Le due guardie scortarono Jonathan lungo un corridoio umido e freddo nelle segrete del Bakufu. Alcune celle erano buie e sinistre, altre presentavano ombre profonde. Si udivano le catene strisciare lente e stridule sul pavimento gelido.
In fondo al corridoio due celle erano ben illuminate e più si avvicinavano, più i mormorii strozzati di dolore si accentuavano.
Owen mantenne l'occhio cinico e il portamento eretto alla vista dei carnefici, che imprimevano le loro torture sui corpi dei carcerati.
Fu fatto entrare in una cella buia e i suoi polsi furono legati ad una lunga catena affissa sul muro, dove egli si appiattì. Nessuno gli aveva mai riservato un trattamento speciale, abile com'era ad anticipare i tempi per darsela a gambe, ma se si trovava in quel luogo angusto era più che altro per proteggere Casey.
Confidò le sue speranze in Reiji. All'inizio avrebbe voluto raccontare al giovane le vicissitudini della ragazza, ma per problemi che impegnavano Ginza in quel periodo, preferì affidarsi al suo intuito. Era certo che in quel momento Casey fosse al sicuro con Kyu, anche se Collins le girava in tondo come un avvoltoio.
Si guardò attorno. Un uomo col volto pesto era seduto sul pavimento gelido della cella di fronte. Su di lui un aguzzino impose la possente verga che teneva in mano. Inebetito dal dolore, la vittima lasciò ricadere il capo in avanti, sprofondando nell'incoscienza. Il boia, dunque, protese la lucerna verso l'uomo; lo studiò con disinteresse e poi scosse il capo verso le guardie. Queste afferrarono il carcerato e con un violento strattone lo sollevarono per le braccia per poi trascinarlo fuori dalla cella, lasciandogli strisciare le ginocchia sul pavimento.
Per non incorrere nella stessa sorte, Owen si appiattì ancor di più alla parete, immergendosi nella totale oscurità. Le gambe quasi non gli reggevano e lo stomaco sembrava un groviglio di budella scoppiate, per come gli doleva.
Il viso tarchiato del boia con gli occhi semichiusi, lo sguardo feroce e la bava alla bocca, lo raggelò sul posto. Questi, però, sembrò averne abbastanza per quel giorno e avvicinatosi all'inglese gli fece sentire un ringhio minaccioso, sollevò la lucerna e se ne andò, mentre le guardie richiudevano la cella, lasciando l'inglese al buio.
Di tutto quel trambusto, era certo che l'Imperatore non si aspettasse una risposta favorevole a quel negoziato, dal momento che aveva, comunque, dislocato le truppe sulle sponde orientali del fiume Edo, nel Kanto. La colonna dell'esercito imperiale avrebbe continuato a scendere dalle montagne e ad ammassarsi nell'entroterra.
Jonathan appoggiò il capo contro il muro. Ginza sarebbe diventata un campo di battaglia, perché Edo venisse oltraggiata dal fuoco. Se non usciva in fretta da lì, Casey si sarebbe trovata in mezzo alla guerra. Batté violentemente un pugno sulla parete solida, maledicendo Yoshinobu e Collins.
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GLI OCCHI DEL RONIN
Narrativa StoricaEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...