11. La casa in mezzo al deserto

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Il caldo li aveva accompagnati per tutto il viaggio. Il ricognitore era un mezzo molto duttile, costruito appositamente per essere adattabile a qualsiasi tipo di ambiente planetario, dotato di ottima strumentazione NEPH-Z che muoveva gran parte dei suoi meccanismi.

Attivato, era collassato a terra l'istante dopo. La fretta di aggiustare l'aria condizionata aveva fatto scordare quel dettaglio alla squadra.

Pur di non cadere nuovamente nella disperazione più totale, Zilong e Miguel si erano prodigati a cercare le istruzioni del ricognitore, per comprendere se potesse partire anche a calci, mentre Dušan ne aveva approfittato per un secondo giro di fotografie per i locali, questa volta dentro l'hangar.

Capito che gli ingegneri fossero più lungimiranti dei militari, Zilong e Miguel avevano raggiunto il loro compagno e si erano appropriati del gruppetto di turisti improvvisati, chiedendo loro del carburante fossile. Infatti, i loro scienziati, avevano sviluppato un certo sesto senso per le necessità dei loro militari, nati da anni di riparazioni dei danni più disparati e dalle costante lamentele, e possibili conseguenti ripercussioni, per modelli definiti "arretrati e inutili" in determinate condizioni, se non addirittura "inferiori rispetto a quelli del Nemico". Quindi, con la loro sottile lungimiranza, avevano attrezzato i ricognitori di un sistema a multipla immissione energetica, che permetteva al mezzo di funzionare, a livelli minimi, anche con forme di energia diverse da quella cosmica.

I cittadini, però, non furono tanto disponibili a cedere loro il carburante fossile, finché non fu organizzato un tour completo della nave in cambio, che fece perdere loro almeno un'altra ora abbondante.

Risolta la questione, erano tornati al ricognitore e, trovando Nastia dove l'avevano lasciata, fortunatamente sveglia, avevano attivato il mezzo. Avevano attivato il mezzo a livelli minimi, quindi poteva solo sollevarsi da terra e muoversi. Niente sistema di raffreddamento, niente vetri regolabili in base all'intensità di luce, il ricognitore era solo una scatola metallica surriscaldata.

Quando giunsero a destinazione, avevano tutti bevuto cinque dei dieci litri di acqua che Zilong si era portato dietro.

Usciti dal ricognitore, capirono che il sollievo di un'aria arsa e di un sole che scottava anche le radici delle piante non fosse propriamente il massimo. Per questo motivo si avvicinarono alla casa, Dušan più rapidamente del previsto, finché non fu bloccato da due pallettoni da fucile, piantatisi a poca distanza dai suoi piedi.

Una sonora bestemmia riecheggiò in quella valle arida.

«Via dalla mia terra!»

Dušan, sfiancato dal caldo, irritato dal viaggio e generalmente scocciato per trovarsi su quel pianeta retrogrado con metà della sua scorta di alcool, non prese bene l'avvertimento e fu pronto ad affrontare di petto il proprietario della cascina. Zilong, intuendo la sua mossa, intervenne e lo riportò indietro, oltre la linea tracciata dal segno dei pallettoni.

«Fermo, senza i sistemi NEPH-Z attivi è un suicidio.»

«Non sottovalutarmi, so arrangiarmi anche senza armi in situazioni simili.»

«Sì, ma noi no» gli ricordò Miguel, preoccupato per quel risvolto.

Anche lui era sfiancato dal caldo, irritato dal viaggio e parecchio indisposto per trovarsi su quel pianeta a causa di un idiota, ma non era troppo invogliato a ricevere un proiettile in faccia.

«E allora state indietro!» disse Dušan, cercando di divincolarsi dalla presa di Zilong.

Dopo ben tre tentativi, comprese che la forza del compagno fosse decisamente superiore e accettò l'argomentazione di Miguel.

«Ok, va bene, niente assalto. Proposte?»

Il ragazzo guardò Zilong, consapevole che fosse il miglior diplomatico tra loro, ma lui gli ricordò, sempre con lo sguardo, che stesse evitando un attacco suicida di Dušan.

Miguel fissò la casa, poi il segno a terra; capì che quelle pallottole dovessero fare male e si girò di centottanta gradi, verso il ricognitore, verso Nastia distesa sul cofano.

«No Miguel.»

Non gli importò del consiglio di Zilong: o si muoveva lui o era pronto a tutto.

L'uomo capì che Miguel fosse serio nelle sue azioni, troppo.

«Gentile signore, ci scusi il disturbo, siamo venuti qua per chiedere un aiuto!» disse, attento a non mollare la presa su Dušan.

Dušan, di suo canto, imprecò di nuovo, rischiando di essere assordato dalla voce di Zilong, alzata per farsi sentire dal proprietario della cascina.

«E chi mi dice che non mi volete fregare?»

Persona scettica il loro uomo, ma non si poteva divenire altrimenti se si viveva per anni lontani dal mondo, dove ogni creatura che si avvicinava alla propria abitazione poteva essere una minaccia.

«Possiamo pagarti, tanto» aggiunse Dusan.

«Voi, così conciati e con quel catorcio? Ma mi prendete per cretino?»

La squadra valutò che non avesse tutti i torti, sapevano di apparire come dei disperati.

«Le giuro che non abbiamo cattive intenzioni...»

«Altrimenti le avremmo già sfondato casa.»

«Dušan!» esclamarono Miguel e Zilong, non felici di quell'uscita.

«Di solito funziona.»

Si ricordava di quante volte aveva detto quella frase, per scoraggiare i suoi creditori, appresa dagli stessi.

Un altro colpo di fucile partì, conficcandosi sempre nella linea immaginaria del primo e confutando l'opinione di Dušan. Il loro uomo era parecchio coriaceo e cocciuto, convincerlo sarebbe risultato complicato.

«Ha per caso dell'aria condizionata dentro? Questo deserto è terribile.»

Nastia era apparsa, in piedi, al loro fianco, sorpassando tutto il loro arduo tentativo diplomatico.

Non ci fu risposta, il silenzio divenne quasi imbarazzante, finché dalla porta non uscì un uomo di mezza età, con capelli e baffi brizzolati e una canotta addosso, fucile alla mano.

Li fissava, imbambolato, anzi fissava Nastia come un'apparizione miracolosa. Mai una creatura simile aveva solcato quelle terre desertiche, giungendo davanti alla sua casa. Ne aveva viste, l'uomo, di donne affascinanti nella cittadina, ma erano tutte di passaggio, viaggiatrici distratte che si erano fermate solo per una rapida colazione al motel. Quella era davanti a casa sua e chiedeva un po' di fresco.

C'erano anche gli altri tre zotici al suo fianco, ma era improvvisamente invogliato a sopportarli, se poteva avere finalmente un po' di compagnia femminile.

«Ho un ventilatore e delle pale. Funzionano bene. E anche birre fredde in frigo» disse, automaticamente.

Il trio di uomini guardò prima Nastia e poi l'uomo malamente: non potevano credere che, ancora una volta, la soluzione l'avesse avuta lei per tutto il tempo e che, se non fosse stato per il suo mero interesse personale, mai sarebbe intervenuta.

Squadra 24 - Storia di un disastroso naufragio spazialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora