CAPITOLO XLVII

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Carola

«Complimenti, perfetta come sempre» esclama  Marcello posandole la mano sulla spalla e passando via veloce, diretto al suo camerino.
«Grazie tesoro» gli urla dall'ingresso del dietro le quinte, conscia del motivo di cotanta fretta: deve vedersi con il nuovo fidanzato parigino.
«Hai ballato divinamente» dice una ragazza della compagnia.
«Grazie anche tu» risponde sinceramente grata, anche se non condivide. Da quando ha incontrato Luigi fatica a pensare lucidamente e anche il ballo ovviamente ne risente. L'immagine di lui, con la camicia mezza sbottonata, lievemente abbronzato, con quell'accenno di barba sul viso e gli occhi semi lucidi di stupore, si è insinuata nella sua testa, la perseguita e non le lascia scampo. È stato destabilizzante vederlo, aveva trovato il modo di non pensarlo più se non a tratti, se non in rari momenti della giornata quando come un flash il nome di lui gli passava davanti agli occhi e le procurava una fitta al cuore, ed ora, ora eccola di nuovo lì, più confusa che mai ma sopratutto arrabbiata. Si, perché la confusione aveva lasciato spazio alla rabbia. Perché ora? Perché in questo momento? Dal nulla poi... è tutto così surreale, ma Luigi è così, è imprevedibile. All'inizio questa suo aspetto provocava in Carola una costante iniezione di adrenalina in circolo, come andare ai duecento all'ora su una strada piena di curve: non sai cosa ti puoi aspettare, l'unica cosa che puoi fare è stare concentrato, guardare avanti, guardare nel futuro. Ora però non lo sopporta più: vorrebbe sicurezza, stabilità, sicurezza, decisione. È stufa dei suoi tentennamenti, delle sue paure. In tutto questo tempo si è convinta che per lui, lei non sia stata nient'altro che un qualcosa di indefinito che gli faceva bene ma non era abbastanza. Ha rifletto allungo sul loro rapporto, cercando di vederlo in maniera più distaccata, più cinica e meno coinvolta e alla fine era giunta alla conclusione che lui davvero non provava niente per lei, forse non ci teneva neppure vista la mancanza di attenzioni che le aveva riservato da quando era finito il programma. Neppure un "Ciao come stai?" o uno un semplice "Hei": nulla, il nulla più assoluto. Non era giusto che lei ci stesse male, che piangesse lacrime amare e si facesse invadere dal dolore.
Pensierosa si avvia verso il suo camerino, camminando piano, superata dalle due inseparabili Carla e Sara, intente a discutere delle loro occasioni mondane. Sono simpatiche in fine dei conti, ma non ha legato per nulla con loro, neppure con Martina ad essere sincera, la terza componente del trio.
«Bravissima. La trasposizione della scena del balcone... fantastica. Meglio del solito persino» esclama bloccandola, prima che possa raggiungere il corridoio, Matilde. "Quella scena" pensa Carola consapevole del trasporto con cui l'aveva ballata e del motivo per cui si sentiva così coinvolta. Se la ricorda bene una frase del dialogo tra Giulietta ed il suo Romeo: «O, nobile Romeo, se davvero mi ami, dillo apertamente». "Sta tutto li" aveva pensato. Le aveva sentite forte quello parole, le aveva urlate nel ballo, con i gesti lenti e decisi, con il cuore aperto. Lui non aveva sentito, ma non avrebbe comunque potuto farlo. Si era rassegnata da tempo all'assenza di Luigi nella sua vita, e anche se aveva deciso di fare quella stranissima e priva di senso comparsata ieri sera a casa sua, non si aspetta di certo che lui possa fare parte del suo futuro. Vive di attimi Luigi, emozioni fugali, scariche di adrenaline, lui in quel teatro per lei non ci sarebbe mai venuto, alla luce dei fatti. Il motivo della sua visita gli è del tutto ignota. L'idea più plausibile a suo avviso è che lui si trovasse a Parigi per qualche ragione e per questo motivo fosse passato a salutarla. Quello che ancora non le è chiaro è come facesse a conoscere il suo indirizzo ma anche il significato di quello sguardo, all'interno del quale aveva casa qualcosa che non aveva mai visto in lui. Non si spiega quegli occhi quasi lucidi, il pallore improvviso sul suo viso, il senso di niente che si era venuto a creare tra loro. Aveva davvero fatto la scelta giusta a non dargli la possibilità di parlare? Cosa le voleva dire? Se lo è chiesto davvero troppe volte, senza mai riuscire a darsi una risposta univoca, oscillando tra il rimorso di non averlo ascoltato e la consapevolezza che ogni attimo in più che gli dedica è deleterio per lei ed inficia quello che si è ripromessa di fare, ossia cancellarlo dalla sua vita per sempre. Questa amicizia non le fa bene, Luigi non le fa bene, non a queste condizioni per lo meno, perché lui non potrà mai dire apertamente che la ama, non come Romeo che è arrivato a rinnegare il suo nome per Giulietta, perché semplicemente non è quello che sente per lei. Ci è voluto una ragazza mezza nuda, in accappatoio nella stanza di lui, per capirlo e le è bastato rivedere quegli occhi per capire che non può più sopportare la sua vicinanza. Deve smettere di amarlo, deve smettere di pensare a lui e non può farlo se lui fa parte della sua vita.
«Hei, non ti avevo vista. Grazie tesoro »risponde Carola stupita, ritornando alla realtà.
«Testa tra le nuvole eh».
«No, sono solo stanca» mente con un sorriso. «Non vedo l'ora di farmi una doccia ed uscire a mangiare qualcosa».
«Ceni con noi?» chiede riferendosi agli altri ballerini della compagnia orfani di amici e parenti a Parigi.
«No, Giovanni mi aspetta».
«Ok, ci vediamo domani alle prove allora. Bravissima davvero».
«Basta con tutti questi complimenti». Carola le lascia intenta a rifocillarsi, con un bacio sulla guancia e procede in direzione del corridoio, la via più facile per accedere al suo camerino. Scosta il tendone e si trova davanti Giovanni che sorpreso le sorride. Il vigilante a fianco a lui le fa un cenno del capo e prosegue la sua marcia.
«Ecco la star».
«Ciao» risponde lei permettendogli di stringerla.
«Sei stata fantastica».
«No, niente di memorabile».
«Lo dici tu».
«Certo».
«Aspetta» esclama lei d'un tratto. «Ho dimenticato il fermaglio della terza scena sul palco!». Carola si stacca dall'abbraccio e fa per avviarsi verso la piccola porticina che conduce al sotto palco, la via più veloce al momento per recuperare il suo fermaglio, che per quanto banale sia, ormai sono mesi che lo indossa in quella scena e ci è affezionata. In realtà era una vita che lo possedeva, lo aveva portato persino in casetta durante il programma, non faceva quindi parte degli oggetti di scena: la costumista, mentre metteva a punto i look di Carola, aveva notato che lo indossava e le aveva proposto di utilizzarlo in una scena.
«Aspetta» la blocca Giovanni prendendola per mano. «Lo prendi dopo, non c'è fretta».
«Invece si, una volta che l'avrò recuperato potremmo andare a cena. Muoio di fame».
«Vieni qui, anche solo un minuto. Mi sei mancata» ribatte lui cingendole la vita e tirandola a se.
«Ti prego fammi recuperare il fermaglio, ci metto un secondo» mugugna lei divincolandosi, indispettita dalla sua insistenza.
«Va bene» acconsente lui, permettendole di muoversi. Carola si avvia così verso la piccola porticina in legno, la apre e risalendo la scaletta riesce finalmente a raggiungere il palco. Il teatro è vuoto, silenzioso e quasi buio, non riesce a vedere il fondo della sala. Inizia a guardarsi intorno alla ricerca di questo benedetto fermaglio, ma ne dove l'aveva appoggiato, ne intorno non c'è. D'improvviso un profumo che conosce bene gli arriva alle narici lasciandogli l'amaro in bocca. "Anche lui lo indossa sempre" pensa con una nota di malinconia.

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