Toby pensò che il bosco non era mai stato così bello.
I raggi del sole filtravano tra i rami, ornando le chiome degli alberi delle più tenui e luminose tonalità di verde, che assieme alle pallide scie dorate della luce creavano dei giochi ottici spettacolari.
Poi il ragazzo rifletté: in fondo era fine aprile, quasi maggio, era normale. Un giorno normale, ma non per lui.
Ormai questo era il terzo compleanno che non festeggiava.
Da quando la sua vita era cambiata non lo faceva più.
Gli venne all'improvviso in mente un ricordo, il suo dodicesimo compleanno.
La madre era ricoverata in ospedale, a causa del padre, lo stesso padre che lui aveva ucciso, che in quel momento era andato chissà dove.
Lui era rimasto la mattina di quel giorno da solo in casa, con Lyra ormai quindicenne.
Lei lo svegliò portandogli la colazione a letto e dandogli un bacio sulla fronte. Era un sabato luminoso, per ciò non andava a scuola. In poco tempo non lo avrebbe più fatto. La sorella gli diede un po' di tempo per lavarsi e vestirsi -giusto una maglia a righe e un paio di jeans- e poi uscirono.
Lei gli fece una sorpresa e lo porto all'acquario cittadino.
Toby era sempre stato affascinato dai pesci, da come muovevano con grazia le pinne colorate nell'acqua e soprattutto da come respiravano in questa. A nove anni lui aveva provato a farlo nella vasca da bagno, ma dato che non sentiva il bruciore ai polmoni per la mancanza d'aria era quasi morto asfissiato. Fortunatamente Lyra lo aveva tirato fuori in tempo e insieme avevano riso. La sorella, da sempre fanatica dello sport, gli insegnò a nuotare.
Quel giorno del suo dodicesimo compleanno Toby spinse la faccia contro il vetro di molte vasche, ammirando pesci palla, polipi, pesci angelo, pesci farfalla e varie specie tropicali, delfini e squali, arricciando il naso contrariato quando la lastra di vetro si appanava.
Quando i due fratelli uscirono mano nella mano, entrambi sorridevano.
Ormai era quasi l'una, e la sorella si diresse verso il bosco, tanto simile a quello che Toby vedeva davanti a sé, gli occhi fermi mentre vedeva quel ricordo.
Lyra si sedette, e dalla borsa tirò fuori una coperta che stese sotto una chiazza di sole.
Con sorpresa tirò fuori anche una cesta da pic nic.
I due, ormai affamati, mangiarono con piacere qualche panino, poi Lyra giocò un po' a nascondino con lui e insieme lessero un capitolo di un libro, che entrambi amavano leggere.
Verso le cinque Lyra osservò l'orologio e poi controllò un attimo il telefonino, che mezz'ora prima aveva interrotto la lettura con il trillo di un messaggio.
Lei lo convinse a tornare subito a casa, anche se Toby era contrariato.
Già da quando erano nel piccolo giardino lui capì che c'era qualcosa che non andava. La serranda del garage era leggermente alzata, mentre era perfettamente chiusa quando loro erano usciti la mattina. Tuttavia la sorella non era preoccupata per niente, anzi procedeva spedita, per cui lui la seguì.
Lyra si fermò alla porta che il piccolo fratello aprì, trovando uno spettacolo davanti agli occhi.
La famiglia era tutta riunita in salotto, decorato fin nei minimi dettagli, con striscioni, palloncini e nastri. Il centro della sala era totalmente sgombro, e c'era solo un tavolo con sopra del cibo, mentre lungo un muro una cassa stereo.
Poco dopo scoprì che tutto quello era stato organizzato dalla sorella, per fargli una sorpresa per il compleanno, che fu il più bello che il fratello poté ricordare.
Toby non riuscì a trattenere una lacrima.
La rabbia e la nostalgia al pensiero di quel ricordo si trasformarono presto in forza, e lui prese a correre più forte che poteva, le lacrime che gli rigavano il viso e poi sparivano nell'aria tiepida. Toby era sicuro formassero quasi una scia. Corse per un sacco di tempo senza meta, quasi a voler fuggire da quei ricordi, dolci e bellissime, ma che lo lasciavano con l'amaro nell'animo.
Quando si fermò, si ritrovò in una radura. Lui conosceva questo posto. Non era tanto lontano dalla villa di Slenderman, e ci aveva portato varie volte Clockwork. Lei era la sua ragazza, l'unica persona con cui poteva essere sé stesso e viceversa. I due avevano un rapporto speciale, e si amavano tanto. Toby si sdraiò sull'erba, inondato dal sole caldo e chiuse gli occhi.
Non si addormentò, ma venne riscosso da una voce.
«Toby.»
Lui riaprì gli occhi. Inginocchiata vicino a lui c'era Clockwork che -cosa strana- indossava un vestito, verde con delle spalline leggermente larghe, bordate d'oro.
«Tutto apposto? Stamattina sei uscito correndo, e non sei più tornato. Ormai sono le cinque...»
Era vero. La luce lo ingannava un sacco in quel particolare periodo.
«Si, scusa Clockwork. È che oggi è un giorno un po' particolare...»
«Lo so. Stavi ripensando al passato?»
Lui non rispose, si limitò a guardare il cielo. Lei evidentemente lo prese per un sì , perché non chiese altro. Anzi, gli carezzò il braccio.
«Mi dispiace per te, ma non preoccuparti. Ora hai noi, la tua stramba famiglia di killer. Vieni a casa con me?»
Lui le afferrò la mano e si rialzò. Sempre tenendogliela si avviarono verso casa. Lungo il tragitto il ragazzo si accorse che la fidanzata era come agghindata per una festa. Decise di non darci troppo peso, in fondo solo poche settimane prima Clockwork aveva deciso di cambiare look e di diventare come una dama del cinquecento. A Toby non dispiacevano i corpetto stretti e scollati e le gonne morbide, ma i problemi erano sorti quando la ragazza aveva tentato di cambiare l'orologio con una clessidra. Da lì aveva deciso di smetterla. Ma chissà, forse voleva di nuovo cambiare stile. Arrivati davanti alla casa lui notò che non c'era nessuno in giardino.
Tutti dentro casa? Strano.
Oppure... Toby corse alla porta, con un presentimento.
La aprì.
Fu come un flashback. Il salone agghindato a festa, e un'atmosfera di gioia nell'aria. Tutti i ragazzi sorridenti e preparati per una festa.
La sua festa.
A Toby spuntò un sorriso in faccia. Non se lo sarebbe mai aspettato.
I primi a venire da lui furono Jane e Jeff, che tenendosi per mano, lo abbracciarono.
«Grazie.» disse con la testa nell'incavo del collo del suo amico.
«E di che?» chiese lui.
«Non devi ringraziare noi. Ringrazia Clockwork, ha fatto tutto lei.» disse Jane. Toby salutò varie altre persone, poi andò da Clockwork. La baciò e la ringraziò.
La festa si protrasse tutto il pomeriggio, tra balli, giochi e risate. C'erano tanti amici che non vedeva da tempo -Judge Angels, Bloody Painter, Zero e tanti altri- e si divertì un sacco. La torta era bellissima e buonissima, decorata in azzurro, anche se Jane e alcuni altri presero l'iniziativa di tirarla addosso a Jeff, tra le risate di tutti. Infine ballarono. Per Toby c'erano solo lui e Clockwork, a volteggiare nella pista. Alla fine della musica, si sussurrarono un "Ti Amo" nell'orecchio, leggero e fugace come una farfalla, ma che portava tutto l'amore. E la sera, quando tutto era finito, la prese tra le braccia e non la lasciò più andare. La portò in camera con sé, e passarono tutta la notte abbracciati, a dormire insieme.
Questo fu il più bel compleanno che Toby poté ricordare.
•~•~•~•~•~•~•~•~•~•
•SPAZIO AUTRICE•
Bene ragazzi, questa è la seconda storia in onore di Ticci Toby, perché oggi...
È IL SUO COMPLEANNO!!
Già, il 28 aprile il nostro taglialegna preferito compie gli anni! Un bacio alla prossima storia e tanti auguri Toby!