32장: passato! (Terza parte)

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Finalmente Henry era andato a letto, si era subito addormentato. Ora lui e Jia erano nella stanza della ragazza, Changbin accomodato sul letto che guardava la giovane torturarsi le cuticole. L'ingegnere non sapeva cosa fare, come aiutarla a farla stare meglio. Gli dispiaceva vederla in quello stato. Così decise di mettersi più vicino, anche se si ritrovò ad avere uno sguardo quasi freddo nella sua direzione. Si fermò alzando le mani.

«Voglio solo... stringerti la mano...» Mentre diceva ciò allungò per appoggiarla su quella di lei, la quale se lo lasciò fare e Changbin comprese che stava tremando sotto al suo tocco, «Non sono arrabbiato con te perché mi hai nascosto che avevo un figlio... avrei fatto anch'io la stessa cosa.»

«Non mi vergogno di lui, solo che tutti scappano quando sanno che ho un figlio. Nessuno si vuole prendere una ragazza che all'età di quindici anni è rimasta incinta.» Tirò su con il naso mentre incontrava gli occhi di lui, «Nemmeno tu.»

«Non è vero. Magari è tuo figlio che non mi vuole.» Provò a sdrammatizzare, ma lei scosse il capo.

«Si sta affermando tanto a te e questo mi fa piacere... però...»

«Tu mi piacevi prima e anche ora che ho scoperto che hai un figlio. Un figlio adorabile, tenero e che hai cresciuto benissimo da sola.» Jia lo guardò con gli occhi rossi, il naso che colava. Ciò fece alzare Changbin dal letto per prendere il pacco di fazzoletti che c'era sul comodino, «Non so la storia, non capisco chi ti fa credere che qualcuno non ti voglia solo per un bambino adorabile come Henry.»

«Chi si vuole prendere la responsabilità. Neanche io l'avrei voluta avere, se avessi avuto la possibilità avrei abortiti ma non ho avuto possibilità di scelta." Jia sembrava tradita, arrabbiata mentre diceva quelle parole, «Non perché io non voglia bene ad Henry, ora è la luce dei miei occhi e gli darei la mia vita... però all'epoca per me era troppo, un bambino da una persona... la mia storia non è così facile. A quindici anni restare incinta e dopo tutti i traumi che ho subito, per me è un miracolo essere qui viva. Se lo sono è per lui, Henry. Per nessun altro. Quel bambino non lo saprà mai, ma mi ha salvato la vita.»

Changbin afferrò la sua mano, la quale la osservò iniziando a mordersi il labbro inferiore. L'ingegnere non sapeva come reagire, quindi decise di abbracciarla. Le parole sembravano futili in quel momento di rabbia, di rancore, di dispiacere e forse anche di vergogna. Lei soffriva ancora per quello che le era accaduto, probabilmente qualcosa di traumatico per la sua esistenza.

«Io non odio mio figlio... non potrei mai, però avrei tanto voluto abortire. Mentre gli uomini devono sempre decidere per me. Odio non avere possibilità di scelta perché dei coglioni devono scegliere per me, facendomi star male.» Tirò su con il naso stringendo le mani.

«Sappiamo essere coglioni, scusa.» Rispose con la gola secca, nemmeno lui sapeva come aveva avuto il coraggio di proferir parola.

«Tu non sei un coglione, così come i tuoi amici non lo sono. Però tu lo sei dimeno di loro.» Changbin era sorpreso di quella affermazione, «Te lo giuro, sei il migliore che io abbia mai incontrato. Non sembri nemmeno reale.»

«Sono pieno di difetti, fidati.» Sospirò mentre lei si allontanava, «Senti, non sei costretta a raccontarmi quello che ti è successo.»

«No, devi saperlo. Sennò non capirai fino in fondo perché... alcune cose.» Tirò su col naso prima di soffiare, Jia si sistemò sul letto guardandosi le mani e ingoiando la sua saliva, «Avevo quattordici anni quando incontrai per la prima volta Siwoo. Era un ragazzino simpatico, di alcuni mesi più grandi di me ed era il migliore amico del fratello della mia amica. Spesso ci capitò di incontrarci, capitava di parlare tra di noi e lo trovavo divertente. Un po' come è successo con noi due, anche se lui lo percepivo strano, misterioso e a volte aveva dei comportamenti strani. Comunque con il tempo iniziamo a frequentarci di più, fino a quando non facciamo l'amore per la prima volta. Avevo quindici anni quando successe, fu anche la mia prima volta e fu un vero disastro. Piansi per quasi tutto il tempo, ma non era per il piacere bensì mi faceva male. Vero male e anche se gli chiedevo di smetterla lui continuava, anche più veloce e profondo al punto che sanguinai dopo... ma tanto, perché mi aveva fatto davvero troppo male. Mi chiese scusa con delle rose e cioccolatini, lo perdonai. Ero piccola, non capivo certe cose.» Si zittì toccandosi il polso, «Da quella volta quando lui voleva fare sesso, io dovevo farlo anche se non lo volevo e non era come... non so spiegarlo però non lo sentivo davvero come amore. Io lo considero come solo sesso, lui che letteralmente mi scopava come volava lui. Mi prendeva per i fianchi e con prepotenza mi spingeva in qualsiasi posto per entrare in me. Non credo di aver mai avuto un orgasmo con lui, perché spesso non c'era desiderio in me. Mi costringeva anche a fargli il sesso anale, se non volevo mi picchiava, mi frustrava, mi riempiva di parole poco carine e mi costringeva con la forza a farglielo e se piangevo dopo venivo violentata...» Si guardò i polsi, «Posso ancora sentire le sue mani che stringevano i miei polsi, i lividi che mi ha formato...» Scoppiò di nuovo a piangere, anche se fino a quel momento c'era stata solo rabbia in quella voce, «Ho avuto per anni paura degli uomini, non mi sono mai fidata di nessuno che non mi desse una sensazione di sicurezza. Eppure non ne ho mai incontrato nessuno, l'unica eccezione sei tu. Nessuno si è mai preoccupato di quello che io pensavo, io dicevo e provavo... mentre tu ti preoccupi di darmi i miei spazi, di farmi sentire e di farmi fare qualsiasi cosa. Non mi sono mai sentita così apprezzata, nemmeno da Siwoo. Non ho mai creduto di avere possibilità di parola, di decisione perché gli uomini hanno sempre deciso per me. Sai sono stata stuprata in gruppo quando ho avuto Henry. Siwoo aveva invitato dei suoi amici a casa, io li avevo accolti e poco dopo mi sono trovata legata al letto con le gambe allargate e tre uomini nudi davanti a me. Mi hanno imbavagliato, Siwoo lo fece e... la storia la puoi immaginare. Siwoo non è il padre di Henry. Il vero padre si chiama Dongmin. Sono stata costretta da Siwoo a fare il test, come lui mi ha costretto a non abortire. Mi ha minacciato di ammazzarsi, di buttarmi l'acido su tutto il corpo e poi dopo la benzina con un accendino... ho avuto paura, era così serio in quello che mi diceva. Sono stata costretta a tenere un bambino che è nato da uno stupro. Immagina come sarà quando glielo dirò? Non credo avrò mai il coraggio di farlo e non penso di farlo, sarebbe troppo per lui. Henry sa che suo padre è morto in un incidente stradale e che lo voleva tanto bene. Bugia anche questo, Siwoo mi ha pestato a sangue quando ha scoperto che non era suo figlio ma di Dongmin, sono finita in ospedale e sono entrata in un centro antiviolenza. Siwoo non si è più mostrato, però... diciamo che negli anni ha continuato ad esserci e ferirmi.» L'ingegnere guardava la ragazza in silenzio, incredulo di quello che stava sentendo, di quello che aveva passato, «Da quando mi è successo non sono più stata con nessuno e sono diventata molto selettiva con i ragazzi. Non ho mai permesso a nessuno di entrare nel mio cuore e non ho mai raccontato la mia storia. Non si considera le mie amiche e ai loro ragazzi, ma tu sei il primo che la scopre e che gli permetto di vedere questa parte delicata e debole di me.» Jia incontrò gli occhi di Changbin, entrambi erano così rossi ma mentre quelli di lei cacciavano le lacrime quelle di lui stavano lottando contro quell'istinto, «Io non odio Henry, non è colpa sua, ma a volte quando lo vedo penso a quello che è successo e al motivo per cui è nato... però so che sarà una persona buona e diversa dal suo vero padre, perché io lo sto educando per questo. Forse non sono la madre migliore che possa avere, ma sarà un bravo ragazzo.»

The ghost in my house || Seungbin (Book 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora