Part 6

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CAPITOLO 6

Micaela era seduta al suo tavolo da make up e si stava preparando per la registrazione di una puntata del talk show più famoso d'America. Non aveva stylist, né make-up artist, né addetto alle pubbliche relazioni, né addetto stampa: faceva tutto lei. Si occupava della sua carriera e della sua immagine a 360 gradi, avvalendosi solo di esperti contabili e legali per le questioni che richiedevano una preparazione tecnica che lei non possedeva. Per tutto il resto, era il boss indiscusso. Era orgogliosa di essere così autonoma e di riuscire ad ottenere risultati così soddisfacenti in tutti gli ambiti in cui si cimentava e non risparmiava mai né sul tempo né sulle energie necessarie alla gestione del suo "impero" dedicandosi al 100% alla sua vita pubblica e professionale. Era così da oltre 20 anni e non conosceva alcuna alternativa.

Quella frenetica attività non le pesava, anzi la appagava e si sentiva grata e privilegiata per avere la possibilità di girare il mondo, vivere tante esperienze diverse, incontrare tante persone e avere un tenore di vita ben al di sopra della media. Nonostante fosse sempre così impegnata non si sentiva sola: aveva tanti amici, rapporti stretti e calorosi con i suoi cugini, sia in America sia in Israele, e le relazioni sentimentali non le erano mancate. Eppure non era mai riuscita a far durare una relazione più di una manciata di mesi: non aveva il tempo e la dedizione necessarie per farlo essendo così assorbita dal suo lavoro e nessun uomo l'aveva mai capito o accettato fino in fondo. A volte era stata lasciata, più spesso aveva lasciato lei, ma non aveva mai tradito. Tranne una volta. Ne bastava una per rovinarsi la vita. E per ritrovarsi con qualcuno che la voleva morta.

Micaela era sempre stata una persona buona e pronta ad aiutare il prossimo. Cercava sempre di dare il meglio di sé alle persone con cui entrava in contatto, che fossero fans, collaboratori, parenti o amici: erano tutti degni di considerazione e rispetto ai suoi occhi. Era una persona di buon cuore e detestava far soffrire qualcuno o non essere in grado di portare almeno un po' di gioia e positività nelle vite di chi incrociava il suo cammino. Ma un solo errore, una sola debolezza, un solo momento, potevano portare la vita su binari completamente diversi e pericolosi.

Riscuotendosi da questi pensieri foschi che la turbavano profondamente, Micaela si apprestò a uscire dal camerino per iniziare la registrazione dello show, quando vide la sua assistente venirle incontro con una busta in mano.

"Scusa Micaela devo assolutamente darti questa busta. Mi è stato detto che ha carattere di urgenza"

Vedendo lo sguardo spaventato del suo boss, la ragazza si affrettò ad aggiungere:

"Ma non preoccuparti, me l'ha consegnata un poliziotto. Sarà qualche documento relativo al processo a cui dovrai presenziare. Nessuna brutta notizia" disse tentando un sorriso tirato che tradiva un po' di ansia.

L'episodio dell'attentato e la morte della guardia del corpo avevano profondamente scosso tutto lo staff e nonostante la decisione di continuare il tour e la campagna promozionale del nuovo disco secondo le tappe concordate, tutti si sentivano come se dovessero sempre guardarsi le spalle. In più la questione del processo rischiava di essere lunga e penosa e avrebbe probabilmente fatto saltare alcuni impegni presi da tempo con le relative conseguenze organizzative e legali. Almeno la stampa scandalistica era stata efficacemente tenuta a bada grazie al sistema di intelligence messo a punto da Micaela stessa negli anni per proteggere la sua privacy e sui giornali non era trapelato assolutamente nulla dell'incidente.

Con uno sguardo angosciato che strideva col suo sorriso rassicurante disse:

"Grazie Tanya, la leggerò dopo la trasmissione"

"Dovresti leggerla adesso mi hanno detto. È una comunicazione urgente" rispose la giovane assistente.

Con un sospiro Micaela aprì la busta pensando di dare una lettura veloce e liquidare la faccenda in un minuto, ma la firma posta a mano sotto quelle poche righe scritte a computer la fece trasalire. Si sentì mancare il fiato e l'ansia la travolse. Quella storia non era finita. Sentiva che aveva per le mani qualcosa che ancora una volta avrebbe portato la sua vita su binari imprevedibili. Il foglio le bruciava in mano.

"Quanto manca all'inizio della registrazione?"

"30 minuti. Ma se vuoi posso chiedere di rinviare. Hai bisogno di più tempo?"

"Sì grazie. Dì a tutti che mi scuso tanto, ma non mi sento molto bene e ho bisogno di un'oretta"

"Va bene, non preoccuparti, non c'è problema. Hai bisogno di qualcosa? Non ti senti bene?"

"No, ora mi siedo un attimo e mi passa. Non è niente. Dì che nessuno si preoccupi, ho solo bisogno di riposare da sola per un'oretta"

"Come vuoi" disse Tanya dileguandosi per andare a riferire il messaggio alla produzione.

Micaela si sedette di nuovo al tavolo da make-up e lesse la lettera.

"Cara Micaela,

sono Rachid, l'uomo che hai incontrato in ospedale un paio di settimane fa. So che ti sembrerà strano, ma ho bisogno di farti una domanda. Non voglio spaventarti, non sono pericoloso e spero che tu lo abbia capito quando ci siamo incontrati, ma c'è un pensiero che non mi fa dormire la notte e non riesco a trovare pace se non te lo comunico. Devo sentirmi a posto con la mia coscienza e chiederti una cosa molto importante: sei sicura di non conoscere la persona che ha cercato di ucciderti quella notte? Non voglio sapere nulla dei tuoi segreti o della tua vita privata perché so che hai sempre cercato di tenerla lontana dai riflettori. Però se sai di essere in pericolo devi proteggerti. Devi dire tutto quello che sai alla polizia. Devi denunciare chiunque pensi potrebbe volerti male. Sento che sei ancora in pericolo e che quella storia non è finita. Ti prego, fallo per la tua famiglia, per i tuoi fans, per chi ti ama e anche per me. Non nascondere segreti troppo pericolosi.

Con amicizia, Rachid Saleh"

Micaela rilesse per altre due volte quella breve lettera. Come aveva fatto a capirlo? Quell'uomo era riuscito a leggerle dentro con straordinaria chiarezza. Aveva capito che stava mentendo. Che conosceva il suo potenziale assassino. E aveva ragione: era ancora in pericolo.

Forse era tempo di affrontare i fantasmi del passato. 

Un angelo sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora