CAPITOLO 11: IL LATO OSCURO DI PRADO

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"quindi?" mi domanda il ragazzo rimanendo seduto sulla moto.

"devo trovare Clary, subito" le mie mani tremano come foglie al vento ed un senso di oppressione ed ansia mi pervade facendosi largo sotto la pelle.

"continui a ripeterlo tutti i giorni e tutto il giorno, ma non mi sembra che ti stia operando gran chè per ritrovarla davvero"

"scusa?" sollevo lo sguardo, allibita.

"cioè sì, ti osservi attorno e vai a tentoni, ma non pensare un giorno di svegliarti con la mente illuminata dalla luce divina"

"ma che problemi hai?" lo guardo, quasi schifata "il vero problema è che non ho la minima idea di dove possa trovarsi in questo momento e non ho mezzi per rintracciare la sua posizione o, per lo meno, i suoi spostamenti nelle ultime 48 ore"

"beh..." sospira, scrocchiandosi le dita "questa è un problema tuo. ci si vede" senza esitare per un solo istante, accende il motore e sfreccia via senza più fare ritorno.

Rimango lì, esterrefatta, ma in fondo non troppo sorpresa dal suo atteggiamento. Così mi rendo conto di essere punto a capo e, questa volta, senza nemmeno l'aiuto di qualcuno che potrebbe sapere tutto a riguardo della vicenda. Dovevo aspettarmela che prima o poi se la sarebbe data a gambe, ma non prima di essere giunti ad una conclusione. Insomma, ha sempre detto che gli sarei servita come diversivo nel caso questi "assassini e rapitori" fossero venuti a prenderlo, eppure se n'è andato come se tutto d'un tratto avesse deciso che, in caso di pericolo, ci avrebbe rimesso le sue stesse piume... a meno che-

Un brivido a catena ha ripercosso l'intera spina dorsale, agendo come una scossa elettrica "a meno che lui non abbia già trovato la soluzione..." un altro brivido, più intenso "questo significherebbe che..." deglutisco a fatica, come se un nodo soffocasse la gola "questo significa che verranno a prendermi"

...verranno ad uccidermi...

Per un istante percepisco cedere le gambe, come se un blocco di cemento si fosse attaccato ad esse. Fino ad ora non avevo dato tanto peso alle parole dell'anonimo, eppure perché adesso ho...ho paura?

Cado in ginocchio, pestando le rotule contro il pavimento d pietra umida. L'ennesimo brivido gelido sembra aver suscitato l'esplosione di un'emicrania così dolorosa da costringermi a rannicchiarmi a terra con la testa tra le mani ormai violacee.

Una goccia, due gocce e lo scatenarsi di un violento diluvio che colpisce l'intera cittadina senza pietà.

Sospiro singhiozzando, per poi rialzarmi da terra e trascinarmi a casa con un vuoto abissale nel petto.

Ovviamente ad aspettarmi non c'era nessuno, nemmeno mia sorella. Mi sono ritirata in bagno chiudendo la porta a chiave e mi sono tolta i vestiti incessantemente scossa da un costante brivido.

...ho bisogno di una doccia calda, solo una doccia calda...

Mi ripeto appoggiandomi con le mani ai bordi del lavandino e rimanendo schifata dal riflesso nello specchio; Delle occhiaie profonde come caverne ed uno sguardo stanco dalle sfumature grigiastre tendenti alla paura.

...non ti stai realmente impegnando,

non fai altro che ripetere sempre la stessa cosa senza fare nulla...

"NO!" con tutta la rabbia che trattenevo da giorni, tiro un pugno contro lo specchio, contro il mio medesimo riflesso. La mia immagine che si sbriciola in piccoli frantumi brillanti ed aguzzi e la mia mano tagliata ed infilzata da quelle piccole schegge che sembrano aumentare secondo dopo secondo. Stringo forte le mani, nonostante questa stretta salda non faccia altro che provocare nuove innumerevoli ferite "AH!" e con l'ira che accresce secondo dopo secondo tiro un altro pugno, per terra, contro quei piccoli frantumi di specchio che non volevano smettere di riflettermi.

L'INCANTATORE / "I 12 cavalieri di Prado"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora