the critical chapter where i say i love you

755 69 20
                                    

a.n: la ff più breve della storia


Simone si aspettava di tutto quel pomeriggio, tranne che vedere Manuel parcheggiare il motorino davanti al portico di casa sua.

Non è successo niente tra di loro apparentemente, quantomeno non di verbale.

Simone è tornato a casa da scuola scappando via come un ghepardo, senza nemmeno salutare Manuel e questo aveva insospettito l'altro ragazzo.

Manuel è arrivato al punto in cui capisce ogni minimo turbamento emotivo di Simone e sa benissimo quando qualcosa non va. Il problema è che non riesce a capire cosa possa averlo turbato così tanto.

O forse si.

Rebecca, una compagna della sua vecchia classe, si era avvicinata a lui durante l'intervallo. Non parlavano da un pò, praticamente da quando Manuel era stato bocciato.

Il riccio non aveva chissà poi quanta voglia di conversare con lei, soprattutto perchè Simone lo aspettava davanti alla solita macchinetta del caffè, ma gli sembrava scortese ignorarla visto che avevano comunque passato tre anni di liceo assieme.

Senza troppi giri di parole, Rebecca gli aveva fatto capire di essere interessata a lui.

Manuel si era sentito lusingato, quello non lo nega. Sa di piacere alle ragazze, ed in fondo è single da un pò.

O meglio...è complicato.

C'è una persona che gli ha scombussolato i piani da un pò di tempo a questa parte. Una persona che li stava osservando proprio in quel momento.

Sta passando un periodo di confusione totale. Non è più certo di provare soltanto semplice amicizia per Simone e si ritrova a pensare spesso a lui. Anche sognarlo a volte.

Simone però non gli ha più dato grandi segnali dopo l'incidente, anzi i due hanno continuato il loro rapporto di amicizia come se non fosse successo niente quella notte al cantiere.

All'inizio pensava che qualunque cosa Simone provasse per lui si fosse semplicemente affievolita col passare del tempo, che non fosse poi così forte come credeva.

Si era convinto che fosse la cosa più giusta.

Fino a quando non si è accorto che vederlo parlare con altri ragazzi che ci provavano spudoratamente con lui gli dava fastidio e non poco.

Si sentiva solo anche se era circondato da persone. Aveva bisogno di un appiglio, anche se effimero, fugace, un qualcosa che gli desse una parvenza di affetto, che non pensava di poter più avere dalla persona che gli interessava davvero.

Gli serviva un porto sicuro, un qualcosa che non lo facesse pensare a quell'aggroviglio di farfalle che sentiva nello stomaco ogni qualvolta Simone stava vicino a lui o gli sfiorava per sbaglio la mano.

Così aveva baciato Rebecca. Era stato un bacio veloce senza troppi avvitamenti, anche perchè circondati da un numero considerevole di studenti che gironzolavano lungo il corridoio.

Nessuno in realtà faceva caso a loro.

Tranne uno.

Simone alla vista di Manuel che baciava appassionatamente una sconosciuta, rientra in classe. Non gli rivolge la parola per il resto della lezione, anche quando l'altro ragazzo gli chiede cose ordinarie, come il prestargli una matita.

Ed ecco che qualche ora dopo scuola si ritrova lì, nel giardino di Villa Balestra, a cercare di ricucire uno strappo che ha squarciato da solo.

Simone è seduto al tavolo, con un libro di matematica davanti agli occhi. Ha approfittato della brezza primaverile e il sole leggermente calato per studiare all'aperto. Il suo telefono è riposto accanto a lui, con almeno 20 notifiche non aperte, tutte da parte della stessa persona.

disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora