doti nascoste

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"ora posso andare?", chiesi alla mia principale. Ero impaziente di andarmene dall'hotel, perchè sapevo che a casa, ad attendermi, c'era Charles.

Era arrivato un'oretta prima, così gli avevo scritto di fare come se fosse a casa sua. Ero anche curiosa di sapere quale fosse stata la sua prima impressione nel vedere le quattro mura tra cui vivevo.

Non erano granché, ma la mia natura perfezionista mi aveva portato ad abbellirle il più possibile, cercando di rendere accogliente ciò che non lo era affatto.

"si, vai pure", mi disse la mia principale. 

Le sorrisi riconoscente e volai fuori dall'hotel. Salii in macchina, premetti il piede sull'acceleratore e guidai il più velocemente possibile fino al condominio in cui vivevo.

Scesi dall'auto, e fissai il terrazzo del mio appartamento.

Sorrisi: lì dentro c'era Charles, c'erano i suoi meravigliosi occhi verdi, e la sua risata perfetta.

Lì dentro c'era il mio ragazzo.

Salii velocemente le scale. Quando aprii la porta, restai completamente sbalordita.

Un'ondata di profumo mi invase. Mai prima d'ora la mia cucina era stata teatro di tanta bontà.

"non pensavo che sapessi addirittura cucinare", esclamai, a mo' di saluto.

"Bonsoir ma chérie", disse Charles. "com'è andata la giornata?"

"benissimo", risposi, avvicinandomi golosa ai fornelli. "cosa stai preparando?", chiesi.

"carbonara, il mio piatto forte", esclamò, brandendo fiero una forchetta.

"e tutte queste cose da dove vengono?", chiesi, indicando il grembiule che portava appeso al collo, le pentole che si stagliavano ordinatamente sul piano della cucina, e attrezzi vari che non avevo mai visto prima d'allora.

"li ho presi in un negozio qua sotto... non avevi nulla qua", affermò serio, "come fai a sopravvivere?"

Mi misi a ridere. "in due anni che vivo da sola mi sono sempre nutrita di insalate o pizze d'asporto"

"per colazione cosa mangi? Finchè sono qua voglio rendermi utile", disse.

"un bicchiere di succo d'arancia e tre gocciole"

"è poco"

"mangio quello che mi pare, mamma"

Ridemmo entrambi. Mi andai a cambiare, togliendomi finalmente di torno le scarpe col tacco che avevo indossato tutto il giorno.

Mi vestii comunque bene, perchè sapevamo tutti come sarebbe andata a finire la serata.

Quando rientrai in cucina, trovai Charles che inseriva la carbonara nei piatti.

Sorrisi. Qualche giorno con lui e sarei ingrassata di un paio di chili, non ne avevo dubbi.

Nel momento in cui stavo per sedermi a tavola, il pilota mi indicò una foto, appesa dietro di me. Quando mi girai per guardarla, notai che era stata scattata in terza liceo dalla mia migliore amica: indossavo la maglia di Lautaro, e sul capo portavo un berretto con il frontino Ferrari... con il numero 16 stampato sopra.

"bella combinazione", mi disse Charles ridendo, sedendosi a tavola.

"ormai mi conosci, dovresti aver capito che sono pazza", obiettai, rispondendo alla risata.

"mmh, ci sono ancora tante cose che non so di te"

"ti dirò tutto quello che vorrai", dissi, alzando le spalle.

"ti piace?", chiese, indicando la carbonara nel mio piatto.

"domanda superflua. Non pensavo fossi così bravo anche come cuoco"

"ho infinite doti nascoste", mi disse, facendomi l'occhiolino.

Gli sorrisi.

Dopo cena ci dirigemmo verso il terrazzo del mio appartamento, con un paio di bicchieri di vino in mano, approfittando della brezza primaverile che aveva invaso Milano, guardando l'orizzonte.

Mentre il mio sguardo nuotava tra i condomini milanesi, sentii le braccia di Charles circondarmi da dietro, e il suo volto posarsi sull'incavo del mio collo, lasciandovi una scia di baci.

Mi voltai verso di lui, guardandolo negli occhi. Ci baciammo, prima lentamente, poi con sempre maggiore foga.

Lasciammo i bicchieri sul tavolino al centro del terrazzo, e rientrammo nell'appartamento. Charles mi sfilò lentamente la maglietta, ed io feci lo stesso con lui.

Sorrisi ai meravigliosi addominali scolpiti che si stagliavano di fronte a me. 

Sentii le sue mani infilarsi nei miei jeans, e sfiorarmi i glutei con delicatezza. Pian piano slacciò la cintura, e ritrovai a terra anche quel capo.

A quel punto mi prese in braccio, lasciando che le mie gambe gli cingessero la vita. Continuammo a baciarci, mentre il pilota mi scortava fino alla mia stanza, e mi posava delicatamente sul letto.

Mi morsi un labbro, e gli sfilai i jeans, abbattendo ancora di più le barriere tra noi.

Sentivo il mio cuore battere ancora più forte nel mio petto. Charles era veramente bellissimo, e non potevo ancora credere che tutto ciò stesse accadendo sul serio.

Vedevo la sua collana sbattere contro il suo petto.

Mi sganciò il reggiseno, e restò a contemplarmi per qualche istante.

"sei bellissima", sussurrò.

Mi lasciò una scia di baci lungo tutto il petto, poi sulla pancia, infine mi sfilò anche gli slip.

Sentii la sua lingua accarezzare la mia intimità, sempre dolcemente.

Qualche istante dopo si sfilò i boxer, e si avvicinò a me.

Mi baciò, per soffocare i miei gemiti nel momento in cui penetrò in me con un colpo secco.

Procedette così, con spinte forti, decise, regolari, che avrebbero finito per farmi impazzire dal piacere.

Non ero mai stata così bene prima d'allora, mi sembrava che il mondo intero girasse intorno a me, o meglio, per me il mondo intero era Charles, l'uomo che mi stringeva tra le sue forti braccia.

Venimmo insieme, e ci accasciammo sul letto uno accanto all'altra, osservando il soffitto sopra di noi.

Pian piano il mio respiro tornò regolare, e realizzai ciò che era accaduto.

Sorrisi per la felicità.

"sei fantastica", mi disse Charles, girandosi ancora una volta verso di me.

"e tu sei meraviglioso", risposi, baciandolo.

I suoi occhi verdi erano la cosa più bella che avessi mai visto. Erano sempre così perfetti, così sinceri, così dolci.

Come lui.

Restammo lì, abbracciati l'uno all'altra per tutta la notte.

Non avevo mai dormito tanto bene, come non mi ero mai sentita tanto felice in vita mia. Per la prima volta quando chiudevo gli occhi sentivo di essere realizzata, sentivo che finalmente nella mia esistenza stava accadendo qualcosa di buono.

Mi strinsi a Charles prima di chiudere gli occhi. Avevo bisogno di sentirlo sempre vicino a me, di sapere che lui c'era, e che ci sarebbe sempre stato, indipendentemente da tutto e da tutti.


Velocità II Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora