CAPITOLO LI

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«Carola».
Lei impietrita, con quei due occhi da cerbiatta, lo fissa scavandogli dentro l'anima.
«Non ero sicuro sarei riuscito a vederti» sospira. «Per un attimo ho pure pensato di non essere arrivato in tempo. Alloggio al Palace e anche se è piuttosto vicino, non avevo fatto bene i conti con il traffico» aggiunge non avendo nessun cenno da lei.
«Ho da fare Luigi, mi ha fatto piacere incontrarti ma ormai non abbiamo più nulla da dirci» dice lei prendendo a camminare. «Stammi bene» aggiunge con un sorriso teso, chiaramente ironico.
«Questo lo dici tu».
«Cosa?» chiede lei confusa voltandosi verso di lui, mentre il venticello leggero le scompiglia tutti i capelli.
«Che non abbiamo più nulla da dirci».
Lei scuote la testa indispettita: «Basta» borbotta riprendendo a camminare. Luigi la segue a ruota.
«Mi puoi guardare un secondo invece che fuggire via? Parliamo un attimo come due persone adulte».
Carola scoppia in una risata ironica: «Per favore Luigi, ho un sacco di cose da fare».
«Tipo incontrati con quel damerino?».
«Anche, ma ad ogni modo non sono affari tuoi».
Carola velocizza il passo e Luigi fatica a starle dietro.
«Carola, aspetta» urla, correndole dietro, rischiando di essere seminato. "Altro che ballo... mai pensato di provare l'atletica?".
«Lasciami in pace Luigi» sbotta lei senza fermarsi.
«So eri passata a salutarmi in hotel un mese fa» esclama nel tentativo di attirare la sua attenzione e mettere un freno, anche se temporaneo, alla sua voglia di mettere quanta più distanza possibile tra loro.
«Volevo solo salutarti» sbotta lei. «Non vedo dove stia il problema».
«Non è vero, non ci credo».
«Fai quello che ti pare Luigi, pensa quello che vuoi».
«Ho parlato con Alex».
«E quindi?». Carola si ferma, si volta verso di lui arcigna ed apre le braccia.
«So che ci sei rimasta molto male».
«Che mi abbia aperto una ragazza mezza nuda? Ma va la Luigi. Come vedi anche io ho la mia vita».
«Carola»
«Cosa vuoi?»
«Parlarti».
«Bene, lo stai facendo ma le uniche cose che escono dalla tua bocca non meritano la mia attenzione. Ci siamo persi Luigi, la nostra amicizia non ha mai avuto futuro e ....».
«La verità è che non riesco a parlare con nessuno come facevo con te, non è la stessa cosa con nessun'altra persona sulla faccia della terra» la interrompe lei.
«Cosa si significa?» chiede perplessa portandosi le mani tra i capelli mossi e freschi di doccia.
«Che sono un'idiota perché ci ho messo troppo a capire quanto tengo a te, ne sono consapevole ,ma credimi se oggi sono qui è perché a te ci tengo».
«Sono solo parole le tue, e non me ne faccio niente. Tu non cambi mai Gigi... "a te ci tengo"... non mi interessa nulla se a me ci tieni o no. Hai mai letto Nietzsche? C'è un pezzo di una sua opera, di cui non ricordo il nome, che fa più o meno così:
Il ferro cosí disse al magnete: "Io odio te piú d'ogni altra cosa, perché tu attiri, ma non hai abbastanza forza per tirare a te".
Ecco Gigi, io ti odio perché tu non mi sai tenere, tu mi lasci andare ogni volta e io sono stanca. Sono stremata credimi, non sopporto più questa situazione: io ogni volta mi illudo che tu possa provare qualcosa per me e poi rimango delusa. Abbi il coraggio di perdermi una volta per tutte, vai avanti e non voltarti indietro a cercarmi».
Luigi si odia profondamente in questo momento. Lei è lì davanti a lui, alla ricerca di una dimostrazione decisa da parte sua, eppure lui non riesce a dargliela. Vorrebbe urlarle che la ama da morire, tanto quanto la luce ama i colori. È conscio di come si è comportato e di quanto possa averla fatta soffrire ma è lì per rimediare e non per fare finta che tutto quanto non sia successo.
«Non voglio perderti» sussurra incapace di aggiungere altro. "Eppure lo sento, perché non riesco a dirle che la amo?".
Carola scuote la testa decisa, mordendosi le labbra carnose.
«Tu non vuoi esserci per me Luigi, tu vivi di attimi ed io non voglio essere il tuo momento, la tua via di fuga dalla realtà ogni qual volta sei alla ricerca di qualcosa di autentico e puro».
Luigi ferito da queste parole rimane in silenzio a scrutare i lineamenti del viso di lei farsi sempre più tesi, nel tentativo di trattenere un pianto.
«Perché dici questo? Io voglio esserci per te».
«Luigi, ma ti rendi conto che abbiamo vissuto nella stessa città per mesi e non ti sei fatto sentire neppure per chiedermi come stessi? Ho fatto tantissimi spettacoli a Roma e non sei venuto a vedermi una volta volta, e dico una sola?».
«Io...».
«Lascia perdere» lo interrompe lei con una smorfia e si volta. «Non ne vale la pena».
«Io c'ero».
«Cosa?». Carola si ferma e lo guarda.
«La prima a Roma, c'ero, solo che non sono entrato».
«Comodo... bello il teatro da fuori vero?».
«Ieri sera si però».
«Certo... Luigi, non ti credo. Scusami».
«E come farei ad avere questo sennò?» chiede estraendo dalla tasca il fermaglio.
«L'avevo lasciato sul palco... sono sicura...» farfuglia lei cercando di connettere i puntini. «Tu.. c'eri davvero?».
«Terza fila. A destra».
Carola è confusa,. Luigi le legge perfettamente in faccia la difficoltà di afferrare un pensiero. Improvvisamente gli strappa dalla mano tesa il fermaglio, facendo sfiorare le loro dita, e lo infila nella tasca del borsone. «Non cambia nulla però».
«Carola» sussurra lui mentre lei si volta e riprende a camminare.
Succede tutto in un attimo, un soffio di fiato. Luigi si sente dj stare per cadere nel vuoto senza paracadute ma per la prima volta non ha paura di toccare il suolo.
«Non ho mai chiesto di amarti. Non volevo che succedesse. Non volevo legarmi ad una persona tanto da sentire che solo in lei posso realizzare me stesso. Ci sono infiniti destini e io non avrei voluto che i nostri si incontrassero, te lo giuro. Avrei voluto non intaccare la tua purezza con la mia arroganza e con la mia mente complicata, fatta di tanti guai e pensieri e poca dolcezza. Mai avrei voluto che tu mi contaminassi l'anima facendomi dubitare di tutto quello in cui ho sempre creduto. Mi hai cambiato Carola, e neppure te ne sei accorta, sei riuscita a rendermi piccolo, indifeso, inerme difronte a te obbligandomi ad indossare una maschera per restare il solito Luigi di sempre. Ma come tutte le maschere prima o poi cadono ed eccomi qua, sono qui Carola: guardami. Ti amo, ti amo da morire e ti chiedo di provare a darci una possibilità. Te lo sto chiedendo come solo un uomo senza riserve può farlo».
Carola si blocca alle prime parole, rimane un secondo immobile e poi si volta verso di lui. Ascolta attenta quello che lui ha da dirle, mentre gli occhi le diventano lucidi e la bocca si apre di stupore.
«Tu mi ami?» biascica trattenendo il pianto.
«Mentirei se dicessi il contrario» risponde speranzoso accennando un sorriso. Luigi la osserva cercare i suoi occhi, muovere le mani nervosamente e piano piano rabbuiarsi. "No, ti prego" pensa lui pregando di starsi sbagliando. "Non può essere troppo tardi". Ci sono tante cose che nella sua vita non gli riescono bene, ma leggere lo sguardo di Carola non è mai stata una di quelle, purtroppo.
«No... Luigi... io non posso» farfuglia per poi scappare via. Lui rimane a guardarla andare via, incapace di fare un solo passo.

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora