Reckless, Restless, Right Until Tomorrow

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                                                                     MERCOLEDI

                                                                           23:56

                                                               31 OTTOBRE 2018


Quando arrivano a casa di Niccolò sono ancora fradici, gli indumenti gelidi e odorosi di cloro che aderiscono spiacevolmente ai loro corpi.

I capelli di Niccolò sono piatti sulla sua nuca, disegnano indefinite linee scure sulla sua fronte.

La porta si chiude con un tonfo. Non ridono più.

Tremano entrambi, ma solo la pelle è fredda. Sotto di essa, il sangue scorre bollente nelle vene e quando Niccolò parla, Martino vede solo le sue labbra muoversi ma non mette a fuoco le parole.

Si sente incandescente, il cuore che pompa furiosamente. Ne sente il riverbero in tutto il corpo, nel petto, nella pancia, nelle orecchie. È così forte che sente solo quello. Si muove come un automa.

Niccolò gli mette una salvietta pulita sulla testa e inizia a sfregare con entrambi i palmi. È una carezza ruvida ma Martino geme lo stesso.

Le sue dita intirizzite sono come stecche di legno. Stringere i pugni fa male, cercare di slacciare i bottoni della sua camicia fradicia ancora di più. Con le dita tremanti non sa quanti è riuscito a liberarne dall'asola, quando sente Niccolò ricominciare ridere. Alza lo sguardo e sul suo viso trova il suo solito sorriso da demonio, ma che non arriva fino agli occhi. In quelli trova un'altra cosa. Qualcosa di torbido chi gli mozza il respiro nel petto.

«Togliamoci questi vestiti bagnati, o ci verrà un accidenti.» Dice, come dice sempre tutto, voce melliflua e tono di sfida, come se tutto fosse uno scherzo da prendere maledettamente sul serio.

«È quello che sto cercando di fare.» Risponde Martino con urgenza.

Niccolò sembra tranquillissimo, come se per lui fosse routine. Ride ancora e si sfila la camicia dalla testa come fosse una felpa.

«Voilà.» Lo canzona.

Martino guarda la camicia finire a terra. Poi guarda Niccolò, il petto coperto solo da una canottiera bianca, completamente bagnata e trasparente e inutile. Vede il profilo dei suoi capezzoli duri spuntare dal tessuto e se li immagina rosa scuro come le sue labbra.

Deglutisce e insieme alla saliva ingoia anche quel poco di dubbio che ancora ha, relegato in un luogo talmente remoto della sua mente che forse non c'è mai stato veramente.

Getta tutto a terra: la salvietta, la sua maglietta, la canottiera di Niccolò.

Si spogliano con urgenza, dita frettolose e istintive, una scia di vestiti fradici sul pavimento, pelle gelida su corpi bollenti.

Arrivano in camera di Niccolò e per quanto ne sa Martino potrebbero esserci arrivati correndo, strisciando oppure volando, non ne ha la minima idea, troppo impegnato a gestire le mani sul suo corpo, la bocca sul suo collo, i sospiri che sono un frastuono nelle orecchie. Il sapore di cloro sulla lingua, il sapore di Niccolò, che lo manda fuori di testa.

Si sente cadere sul letto e non capisce più niente, la schiena contro il materasso e Niccolò contro il suo petto.

Niccolò, Niccolò, Niccolò dappertutto: sulla sua bocca, nelle sue mani, tra le sue cosce.

Martino geme a bocca aperta e poi ride, si cazzo. Ride, perché non ci può credere, non può essere vero. L'ha desiderato così tanto, dal primo momento che l'ha visto davanti al cancello della scuola quel lunedì mattina.

Reckless, Restless, Right until TomorrowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora