Una giornata a Milano - 03

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Passano quaranta lentissimi minuti, in cui mi ripeto di non vomitare. Ho sempre sofferto di macchina, e ho scoperto da poco di soffrire anche il pullman. Mi scordo ogni mattina di non farmi tutto quel latte. Mannaggia. Tutta colpa di quei cazzo di conducenti che alle curve, alle rotonde e ai dossi vanno veloci; mentre sul rettilineo vanno pianissimo. Che rabbia. Insomma dopo le montagne russe arrivo alla prima stazione con la metro. Alleluia fratelli. Tutti vanno di corsa, si ammazzano per passare per primi e io tranquilla mi faccio le scale, e prendo il posto sulla banchina per entrare prima di tutti a sedermi. Quanto sono malvagia. Mi guardo a fianco per vedere con chi devo competere i posti liberi. A destra ho un gigante, un uomo sulla trentina. Sembra in forma, ma ha la ventiquattrore e sta leggendo il giornale mentre attendiamo il treno. Una bazzecola. A sinistra ho una ragazzina di forse dieci anni, con capelli lunghi sciolti che le coprono il viso e zaino in spalla. Perderà sicuramente tempo a spostarsi quella tenda dalla faccia. Allora oggi mi siedo!. Mi cancello quel pensiero dalla testa. Non si deve mai e poi mai essere felici per qualcosa che ancora non si ha. E' una regola che mi sono imposta. Eccolo arriva il treno. Si aprono le porte. Quello a sinistra sta ancora chiudendo il giornale, quella a destra si leva i capelli dalla faccia. Entro, velocizzo il passo adocchiando il posto libero più esterno. Ed eccomi seduta!. Esulto, mi vien voglia di alzarmi e ballare. Sento nelle orecchie il pubblico che mi acclama. Sì ce l'ho fatta! Alzo le mani ai mie fan come una vera vincitrice. E poi..

Pensieri di una squilibrataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora