68. Rauheit - ruvidezza

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Risvegliandomi il primo pensiero è corso a lui; ho sorriso a occhi chiusi - ancora insonnolita - nell'avvertire il tocco della sua mano espandersi come una chiazza d'olio: dalla spalla, alla scapola, farsi saltellante sulle vertebre nodose. Sei qui, ho pensato, strusciandomi contro il suo petto. Se l'avessi trovato ai piedi del letto intento a fare piegamenti, o, ancor peggio, se non l'avessi trovato in stanza, lo avrei preso a ceffoni. È un rito che ha messo in atto dacché ne ho memoria, ma non avrei sopportato il freddo vuoto accanto a me una volta sveglia.

Ma ho aperto gli occhi incontrando i suoi, colmi di gratitudine, e ho saputo di non aver commesso alcun errore.

«Dormito bene?» Mi chiede, facendomi ridacchiare nell'incavo del gomito dopo che mi ero poggiata sui suoi pettorali per meglio osservarlo.

«Perché, abbiamo dormito?» Ho un ottimo ricordo della nottata appena trascorsa, ma a giudicare dal sorriso sibillino che gli compatta le labbra direi che lui ne ha uno ancora migliore. Un po' me ne vergogno, se provo a immaginare a mente lucida cosa gli stia passando per la testa. Sul momento di certo non mi ero preoccupata del ritratto che avrei fornito di me, della distanza che ho involontariamente preso da quello che sarebbe stato il mio "ruolo" nella società, ma, del resto, chi mai stabilirebbe la rettitudine di un individuo a partire dalle sue prestazioni a letto? Non di sicuro Reiner. Sono comunque una brava ragazza, anche se ho fatto ben più che restare coricata sulla schiena aspettando che lui si occupasse di tutto.

«Se sei stanca possiamo saltare la colazione...» la sua provocazione mi fa scattare sull'attenti. Mi sono levata di colpo e un'imbronciatura infantile ha preso il posto della contrattura dovuta all'imbarazzo del momento. Lui mi rivolge un sorriso di rimando; un sorriso tiepido e bello, che disfa completamente la mia vena capricciosa.

«Con te sono felice» confesso, riadagiandomi sul suo petto a braccia conserte. «Non voglio pensare a nient'altro, nemmeno a che ne sarà di noi tra un mese, un anno o dieci. Vorrei che i pensieri negativi non toccassero neppure te, che non sgualcissero la nostra felicità. Non ti pare di aver già sofferto molto? Ora siamo insieme; ho solo voglia di sognare e di fare l'amore.» L'inaspettata esternazione lo coglie alla sprovvista. A riposo, tiepida come acqua appena appena scaldata, non si direbbe neppure che quelle parole mi siano uscite di bocca. Ma non c'era nulla di lascivo e questo ha fatto sì che Reiner mantenesse una certa compostezza. Mi viene da sorridere... Sarà composto ora, ma se non fosse stato per la purezza dei suoi sentimenti, non ci sarebbe stato nulla di decoroso nel modo in cui ci siamo congiunti.

«Sono un uomo patriottico, ma per te accetterei volentieri di servire nella Legione Straniera. Oltretutto, dopo aver reso un così buon servizio all'Italia, sono stato anche ben ricompensato.» Se n'è uscito in questi termini e con una tale serietà che, per un attimo, mi ero scordata dell'inesistenza di una Legione Straniera Italiana, pur avendo colto la battuta. L'ha dovuta elaborare dal nulla e il risultato, devo dire, non so se mi è suonato più come un'offesa o come un che di divertente nella sua velata volgarità. Alla fine ho riso e gli ho buttato il cuscino sulla faccia, annunciando che sarei andata a farmi una doccia calda, semmai il mio "legionario" avesse voluto seguirmi.

«Dai, era carina!» Contesta, già sotto il getto, con le mani sui miei fianchi.

«Originale su» riconosco, pur senza sbilanciarmi. Il difficile è riuscire a sbrigarmi per evitare sprechi di acqua, ma i rubinetti che erano stati a lungo sigillati per una questione di rispetto e decenza hanno preso a far scorrere nei nostri corpi una quantità tale di libido che ci è impossibile trattenerci. E così dobbiamo aspettare; chiudere il getto e ricominciare da capo solo dopo aver saziato il nostro appetito.

Alzo le braccia, le incrocio sopra la testa mezze premute sulla fronte come una vera penitente, ma i respiri tremolanti e le ginocchia flesse, tremanti anch'esse, mi tradiscono. Non è tanto l'atto in sé a imbarazzarmi, quanto la frequenza con cui è stato ripetuto e il mio poco contegno nel soccombere al suo vigore. Voleva essere sicuro di non espormi a una gravidanza scomoda e perciò ha avuto cura di proteggermi dall'evenienza, il che mi ha fatta ritrovare gocciolante tra le lenzuola, con il capo sopra alla federa bagnata e la brezza penetrata dall'apertura della finestra a incresparmi la pelle. Con gli occhi rivolti verso l'alto, quasi in preghiera, muovo le labbra a scatti, ma queste sono mute e le lacrime di gioia e di orrore restano intrappolate tra le ciglia, a margine delle palpebre. «Mentre noi ci sollazziamo qualcun altro paga lo scotto per questo nostro amore. Non ho smesso di pensarci, a loro. Li dobbiamo trovare, perché non potrei andare avanti, tantomeno al tuo fianco, se non riuscissimo a fare giustizia almeno ad Isaac. Non mi fregio d'essere stata giusta, ma qualunque fosse stata la mia scelta sarebbe stata ingiusta per tutti gli altri. Questa è la sola cosa che mi consola, eppure so d'essere stata crudele sopratutto con lui, pur non avendolo fatto di proposito» ho sciorinato tutto ciò che mi passava per la mente e dopo me ne sono pentita, ma davvero non potevo più ignorare i rimorsi di coscienza e devo dire che l'atteggiamento conseguente di Reiner è stato degno d'encomio.

Unsere Schatten - Le nostre ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora