fiamme.

«Quanto le fa male la testa?»

La sua espressione ansiosa mi mette a disagio. Non sopporto che gli altri si preoccupino per me; mi fa sentire debole. «Sto bene. Non è nulla di grave.»

Per dare prova delle mie parole, mi alzo di scatto caricando tutto il peso sulle gambe, ma appena raggiungo la posizione verticale un forte capogiro mi fa venire la nausea e perdere l'equilibrio. Se il braccio di Ashton non mi avesse afferrato per la vita, sarei caduta in mal modo.

«Sì, lo vedo.»

La sua voce canzonatoria mi innervosisce, però rimango ferma nella sua presa con gli occhi chiusi perché ha ragione: la botta deve essere stata più forte di quello che pensavo.

«Dobbiamo trovare un rifugio. Siamo troppo esposti.»

Mi sforzo di sollevare le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente in cui ci troviamo: la radura ricoperta di neve si estende per chilometri, tuttavia la cinta muraria della cavità è visibile anche da qui; siamo ritornati diversi metri sotto la superficie del suolo. Una collinetta rocciosa emerge a qualche metro di distanza, l'unico guizzo di colore che spicca sul manto bianco.

«Riesci a sostenerti? Dobbiamo ripararci tra le rocce.»

Annuisco, ma il mio sguardo viene attratto da diverse impronte attorno a noi e l'agitazione prende il sopravvento. «Dove sono tutti?» Non avevo visto le altre selezionate o i principi precipitare con me, ma se Ashton è qui vuol dire che anche loro sono qua da qualche parte.

«Non lo so. Da quando ho ripreso conoscenza, lei è la prima persona che incontro.»

I miei occhi si soffermano sulla sagoma accanto all'impronta del mio corpo e so perfettamente a chi appartiene: Glad. Mi si mozza il respiro appena focalizzo la scia sulla neve, come se qualcosa lo avesse trascinato per alcuni metri, prima che la traccia sparisca nel nulla.

«Andiamo via da qui, subito.» Ashton muove i primi passi senza perdere la presa su di me e io lo seguo, nonostante via via che procediamo il pulsare alla testa diventa sempre più acuto. Non so quanto tempo impieghiamo per raggiungere la base della collina rocciosa, ma prendo un profondo respiro di sollievo appena ci fermiamo.

«Ripariamoci in una delle cavità fino a quando non si riprenderà e capiremo cosa fare.»

Vorrei protestare, ma mi mordo la lingua. L'unica cosa che farei è andare a cercare gli altri, verificare che Dalia sia al sicuro, tuttavia non mi reggo in piedi. Il principe si insinua in una delle grotte, abbastanza grande da contenerci entrambi. Mi fa chinare sul terreno gelido e poggio il capo sulla parete alle mie spalle, strizzando gli occhi per contenere il dolore.

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora