13 Un po' di pace

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- Quindi Gisella, mi stai dicendo che hai fatto tutto questo casino per soldi? - l'avvocato era, se possibile, ancora più infuriato nel piccolo studiolo di casa De Vittis, lontani da orecchie indiscrete, come aveva richiesto la donna - ti rendi conto di quello che hai fatto? Che stai rischiando la galera?

- È per questo che ti sto chiedendo di aiutarmi, in nome della nostra storia...

- Non c'è mai stata una storia Gisella e lo sai bene! - sbottò irritato Leonardo con il sangue in corpo che si stava surriscaldando - inscenare una gravidanza, costringermi a sposarti, intrufolarti nella mia vita? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Di quello che hai fatto? Sai i reati di cui sarai accusata, te li elenco uno ad uno...

- Aiutami Leo - la donna lo guardò con occhi spenti e la voce sommessa - cosa ti costa dire che era tutto uno scherzo? E poi quei soldi mi farebbero comodo, sto rischiando molto. Per te sarebbero niente, con tutti quelli che hai...

**

Le prime luci del mattino, riverberavano attraverso le fessure del balcone, un'aura dorata che avvolgeva l'ampia stanza, dove Elena si ritrovò con un occhio aperto sul letto disfatto, nel momento di transizione tra il sonno e il risveglio.

Era quello il momento più difficile. Dover pensare ai fatti accaduti prima di addormentarsi e constatare se fosse il caso di alzarsi con la felicità in corpo o rassegnarsi ad avere un'altra, intera giornata di tristezza. E con la fortuna che si ritrovava, l'ultima parte sarebbe stata quella giusta.

Sentiva la mancanza di quelle braccia forti che l'avevano stretta il mattino precedente. Tutto era cambiato, di nuovo. Non osava aprire il cellulare, temeva i giudizi dei messaggi e si sentiva in colpa per non aver risposto alle numerose telefonate di chi la cercava insistentemente. E un senso di vigliaccheria la fece desistere dal chiamarlo per scusarsi della sua ennesima fuga.

Perché questo faceva, quando aveva il timore di essere ferita o di ferire: fuggire via da tutto e da tutti.
Un'appagante sensazione momentanea che la rendeva uno spirito libero, libera di volare alto, ma senza la pace dentro, una zavorra che la riportava pesantemente giù.

Con un certo tremore alle mani, prese il cellulare. I messaggi erano troppi e si soffermò su quelli più significativi.

Rispose al capitano Aureli, il quale voleva sapere come stava e se poteva andare al più presto nel suo ufficio per una deposizione. Ci sarebbe andata, ma con infinita tristezza, pensando a tutto quello che avrebbe dovuto ricordare. Sarebbe stato troppo doloroso.

Non rispose alle centinaia di messaggi e telefonate di Leonardo, la mano e il suo cervello non erano connessi, e il cuore se ne stava solitario per conto proprio.
Ed era persa nei pensieri, si chiedeva che ne sarebbe stato di lei, del suo futuro, della sua vita ancora giovane e già provata. Non si sarebbe nemmeno preoccupata di aprire la porta,
nel caso fossero arrivati in massa, come paventato dai numerosi messaggi.
Ma perché non volevano lasciarla in pace, cosa volevano tutti da lei?

**

- Non ti ha ancora risposto? - il capitano Aureli era curioso di sapere, ed era propenso a dare un aiuto per districare la vicenda, e vedere finalmente sereno il suo amico - ha bisogno di sapere la verità, Leo. Se la vuoi ancora devi raccontarle i fatti. Io al posto suo sarei già scappato lontano.

- Speriamo non l'abbia fatto. È la terza volta che le suono il campanello di casa e il cellulare è ancora staccato.

- Deve venire da me alle quattro questo pomeriggio. Se vuoi la informo io di tutto. Puoi venire anche tu alla stessa ora, così vi lascio soli e vi do il tempo per spiegarvi oppure informiamo i suoi amici di tutto e saranno loro a parlare con lei, visto che hanno più confidenza.

Un amore a Tramonte   (Amore Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora