Espiazioni

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« Dario, ma dove mi stai portando? », chiese la biondina dagli occhi smeraldo, tirandomi per il braccio fermando quasi la mia corsa.

« Shhh, lo saprai presto... », affermai sorridendo malizioso tirando fuori dalla tasca della mia casacca una minuscola chiave.

I corridoi del reparto di ortopedia erano semideserti, si sentiva solo il vociferare di qualcuno dentro l'infermeria e un bambino che piangeva in lontananza. Tutto era perfetto. Il momento propizio per attuare il mio piano di conquista.

Spinsi la porta un po' vecchia e difettosa con una piccola spinta dopo aver girato la chiave nella toppa in fretta furia. Una volta dentro, le afferrai il viso portando le labbra sulle mie senza preavviso.

Cercai di baciarla facendola aderire alla porta, così da poterla definitivamente chiudere. Lei dapprima rispose al bacio, per poi spostarsi sorpresa.

« Dario, ma sei impazzito? Cos'è questo posto? », esclamò lei guardandosi intorno.

« È una sorta di sgabuzzino dove ci tengono vecchie cose, come quelle protesi e l'occorrente per le gessature. », risposi guardando nella sua stessa direzione, per poi tornare famelico sulle sue labbra strappandole un'altro bacio.

« Dario, non possiamo... io non posso. »

« Non puoi? », chiesi baciandole il collo cercando il suo seno da sotto il camice. L'avevo puntata già da un po', ma non ero ancora riuscito ad entrare nelle sue "grazie"

« No, io non posso. Lo sai bene... », rispose contorcendosi sotto le mie mani.

« Lo so? Non mi ricordo... », continuai torturandole il collo e stringendo finalmente il suo seno tra le mani. La volevo a tutti i costi.

« Sono fidanzata. Ci tengo al mio ragazzo... »

« Mmmh, ci tieni? », chiesi senza aspettarmi la sua risposta scendendo verso i suoi pantaloni. Lo tirai giù senza neanche darle il tempo di capire cosa stesse succedendo. « Adesso fammi vedere quando ci tieni al tuo ragazzo. », affermai infilando la lingua nella cavità del suo intimo senza pietà.

« Dario, ti prego... », farfugliò mentre stringeva a sé i miei capelli.

« Sto ancora aspettando... », affermai liberandole una gamba dei pantaloni. Per agevolarmi il compito, passai quella stessa gamba sulla mia spalla e continuai ad assaggiarla fino a farla impazzire del tutto. « Allora, mi dici quanto ci tieni? », domandai soddisfatto leggendo nei suoi occhi l'orgasmo appena avuto.

« Stai zitto e scopami! », esclamò saltandomi addosso facendomi sbattere contro uno scaffali. Risi prendendola per i capelli baciandola con passione. Sarebbe stata mia, e non me ne fotteva un accidente del suo ragazzo. Non me ne fotteva di nulla.

« Cazzo! », esclamai in una pozza di sudore alzandomi di soprassalto.

Mi guardai intorno pettinando i capelli umidi frastornato e incapace di capire cosa fosse appena successo. Mi voltai alla mia destra scorgendo Anita dormire beatamente avvolta nella mia giacca.

Eravamo rimasti tutta notte in quel gazebo sognando il nostro matrimonio, tra una stella cadente e quel bicchiere di champagne di troppo. Avevamo riso, avevamo bevuto e ci eravamo addormentati l'uno nelle braccia dell'altra.

Portai entrambe le mani sul viso umido cercando di capire il significato di quel sogno delirante. Non vedevo quella ragazza da quando mi ero laureato e non avevo mai pensato a lei. Neanche quando, per puro gioco, l'avevo portata a tradire il suo ragazzo. Sì, per me era tutto un gioco, uno di quelli diabolici e senza pietà. E lei, era una delle tante, era una da scopare e da scaricare. Niente di più.

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