29. Autunno.

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Erano passate altre tre settimane da quando Noah era sparito.
Era fine ottobre e la temperatura iniziava a scendere giorno dopo giorno sempre di più, fino a raggiungere la classica atmosfera autunnale che io tanto amavo.
Non so perché, ma sin da quando ero piccola avevo sempre amato i colori scuri dell'autunno, la pioggia, il cielo grigio e, insolitamente, anche le temperature fresche.

Quel pomeriggio, mentre mi dirigevo a casa di Ryan, ricevetti una chiamata da parte di Miss. Evergreen, quindi risposi all'istante.

«Buongiorno, signorina Evans. Jude vorrebbe vedervi prima del vostro appuntamento, siete disponibile questa sera per le 17:00?» chiese impassibile come al solito. Ci pensai su un attimo, prima di accettare e chiudere la telefonata.
Se Jude voleva vedermi e non poteva attendere, ciò significava solo una cosa: voleva accertarsi che non stessi male per colpa dell'erba.

Entrai in casa di Ryan senza neanche bussare poiché qualche giorno prima mi aveva dato una copia delle sue chiavi.
Apprezzavo il fatto che si fidasse così tanto di me, ma quando entrai in casa e nessun profumo di dolci mi inebriò le narici quasi mi preoccupai.
Lo raggiunsi in cucina, dove lo trovai intento a giocare a Sudoku.
Mi accomodai accanto a lui e, proprio mentre stavo per salutarlo, alzò il viso rivolgendomi uno sguardo preoccupato.

«Faith, possiamo parlare?» chiese rompendo il silenzio. Iniziavo sul serio a preoccuparmi. Cosa doveva dirmi? Aveva scoperto dove si era cacciato Noah? Aveva parlato con Jude e aveva scoperto del borderline? Della droga?

«È da un po' che vorrei parlartene, ma...ho sempre paura di ferirti e sai quanto io ci tenga a te» mormorò deglutendo. Santo cielo, la situazione stava diventato davvero strana.

«Puoi parlarmi di tutto, Ryan. Sempre, lo sai» dissi irrigidendomi sulla sedia.

«È da qualche settimana che... sì, insomma...ho iniziato a frequentare una ragazza» scandì ogni sillaba, scegliendo con cura le parole da usare.
«Ieri sera ci siamo visti e l'ho baciata, quindi cioè...» non lo lasciai continuare.

«Ma è fantastico, Ryan!» strepitai sorridendo. Ero davvero contenta per lui, meritava qualcuna che lo amasse davvero.

«Dici sul serio? Non sei arrabbiata o triste o nient'altro?» chiese incredulo, increspando le labbra in un piccolo sorriso.

«Ryan, tra noi non c'era nulla e lo sappiamo entrambi che avevamo tanto da dimenticare. Ora tu ci sei riuscito, sei andato avanti e io non potrei essere più felice di così» dissi sincera, stringendolo in un abbraccio che ricambiò all'istante.

«Grazie, Faith. Non immagini quanto mi faccia piacere che tu accetti questa novità» mormorò strofinando il naso sulla mia pancia. Sorrisi dolcemente, mentre accarezzavo delicatamente i suoi capelli con una mano.

Dopo quasi venti minuti riposi il mazzo di chiavi sul tavolo in legno e mi avvicinai alla porta d'ingresso.
Mancava un'ora esatta prima dell'appuntamento con Jade e se c'era una cosa che detestavo, quella era fare ritardo alle sedute.
Amavo passare il tempo lì, molti detestavano parlare con uno psicologo, ma per me quella stanza era ben più che uno studio. Era l'unico luogo in cui mi venisse semplice parlare di me senza sensi di colpa.

«Vai già via?» mormorò Ryan, porgendomi un biscotto che aveva preparato la mattina precedente.
Annuii dando un morso alla pasta frolla di quel dolce, poi lo ingoiai.

«Ho un appuntamento importante e non posso assolutamente fare tardi» spiegai brevemente una volta finito il biscotto, senza soffermarmi su nessun particolare.

«Vuoi che ti accompagni?».

«No!» strepitai aprendo la porta, poi schiarii la voce.
«Cioè, volevo dire che non ce n'è bisogno, grazie» mormorai accennando un sorriso imbarazzato per la mia risposta impulsiva.
Ringraziai e salutai Ryan, prima di uscire da casa sua e respirare un po' d'aria fresca.

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