Luce Riflessa

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Non ero mai stato ateo. Ma non ero neanche uno di quelli che frequentava con assiduità la chiesa o tutto il resto. Potevo considerarmi un cristiano con dei sani principi, ma che li aveva persi per strada tra le vicissitudini della vita. Vicissitudini che mi avevano anche portato a maledire quella vita. Una vita che non mi aveva dato nulla di buono, e che mi aveva portato via, l'unica persona con cui avevo condiviso la dolcezza di una vita quasi normale. Lei, che vedeva da sempre in me quel buono, cercava di convincermi tutti i giorni che esisteva davvero dentro di me quella luce. Io, dal canto mio, non avevo mai creduto che ci fosse davvero quella luce. Anzi, per dirla tutta, ridevo ogni qualvolta mia nonna mi diceva che i miei occhi parlavano per me e raccontavano chi ero in realtà. Lo diceva quando tornavo a casa ubriaco, lo diceva quando mi chiamava nel cuore della notte tra gli schiamazzi, lo diceva anche quando vantandomi con Saverio, elencavo tutte le "abilità " della signorina di turno tra una risata e l'altra. Lo ripeteva sempre.

Fu anche l'ultima cosa che mi disse prima di lasciarmi per sempre in balia di me stesso. Quella notte tra i miei pianti ininterrotti, e Saverio che dormiva accanto a me sul divano, cercai di ricordare tutto di lei. Ricordare tutto quello che mi aveva dato incondizionatamente, immergendomi nelle sue parole amorevoli e nei suoi occhi azzurri che avevano da sempre quella meravigliosa luce. Compresi troppo tardi, che la luce di cui parlava mia nonna non era altro che la sua riflessa nei miei.

Era lei che mi rendeva diverso.

Capii anche che non avrei mai più visto quella fantomatica luce, e che avrei fatto i conti con quello che ero realmente per tutta la vita.

Un fallito.

Fino a quando, come per magia, quella luce tornò investendomi in pieno. C'era solo un piccolo problema: mi faceva paura. Per quanto fosse luminosa e bella, mi faceva una fottuta paura. Una paura così irrazionale e paralizzante, da farmi credere che quella luce era lì per un errore del destino. E che io, non meritavo tale bagliore nella mia vita.

Con il senno di poi, e con la consapevolezza di quell'amore che andava ben oltre la paura e la ragione, potevo ammettere tranquillamente, che non sarei sopravvissuto senza quel bagliore, senza di lei.

Senza quei capelli castano chiaro che svolazzavano trasportati dal vento mentre correva lungo la battigia, senza quel sorriso meraviglioso che ti faceva ridere l'anima, senza quegli occhi blu verdi che sapevano rapirti lasciandoti senza fiato ogni volta che sfiorava i miei.

Non potevo più farne a meno.

La raggiunsi in un battibaleno avvolgendola con le mie braccia da dietro, deliziandomi con la sua pelle morbida e il profumo dei suoi capelli che mi solleticava il naso.

« Presa! », gridai stringendola a me tra le sue risate.

« Tu mi prendi sempre... », rispose lei voltandosi verso di me stringendo le mie guance.

La guardai come a volerla spogliare con gli occhi. Forse perché, era quello che volevo fare da tutto il giorno. Avevamo passato tutta la giornata in spiaggia. Tra risate, racchettoni e videochiamate varie al figlio di Mirko e Claudia.

« Promessi sposi! », ci chiamò Mirko facendoci segno con la mano. « Noi stiamo andando in camera a riposare un po'. Ci vediamo intorno alle diciannove e trenta per l'aperitivo pre cena? », chiese poi con Claudia tra le braccia.

« Ok.», rispose Anita al posto mio, mentre io la stringevo più forte a me.

Avevo una voglia immane di lei.

« Dario, andiamo anche noi in camera? »

« E me lo chiedi anche? », sussurrai al suo orecchio dentro sorridendo malizioso.

Ogni Parte Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora