7. SCUSA

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La nostra vita quotidiana, di quei primi 3 anni, può essere descritta con una sola parola. La parola è: "stiracchiata"!
Quando non dormivamo, non c'era secondo che non ci concentrassimo sul problema di tirare insieme i quattrini sufficienti per far quadrare i conti. La luna di miele la passammo su uno yacht, insieme con ventuno bambini. O, meglio, io governavo un "Rhodes" di undici metri dalle 7:00 di mattina fino a quando i miei passeggeri ne avevano abbastanza e Gladys stava a badare ai bambini. Il posto si chiamava Pequod Boat Club e si trovava a Dennis Port, una località che comprendeva un grosso albergo, una darsena e una decina di case da affittare. Penso che fosse un punto di merito per entrambi se, dopo una lunga giornata passata ad essere gentili con i clienti (dato che i nostri introiti dipendevano soprattutto dalle loro mance), Gladys ed io riuscivamo ad essere gentili anche tra di noi. Mi limito a dire "gentili" perché mi manca la ricchezza di linguaggio necessaria per descrivere che cosa significa amare ed essere amati da Gladys Morante. Scusate, Gladys Sanders!
Prima di partire per Cape Cod, avevamo trovato un piccolo appartamento conveniente, poco a nord di Cambridge. In origine, la casa doveva ospitare due famiglie, ma adesso era convertita in 4 appartamenti, troppo cari nonostante il canone "conveniente". Ma che diavolo possono fare due neolaureati? Il mercato lo regolano quelli che vendono.
«Hey, Jos, secondo te, perché i pompieri non hanno dichiarato inabitabile questa topaia?», mi domandò Gladys.
«Probabilmente perché anche loro avevano paura di entrarci!», risposi io.
«Effettivamente, adesso anch'io ho paura!», disse con voce instabile.
«E com'è che a giugno non ce l'avevi tutta questa paura?», domandai.
Questo dialogo si svolse al nostro rientro a settembre.
«Allora non ero ancora sposata. Adesso, parlando da donna sposata, questo posto mi sembra insicuro sotto ogni aspetto... ecco!», disse lei risoluta.
«E cosa intendi fare a tal proposito?», domandai.
«Parlarne con mio marito!», rispose lei «Ci penserà lui sicuramente!», sentenziò.
«Hey, ma... ma tuo marito sono io!», puntualizzai.
«Ah, davvero? Dimostramelo, allora!»
«E come?», domandai, pensando poi tra me: "Oh no, vuole che glielo dimostri davvero quí in mezzo alla strada?".
«Portami in braccio oltre la soglia!», disse lei.
«Non crederai a quella idiozia, spero!», dissi io.
«Tu portami e dopo lo deciderò!», concluse.
E va bene. La tirai su come un fuscello e la portai per i cinque gradini, fino al porticato.
«Perché ti fermi?», domandò.
«Scusa, non è questa la soglia?», domandai.
«No, neanche per sogno!»
«C'è il nostro nome vicino al campanello, comunque!», precisai io.
«Questa non è la soglia ufficiale. Di sopra, sfaticato!», disse.
Bene, c'erano 24 gradini per arrivare al nostro domicilio "ufficiale". E dovetti fermarmi a metà strada per riprendere fiato.
«Perché sei così pesante?», domandai a Gladys.
«Non ti è mai venuto in mente che forse potrei essere incinta, amore mio?», disse.
Questo non mi rese certo più facile riprendere fiato. Anzi...
«Lo... Lo sei?», riuscii a dire alla fine.
«Ah, ti ho spaventato, vero marito?»
«Sí, moglie, per un attimo c'ero cascato!», dissi rianimato.
La portai su per il resto della scala. Questo fu uno dei preziosi momenti che ricordo, in cui il termine "stiracchiato" non ebbe proprio nessuna importanza.

Il mio illustre nome ci permise di aprire un conto in una drogheria che, con ogni probabilità, avrebbe negato qualsiasi credito a due comuni studenti. Invece, proprio quello stesso nome, risultò svantaggioso, guarda caso, nel posto in cui mai mi sarei aspettato: la Shady Lane School, dove Gladys doveva insegnare.
«Naturalmente, Shady Lane School non può permettersi di pagare stipendi pari a quelli delle scuole pubbliche...», disse a mia moglie la signorina Anne Miller Whitman, la preside.
Non si fece sfuggire ovviamente qualche frase a significare che tanto i Sanders non si sarebbero affatto preoccupati di questo piccolo aspetto della questione. Gladys, invece, tentò di convincerla del contrario, ma riuscì ad ottenere soltanto 3.500 dollari annuali che già le erano stati offerti. E così, io imparai a farmi piacere cose come gli spaghetti e Gladys imparò tutte le ricette possibili ed immaginabili per far sembrare la pasta simile a qualcos'altro.
Con quello che avevamo guadagnato durante l'estate, con lo stipendio di Gladys e con il futuro compenso del lavoro notturno che avrei svolto presso l'ufficio postale durante l'intenso periodo natalizio, ce la cavavamo discretamente. Voglio dire, c'erano un sacco di film che perdevamo (e concerti ai quali Gladys ormai mancava), ma almeno riuscivamo a vedere i conti alla pari. Naturalmente, tutto ciò che vedevamo erano veramente solo i conti alla pari! Mi spiego: socialmente, le nostre vite erano radicalmente cambiate. Eravamo ancora a Cambridge e, in teoria, Gladys avrebbe potuto continuare a frequentare i suoi ambienti musicali. Però, il problema è che non c'era proprio tempo. Tornava a casa stanca da Shady Lane School e c'era la cena da preparare. Nello stesso tempo, i miei amici furono così delicati da lasciarci finalmente in pace. In poche parole, non ci invitavano per non costringere noi ad invitare loro. Lasciammo perdere anche le partite di football. Come membro del Varsity Club, avevo diritto a sedere nella favolosa tribuna centrale. I biglietti, però, costavano 6 dollari l'uno. Il che significava sacrificare 12 dollari di volta in volta.

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