Fears

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"There's a lightning in your eyes i can't deny"
Ready To Run, One Direction.

Avevo il respiro corto, gli occhi spalancati e no, non potevo farlo davvero. Pazza, ero diventata completamente pazza.

Mi guardai velocemente intorno cercando con gli occhi una via di scampo, ma ovviamente l'unica era la stessa porta da cui ero entrata qualche minuto prima.

Non c'era nessuno, forse se me la fossi svignata in qualche secondo nessuno si sarebbe mai accorto di me e nessuno avrebbe mai sospettato della mia presenza lì dentro.

Mi voltai sul posto, pronta ad uscire da quella porta, ma una calda mano dal tocco ruvido mi afferrò un polso e lo strinse forte. La prima cosa che entrò nel mio raggio visivo fu un cipiglio corrucciato. Il mio sguardo passò immediatamente sul mio polso che stava stringendo con una forza immane, e salì poi su lungo il suo braccio completamente tatuato. Cercai di non focalizzare troppo la mia attenzione sui suoi bicipiti e arrossii immediatamente non appena incontrai un sorriso beffardo posto su un paio di labbra carnose e rosee.

La sua presa si allentò immediatamente.

"Dove stai andando?".

Mi chiese, puntando due incredibili, scintillanti occhi smeraldini nei miei.

'Beccata' pensai 'Ottimo lavoro, Aria, davvero ottimo lavoro'.

"Io.." parlai, e quando la sua mano scivolò via dal mio polso una scossa elettrica fece le capriole sulla mia spina dorsale.

Strano. Terribilmente strano.

Abbassai lo sguardo sui miei piedi, arrossendo di nuovo per la mia -al solito- impacciataggine. Ma dove credevo di andare? Avrei dovuto sapere che non appena avessi messo piede in quella stanza mi sarei sentita le membra attorcigliare e me la sarei svignata ancora prima che qualcuno potesse vedermi.

Prevedibile.

Peccato che qualcuno mi avesse ormai già vista.

Alzai di nuovo lo sguardo e lo puntai nel suo: i suoi occhi erano sorridenti mentre aspettavano ancora una mia risposta. Già, dove stavo andando?

"Io.. Volevo farmi un tatuaggio.. Ma-" deglutii a vuoto, dandomi mentalmente della stupida "Ma.. Ecco- Ci ho ripensato, ho paura degli aghi".

Non esisteva una vera tonalità di colore per descrivere quella che aveva preso pieno possesso delle mie guance, infuocandole.

'Fantastica spiegazione, batti il cinque'.

Mi aspettavo che avrebbe comprensivamente annuito e che, sorridendo, mi avrebbe gentilmente aperto la porta e mi avrebbe lasciata uscire, ma tutto ciò che fece fu scoppiare a ridere, ridere davvero, tenendosi la pancia con le mani e socchiudendo gli occhi, con quello splendido sorriso sulle labbra e due dolcissime fossette immerse tra le guance.

Ora che lo guardavo meglio, in realtà, tra la mia incredulità e il suo sorriso, potevo realmente rendermi conto del fatto che non avrei mai definito esattamente il suo aspetto minaccioso, se non fosse stato per i suoi troppi tatuaggi sui bicipiti muscolosi e uno strano piercing sul sopracciglio superiore.

Era fin troppo affascinante, e gridava 'tatuatore' da tutti i pori.

"Forza, la sedia è da quella parte" rise, indicando con un cenno del capo una porta spalancata alla sua sinistra e recuperando di nuovo la mia mano.

Altri brividi.

Doveva esserci davvero una grande tensione elettrica in quel negozio.

Tremavo come una foglia mentre mi posizionavo sul lettino nella stanza indicata dal giovane tatuatore, e sì, ero strana, me lo ripetevo continuamente: perchè diavolo ero venuta a farmi un tatuaggio se avevo questa strana, stupida fobia?

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