Part 3

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CAPITOLO 3

Micaela era sotto shock. Si trovava nella sua suite, in hotel. Non aveva voluto essere portata in ospedale per controlli medici, né prendere tranquillanti. Si era limitata a lasciare le sue dichiarazioni scarne e confuse alla polizia come da prassi e si era ritirata prima che arrivassero i paparazzi. Aveva avuto ragione: il suo presentimento si era avverato. La morte l'aveva sfiorata e persino guardata dritta negli occhi.

Aveva visto cadere Barret, la sua storica guardia del corpo, poi aveva sentito il sibilo di un proiettile che l'aveva sfiorata lasciandole solo un lievissimo graffio sul braccio. Era miracolosamente stata colpita solo di striscio e ora quella minuscola riga rossa sopra al gomito sinistro poteva essere scambiata per il graffio di un gatto, ma le ricordava che era viva per miracolo.

Conosceva quell'uomo. Lo aveva visto in faccia. I suoi occhi di ghiaccio l'avevano fissata intensamente mentre sparava.

Era venuto per ucciderla.

Certo, ora era stato arrestato, sarebbe stato processato e condannato per omicidio e per tentato omicidio. Ma se fosse mai uscito di prigione sarebbe andato a cercarla. Era come vivere con una sentenza di morte. Lui la odiava e l'avrebbe cercata in capo al mondo per finire ciò che non era riuscito a fare quella sera. Micaela non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato a tanto.

Non aveva detto alla polizia che lo conosceva, ma aveva semplicemente riferito che era troppo buio per distinguere un volto in quei pochi momenti di concitazione che avevano seguito gli spari. Quando l'avessero chiamata in tribunale per chiederle nuovamente se lo conosceva o meno guardandolo in faccia lei avrebbe negato. Ne era certa.


Un angelo sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora