L'ultima sera

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Quando tutto ti crolla addosso, non hai molta scelta.

Puoi soccombere, lasciare che tutto ti uccida pian piano finché qualcosa non riuscirà a ucciderti definitivamente.

Oppure puoi scegliere di rialzarti. Puoi scegliere di vivere, di combattere, di continuare a sperare in un futuro migliore giorno dopo giorno.

Le persone pensano che queste siano le uniche scelte che abbiamo.

Nessuno considera la terza.

E io la sto considerando, adesso, mentre fisso il vuoto della strada in cui sono cresciuta.

E' un dolore talmente forte che tutto perde di senso e nulla sembra smuoverti. Un dolore che ti lacera dentro costantemente, come se ad ogni respiro stessi sempre più male e ti consumassi lentamente.

E non si può, non si può aspettare di vivere un'intera vita in questo modo, di arrivare a novant'anni e guardarsi indietro provando solo disprezzo per ciò che si è fatto.

E cosa si è fatto, alla fine? Nulla.

Una vita sprecata in attesa di un qualcosa che non è mai accaduto.

Chiamarla "vita" potrebbe essere eccessivo. Chiamiamolo 'susseguirsi di eventi'. Chiamiamolo 'svegliarsi ogni mattina vedendo il tempo che ti passa davanti senza far nulla per acciuffarlo'.

Quanto è strano avere diciassette anni e non riuscire a vedere nulla davanti a sé?

Io non penso che riuscirò mai a star meglio. Non penso che mi sveglierò una mattina e dirò a me stessa che sono felice, che ho realizzato i miei sogni, che tutto è perfetto e che ce l'ho fatta a salvarmi.

Il vento che mi ha accompagnato in tutti i momenti negativi della vita sembra farmi compagnia anche stasera. Quasi lo sento parlarmi.

Non ci vuole un genio per fare un salto.

Un salto, un solo salto e tutto finirà. Quanti salti ho fatto nella mia vita, in fondo?

Ho saltato quando sono nata, schizzando via dall'utero di mia madre come un'anguilla.

Ho saltato quando mi sono trovata col cuore spezzato, tentando di sgattaiolare via dalle sue macerie che puntualmente mi ferivano lo stesso.

E sto saltando pure questa sera, mentre cerco di regolare il mio respiro e calmarmi.

Va tutto bene, Cassy. E' una sera come tutte le altre, quante altre volte ti sei detta che non ne saresti uscita? Quante volte sei andata a dormire piangendo e sperando in un domani migliore?

Quante volte ti sei guardata allo specchio e hai trattenuto le lacrime?

Te lo meriti tutto questo, Cassy? Io, me lo merito?

Non ho mai meritato nulla, ma non è importante. Tanta gente non merita tante cose, e puntualmente le riceve.

Magari io meritavo tutto ciò che ho avuto nella vita fino ad ora. Meritavo le lacrime, il dolore, la sofferenza che mi ha accompagnato dal primo giorno in cui ho posato i piedi su questa terra.

Ma se stasera lo faccio, che succederà?

Non lo voglio un funerale in grande stile. Niente palloncini bianchi, gente che piange, commemorazioni funebri. Non lo sopporterei. Se accadesse una cosa del genere tornerei dal regno dei morti solo per incazzarmi con tutti.

Potrebbero lasciarmi spiaccicata sull'asfalto, come una specie di macabra commemorazione. In fondo questo posto non è mica New York City, non intralcerei il traffico.

E la gente potrebbe venire a posarmi un fiore sulla schiena di tanto in tanto, a dire qualche preghiera. Quello lo accetterei, quello mi starebbe bene.

Stasera non mi ucciderò.

Uccidersi significa mettere fine alla propria vita, e la mia non è una vita. L'ho già detto, è più che altro un ciclo di azioni ripetute, aspettando un momento di gioia che non arriva.

Deve finire qui, come sono già finita io da un pezzo.

Ma sarà doloroso?

In fondo è solo un salto, dieci secondi di panico, e poi bum. Il nulla cosmico che tanto adoro mi accompagnerebbe sempre.

Che senso ha ritardare tutto questo? Non arriverà nessuno a dirmi "Ehi, Cassidy, scendi da lì, non farlo, io ti amo, se ti uccidi tu mi uccido anch'io".

Sono un pezzo di mobilio per gli altri, la ragazza della porta accanto che mai hanno degnato di uno sguardo.

E che il cielo li fulmini se mi degneranno di uno sguardo quando sarò morta. Sarà troppo tardi, e dovranno capirlo.

Secondo me è arrivato il momento, non è neanche tanto difficile saltare. Non so perché mi stessi creando così tanti problemi, basta darsi uno slancio ed è fatta.

Se qualcuno mi frugasse nel cellulare e trovasse questa nota, la tenga per se.

Mamma, se la trovi tu, mi spiace. Non era quello che meritavi tu, ma non hai idea di quanto sia stanca di essere sempre altruista con tutti. Non posso andare avanti solo perché tu non meriti una figlia morta.

Io non merito di essere una figlia viva, e stasera scelgo di mettere la mia felicità al primo posto.

Ci vediamo presto allora, va bene? Le ragazze suicide si ritrovano anche a scrivere e a parlare da sole, questo non lo sapevo.

Quindi, adesso salto. Magari mi spezzo solo una gamba. Siamo al quinto piano e la vedo dura, ma magari mi salvo. Non vorrei, ma sì, magari mi salvo.

Magari mi salvano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 28, 2015 ⏰

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