34. Ghiaccio

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Alzo lo sguardo e scruto i confini della pianura. Come per i precedenti scenari, anche qui dovrebbe esserci un punto di arrivo, ma l'ambiente è così omogeneo da non darmi nessun indizio.

Mi volto verso Ashton e stringo i pugni per contenermi e non inveirgli contro. «Da quale direzione è venuto?»

Ruota il capo e indica il sud. «Ho camminato circa quattro chilometri prima di incontrarla.»

«Bene, allora procediamo verso nord. Se non troviamo nulla, cambieremo traiettoria.»

Camminiamo rimanendo in silenzio per diversi minuti. Solo quando notiamo che il sole ha cambiato angolazione nel cielo decidiamo di procedere verso est. Nessuno dei due dice una sola parola, tuttavia percepisco il suo sguardo sulla schiena, ma faccio finta di nulla.

Sto per gettare la spugna al secondo tentativo fallito, però mi arresto appena vedo un cumulo di ghiaccio a qualche metro di distanza. Inizio a correre, non badando al richiamo del principe che mi urla di procedere con cautela.

Pian piano che la distanza si accorcia, riesco a vedere la superficie della pianura che si diversifica. Il manto di neve si interrompe in una linea netta, sostituito da un'acqua blu scuro, sormontata da zolle di ghiaccio che compongono un percorso fino alla sponda opposta.

Raggiungo la torretta e guardo dentro la cavità, dove quattro coltelli argentati brillano alla luce del sole. Ne afferro due e li ripongo dentro gli stivali, mentre dal fondo emerge un cartoncino bianco. Ashton mi raggiunge proprio quando lo prendo tra le dita.

«Uno, due, tre, il mondo è tutto per te. Sei, otto, dieci, il mondo è sottosopra.
Buona fortuna.» Aggrotto le sopracciglia, rileggendolo ancora mentalmente, prima di guardare il principe. «E questo cosa dovrebbe significare?»

Solleva l'angolo della bocca. «È un gioco che da piccoli io e miei fratelli facevamo sempre. Mi dia il foglio.»

Gli consegno il cartoncino e sposto lo sguardo sul percorso prima che i miei occhi vengano attratti da due braccia alzate che fanno dei segnali verso di noi. Aguzzo la vista ed emetto un sospiro di sollievo appena focalizzo la chioma dorata di Dalia. Ricambio il suo gesto e anche il ragazzo dietro di lei compie un cenno verso di me. Mi si stringe lo stomaco e giro il capo. Loto non può essere mio fratello, ma le parole di Ashton si insinuano subdole nel mio inconscio senza darmi tregua.

«Iris!» Alzo la testa verso il suono della voce, ma capisco subito che è Heather. Sposto l'attenzione sulla figura di Ros accanto a lei e il conforto iniziale viene sostituito da un'agitazione sorda che nasce gradualmente nel petto.

Manca una persona all'appello. Una persona che, inconsciamente, speravo di incontrare insieme agli altri. Stringo i pugni e volto lo sguardo indietro da dove siamo venuti. Non dovevo andarmene dal punto in cui siamo precipitati senza neanche cercarlo. Forse è ancora lì da qualche parte e io l'ho abbandonato, nonostante abbia notato la scia sinistra sulla neve.

«Ho decifrato il codice, abbastanza elementare se si sa cosa guardare. Segua i miei spostamenti e non tocchi nessun'altra lastra di ghiaccio o precipiterà nell'acqua gelida. Neanche la tuta termica potrà salvarla.» I suoi occhi scuri mi soppesano con attenzione. «Qualcosa non va? Sembra in ansia. Sua sorella sta bene e questo è lo scenario di Loto, non le accadrà niente.»

Sto per dirgli che manca Glad, ma mi mordo la lingua. Ad Ashton non interessa niente di lui, anzi, probabilmente sarà solo contento appena scoprirà di non averlo più tra i piedi. «Non sono preoccupata per Dalia.»

«E allora per chi...» Non completa la frase e osserva gli altri due gruppi prima di scuotere la testa. «Perché le interessa così tanto Glad?»

«Lei dov'era quando la barriera elettrica si è riattivata e Glad si è precipitato da me per non farmi fare a fettine? Dov'era quando il serpente mi ha trascinato via? Lei sostiene di volermi proteggere, Ashton, ma tutte le volte che sono stata in difficoltà non è stato lei a venire in mio soccorso.»

Iris - Il regno di FloraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora