Part 16

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CAPITOLO 16

I mesi tra aprile e luglio erano stati un inferno per Micaela. Il terrore e l'angoscia si erano impossessati di lei e viveva con la paura di trovare qualche altro macabro gesto di Arthur che le faceva sentire la sua presenza ad intervalli imprevedibili e nelle maniere più spaventose per renderla insicura e impaurita come chi sente costantemente un alito gelido sulla nuca.

In quei mesi aveva dissociato ancora più del solito la sua immagine pubblica da quella privata: aveva triplicato gli impegni, ostentando un'energia e una spensieratezza che era ben lungi dal provare. Da fuori era perfetta: bellissima, impeccabile, talentuosa, brillante e in perenne attività. Tutto ciò che toccava diventava oro e tutti la volevano e la invitavano in ogni parte del mondo. A riflettori spenti prendeva ansiolitici e sonniferi, stava dimagrendo a vista d'occhio e un leggero reticolo di rughe si stava formando ai lati degli occhi e sulla fronte. Anche i capelli bianchi stavano aumentando ad un ritmo vertiginoso e aveva scelto di tingerli di un castano più scuro per mascherarli. Soffriva di mal di testa e gastrite e aveva già dovuto ricorrere a medicinali svariate volte, ma non aveva mai fatto parola di tutto ciò con nessuno.

Ora sentiva per la prima volta che qualcuno la capiva: quell'uomo incontrato per caso, dai modi gentili e per nulla minacciosi, le dava la sensazione di una boccata d'aria fresca. Sentiva che lui aveva capito molto di lei e non solo perché era stato presente al processo e si era trovato coinvolto suo malgrado in tutta quella faccenda. In qualche modo riusciva a leggerle dentro. Era sempre stata bravissima a nascondere i suoi demoni e i suoi tormenti alla vista degli altri, ma con lui era come se fosse fatta di vetro trasparente.

Camminarono in silenzio per un po' assaporando la quiete di quel luogo immerso nella natura ai margini della città frenetica. Era un luogo tranquillo e silenzioso e Micaela capiva perfettamente perché Rachid amasse passarci il suo tempo libero. Lui le parlava del più e del meno per distrarla e lei gliene era grata. Era sempre lei l'intrattenitrice, sia nel pubblico che nel privato, e trovava molto riposante che qualcuno prendesse le redini della giornata e della conversazione al suo posto.

Quando furono seduti sull'erba a guardare l'acqua immobile del lago all'ombra di un grande albero si sentì quasi felice e lo disse ad alta voce. Rachid ne fu piacevolmente sorpreso e prese coraggio dicendo: "Mi fa piacere se riesco a farti stare bene. Ne hai bisogno. E te lo meriti"

Lei si sentì pronta ad aprirsi. Dopo la morte di Victor non si era mai più aperta con nessuno.

"Hai ragione. Non sai quanto odio dover vivere sempre portando una maschera"

"Ma perché lo fai?"

"Perché ho troppi segreti pericolosi"

Timidamente, Rachid chiese: "Riguardano quell'uomo?"

Micaela annuì e sentì di aver bisogno di confidarsi.

Lo fece, senza pensare alle conseguenze.

Raccontò a Rachid delle intimidazioni e delle minacce, degli attacchi di panico e dell'insonnia e del perché non aveva mai potuto rivelare niente a nessuno.

Infine aggiunse: "Quell'uomo è malato. Ma non pensavo arrivasse a tanto"

Rachid la ascoltò attentamente poi disse: "Quando l'hai lasciato l'ha presa così male?"

Micaela continuò il racconto.

"Quando ho incontrato Victor ho capito subito che la mia vita era cambiata. Hai presente il colpo di fulmine da film? È stato esattamente così. A quei tempi io e Arthur avevamo una relazione a distanza: io vivevo a Hollywood e lui a New York. Ci vedevamo nei ritagli di tempo. La nostra frequentazione durava da appena un anno, ma ci saremmo visti solo una decina di volte in tutto. Certo, avevamo fatto qualche breve weekend insieme, ma eravamo sempre entrambi terribilmente impegnati e io non ero innamorata. Arthur mi piaceva molto perché era intelligente, stimolante, eclettico e interessante, ma non pensavo che la nostra relazione fosse così seria.

Un angelo sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora