CAPITOLO 14
Erano le sette del mattino a Malibù e Micaela stava facendo la sua solita sessione di yoga sul terrazzo della villa in cui viveva nei ritagli di tempo tra una tournée e l'altra. La sua casa non era grandissima, si trovava in collina, nei pressi di un torrente, lontano dal mare e dalla confusione. Era circondata da svariati ettari di terreno di cui una cospicua parte trasformati in bosco in modo da nascondere completamente la casa alla vista da ogni lato. Nessuno avrebbe immaginato che lì abitasse qualcuno.
Era primavera e l'aria e fresca e profumata. Quel mattino c'era vento e Micaela rabbrividì nella sua t-shirt leggera. Si era svegliata ottimista e felice perché aveva fatto un sogno bellissimo e l'aveva interpretato come un presagio positivo, ma se avesse letto meglio tra le righe del sogno non sarebbe stata così serena.
Improvvisamente sentì squillare il cellulare che aveva lasciato sul comodino. Senza scomporsi interruppe la sua sessione di ginnastica e andò a rispondere pensando che fosse sua zia che voleva invitarla a New York per festeggiare il suo compleanno il weekend seguente. Le organizzava una festa in famiglia tutti gli anni e lei pregustava già quell'assaggio di normalità insieme ai suoi famigliari.
Sul display comparve un numero sconosciuto. Rispose curiosa.
"La signora Levy?"
"Si, sono io"
"Qui è il distretto di polizia di Malibu. Abbiamo avuto una soffiata. Lei è in pericolo. Qualcuno sta progettando un attentato. Una squadra sta venendo lì per metterla sotto scorta e sorvegliare la casa"
"Cosa? Non è possibile. Ci dev'essere un errore. Non voglio nessuna scorta. Non ha senso..."
"Signora, la squadra sta arrivando. Volevamo solo avvisarla per non farla spaventare quando vedrà arrivare i nostri uomini armati. Saranno lì a minuti"
Micaela era perplessa. Ma che diavoleria era quella?
Proprio in quel momento sentì il cancello elettronico della sua villa aprirsi e vide entrare un'auto scura. Non aveva lo stemma della polizia.
"Saranno in borghese" pensò.
Era molto strano.
Si vestì in fretta, si pettinò e si truccò alla meno peggio e scese velocemente per incontrare chi era arrivato così inaspettatamente all'alba di quel venerdì mattina. Quello che vide quando scese le scale le gelò il sangue.
Era Arthur.
Occhi di ghiaccio, ciuffo brizzolato e ribelle, corporatura snella, ma muscolosa. Bello e dannato. Come allora. Impugnava una pistola e teneva stretta una cameriera che stava quasi per morire di paura. Le puntava la pistola alla tempia.
"Ciao Micaela. È da tanto tempo che non ci vediamo. Ho una cosa da chiederti e come vedi so essere molto persuasivo. Ma se preferisci rifiutare...vedi tu."
"Lasciala andare" disse Micaela con un filo di voce ma un'espressione determinata.
Lui sapeva che lei sapeva.
E non aveva perso tempo.
Quell'uomo era pazzo.
E molto pericoloso.
"Cosa vuoi?" disse guardandolo dritto negli occhi.
"Lo sai benissimo cosa voglio. Il tuo silenzio"
"Non lo avrai"
"Benissimo. Allora vuol dire che nessuno uscirà vivo da questa casa"
Sparò un colpo in aria facendo andare in frantumi il lampadario che ricadde in mille schegge di vetro.
Miracolosamente nessuno dei presenti fu ferito.
Ma Arthur non scherzava.
Micaela capì che non sarebbe arrivata la polizia. Era tutta una macchinazione. Era lui che aveva architettato un piano diabolico per sorprenderla in casa sua e minacciarla. Doveva mantenere il sangue freddo. In quegli anni aveva imparato che di fronte ad un pazzo criminale bisognava mostrarsi calmi e imperturbabili per non dare loro potere.
"Posa la pistola Arthur. Non ci sono armi in questa casa. Non c'è bisogno che minacci nessuno. Prenditela solo con me. Possiamo parlarne."
"Io non ho niente da dirti. A parte una cosa: se proverai a denunciarmi alla polizia sei morta. Questo te lo posso assicurare. So come trovarti in ogni momento"
Spinse via la cameriera, fece un cenno ai suoi uomini e se ne andò velocemente come era arrivato.
Micaela capì che stava giocando col fuoco. Aveva scopeto da poco la verità finalmente e stava cercando le prove necessarie per andare a denunciare Arthur alla polizia, far riaprire il caso e incriminarlo per omicidio. Ma ora, nonostante il sangue freddo dimostrato, era spaventata a morte.
Era pazzo. Lo aveva sempre sospettato, ma ora ne aveva la certezza. Aveva una luce malata negli occhi. E le sue minacce erano serie.
La paura vinse e smise di indagare. Si disse che doveva infine mettersi il cuore in pace. Sapeva chi aveva ucciso Victor e chi aveva sconvolto la sua vita. Tanto bastava.
L'ultimo passo avrebbe dovuto essere consegnarlo alla giustizia come meritava, ma ora il gioco si stava facendo troppo pericoloso e non voleva rischiare la vita. Non lo avrebbe denunciato. Si sarebbe tenuta quel segreto per sé.
"Finiamola con tutta questa storia" si disse rabbrividendo in quel vento primaverile diventato improvvisamente gelido e minaccioso.
Ma contrariamente a quanto preventivato, la storia non era affatto finita. Non placato dal primo tentavo di intimidazione, Arthur si era fatto pressante. Dapprima un proiettile in camerino, appoggiato su un piattino d'argento. Poi una rosa sporca di tintura rosso sangue lasciata davanti alla porta del garage della sua villa, come un lugubre messaggio dall'aldilà.
La goccia che fece traboccare il vaso e gettò definitivamente Micaela nel terrore cadde dall'alto il giorno prima della sua partenza per il tour estivo. Stava finendo di preparare i bagagli quando trovò nella tasca della giacca che aveva indossato qualche giorno prima in occasione di un evento mondano una busta che non ricordava di aver mai visto. La aprì. Conteneva delle foto. Le estrasse una ad una con mani tremanti. Raffiguravano una ragazzina di circa 13 o 14 anni. Non la conosceva. Dietro ad una di quelle foto era scritto in rosso un nome: Margaret Brooks. La figlia di Victor ormai adolescente. Il cuore le si fermò. Dietro ad un'altra foto c'era scritto: "Se fai un passo falso questa ragazzina morirà. Proprio come suo padre".
Non c'era nessuna firma ma non serviva.
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Un angelo sotto copertura
Misterio / SuspensoUna star di fama mondiale con una vita segreta che nasconde mille insidie e pericoli. Un padre single, un uomo normale con un lavoro umile e una vita difficile e faticosa, ma tutto sommato serena. Come possono due vite così diverse intrecciarsi fin...