10.

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Il sole era spuntato appena qualche ora fa, facendo capolino al di sopra degli edifici più alti, e rischiarava le vie della città, che si stava già mettendo in moto per dare il via ad una nuova giornata lavorativa. In uno di questi stessi palazzi, un giovane detective, dalla capigliatura castana e l'aria ancora sonnolenta, era stretto in una morsa dal suo ex partner, Nakahara Chuuya. Sembrava stesse stritolando un peluche di pezza da quanta forza stesse mettendo in quell'abbraccio. Era così innocuo, dolce, tranquillo mentre dormiva, pensò Dazai facendo dei grattini sulla nuca del rosso, premurandosi di non svegliarlo e volendo che dormisse ancora un po' per recuperare ore di sonno andate perse.

Dal canto suo, invece, era sveglio all'incirca da un paio d'ore e, non riuscendo più a chiudere gli occhi, era permaso ad osservare il nanetto, qualche centimetro sotto di lui. Il capo era poggiato sul suo petto a mo' di cuscino, le gambe dell'altro incastrate nelle proprie, le sottili braccia che gli cingevano i fianchi. Il respiro caldo, pesante, gli solleticava il collo, facendolo rabbrividire lievemente. Ciononostante era una sensazione piacevole, così piacevole che non avrebbe mai voluto liberarsene. La mano, antecedentemente posata sul suo capo, scivolò fino al viso e gli carezzò una guancia rosata con estrema delicatezza. Vide la figura esile del fulvo agitarsi nel sonno, il naso di lui gli si strofinò sul collo, un'espressione imbronciata in volto. Il suo cuore di Dazai si sciolse a quella vista del suo Chuuya mentre dormiva.

Una volta che l'altro si fosse svegliato, quel momento magico saturo di tranquillità, pace e silenzio, si sarebbe dissolto come fumo che si disperde al vento. Motivo per cui, Dazai era intenzionato a imprimere quegli attimi trascorsi come all'interno d'una bolla, per non dimenticarlo. Mentre seguitava a coccolare tacitamente Chuuya, domandò a sé stesso se, approfittando del fatto che fosse già lì, di discutere sul bacio di quella sera e, magari, chiarire alcune questioni in sospeso. Naturalmente, non subito. Avrebbe atteso che il rosso si fosse ripreso quanto bastava da essere lucido dalla sbronza della notte precedente, soltanto in seguito si sarebbero messi a discutere.

Un mormorio sommesso attirò l'attenzione di Dazai. Puntò lo sguardo su Chuuya, due iridi cerulee guardavano distrattamente intorno a sé, ancora un po' scombussolato per destarsi completamente. Data un'occhiata circolare alla stanza, seppur confusa, andò a scontrarsi con lo sguardo del castano, immobile ad osservarlo da un periodo di tempo indefinito. Gli occhi si spalancarono di colpo, scostò immediatamente lo sguardo altrove quasi ne fosse rimasto scottato. Solo allora, il mafioso, si rese effettivamente della posizione equivoca nella quale si trovava in questo momento. "Cosa diavolo ci fa lo sgombro qui?!" Aprì e richiuse la bocca diverse volte, non sapendo cosa dire, attonito com'era.

Fu Dazai a precederlo, rompendo il ghiaccio. «Buongiorno, principessa! Dormito bene?» Le sue labbra si aprirono nel sorriso più ampio che riusciva a fare, lasciando il rosso a dir poco confuso a riguardo.

Sbatté repentinamente le palpebre e, recuperato coscienza di ciò che gli sta intorno, poggiò entrambe le mani sul petto del castano e lo spintonò malamente lontano da sé. «Tu- Perché dormivi nel mio letto, eh?!» si mise a sedere, i capelli scarmigliati per colpa del cuscino gli ricadevano ai lati del viso.

«Per essere più precisi, sarebbe il mio letto...» disse con fare ovvio e alzò gli occhi al cielo. «Ieri notte ti ho trovato ubriaco fradicio al Lupin e-» Fece una pausa e collocò le sue iridi scure sulla figura minuta affianco a sé. «visto che casa mia era più vicina, ho pensato che fosse meglio portarti qui.» concluse con quel suo sorriso sornione che Chuuya trovava alquanto irritante e fastidio a dir poco.

A poco a poco, i ricordi della sera precedente riaffiorarono nella mente del rosso. Sì, si era recato in un bar per svuotare un po' il cervello, distaccarsi da una realtà che sentiva troppo stretta, così tanto da impedirgli di respirare, e da tutto ciò che stesse succedendo in quel periodo a Yokohama. Aveva bisogno di rilassarsi e sedersi comodo dinanzi ad un invitante calice di vino era l'ideale per lui. Tuttavia, man mano che il tempo scorreva aveva perso il conto di quanti bicchieri si fosse tracannato uno dietro l'altro da quando era giunto lì. Non accennava a smettere, nonostante le premure del cameriere dietro il bancone. Fin quando, però, a un certo punto il suo corpo non resistette un secondo di più e si accasciò col viso spiaccicato sul piano di legno, sprofondando nel buio più totale. Da quel momento in cui aveva solo piccoli sprazzi di ciò ch'era accaduto. Sovveniva d'essere stato messo a lento, eppure non ricordava il volto della persona che lo aveva aiutato. "É possibile che- che sia stato lui?" Stentava a crederci, il rosso. Più probabilmente, Dazai, gli avrebbe scattato qualche foto per poi rinfacciargliele in qualche altra occasione. N'era più che certo. Ma credere che lo abbia aiutato, senza alcun doppio fine, era fin troppo assurdo e al limite del ridicolo.

Siamo come i fiori di ciliegio- Soukoku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora