CAPITOLO II

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 «Benvenuta alla Saint Bàra, signorina Cester.»

Una voce non proprio amichevole interruppe del tutto il mio sonno, mi svegliai su di un letto che prima non avevo mai visto, ma era comunque abbastanza comodo e spazioso. La donna mora ed alta di fronte a me, reggeva qualche foglio tra le mani mentre mi fissava ignorando qualsiasi regola della privacy, poteva apparire probabilmente più giovane dei suoi anni, ma la voce non mi ingannava – era sicuramente molto vecchia.

Aveva una specie di neo rialzato proprio all'angolo della bocca; avrei potuto vomitare se solo l'avessi osservato un po' più a lungo, ma tutto il resto del viso e del corpo era così bello e tirato che mi fece dimenticare in fretta di quel particolare, anzi improvvisamente nemmeno lo vidi più pensando che forse era stato solo sintomo della mia stupida immaginazione.

«...Cosa diavolo è questa Saint Bàra?» Mi alzai di lì irritata e confusa mentre violenti i raggi del sole penetrante dalle vetrate della camera mi scaldavano il viso e facendomi strizzare un occhio. Avevo fatto solo un brutto sogno? Cercai di sistemarmi in qualche modo i capelli arruffati, provocai nella donna una garbata, sebbene irritante, risata.

«La Saint Bàra è l'accademia più antica è rispettabile di tutto il globo, signorina Cester. Farebbe meglio quindi a moderare i termini o temo che non partirà col piede giusto.»

«Cosa ci faccio qui?... Ai miei non bastava mandarmi nelle migliori scuole della città? Non ho mai sentito di questa Saint qualcosa, con tutto il rispetto parlando ma a Grisly Shore ci sono poche scuole di successo... non è mica una metropoli.» eppure la mia smorfia in viso non aveva proprio nulla di rispettoso.

«Lei non è del tutto umana, signorina Cester. È qui infatti per imparare tutto ciò che c'è da sapere per convivere al meglio sulla terra ed in modo pacifico con quelle strane creature chiamate esseri umani.» Disse come se fosse la cosa più normale del mondo, come se quella faccenda avesse un senso talmente logico, che non c'era nemmeno bisogno di spiegarlo.

«... Ah giusto, sono una kitsune. Quindi troverò qui il mio branco ed impareremo a convivere felici e contenti?» Lei scosse la testa e rise probabilmente prendendosi beffa di me e della mia titubanza, io incrociai le braccia al petto e mi accigliai, era tutto troppo assurdo per assimilarlo in così poco tempo. I miei genitori mi avevano davvero abbandonato? E perché non erano sembrati sorpresi di tutta quella faccenda? Ma soprattutto... c'erano altre persone a soffrire di quella strana forma di malattia? Il mio atteggiamento dapprima rigido e scontroso, mutò progressivamente in un'espressione delusa e allo stesso tempo dubbiosa – le spalle nel mentre, si abbassavano sempre di più apparendo quasi rilassate sebbene le braccia ancor conserte tra di loro.

«No, lei è un umano con sangue di demone, semplicemente. Vedrà, presto si ambienterà nella nostra accademia. Se ha un po' di fortuna potrà trovare studenti pronti a spiegarle almeno le basi.» Spulciò qualche foglio che aveva in mano porgendomene qualcuno. «...Qui trova gli orari delle lezioni e della mensa, mi raccomando non perda nulla o saranno guai. Ora, se non le dispiace...» Fece un piccolo inchino col capo, e si congedò, i suoi passi erano lenti e rumorosi. Spezzavano il silenzio che mi avvolgeva facendo sì che i timpani diventassero succubi di quel suono, era qualcosa di tremendamente agghiacciante e per quanto mi sforzassi non riuscivo nemmeno a capirne il motivo. Mocassini con un tacco doppio e basso – orribili forse per qualsiasi stilista degno di essere chiamato tale, eppure ancora una volta ai suoi piedi sembravano terribilmente adatti.

Mi lasciai cadere contro il letto, già stanca di tutta quella faccenda, o meglio di tutte quelle notizie surreali e per niente comode alla mia persona. Osservai il braccialetto che avevo ancora al polso e lo strinsi tra le dita provando a sfilarlo, una scossa attraversò le dita sino a giungermi alla schiena – era stata lieve ma comunque fastidiosa, tanto da farmi sobbalzare.

L'ultima Kitsune - I misteri della Saint BaràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora