Dodici

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Mezzanotte scoccò puntale in quelle campane che ne annunciavano la sua venuta come se fosse un personaggio di alto lingaggio, nessuno se ne accorse , nessuno si accorse dei minuti o chicchessia che scorrevano inesorabili, il centro della sala  era di mia proprietà e le mille occhiate erano puntate tutte su di me  troppo impegnata nella piacevole danza con il signorotto Fiorentino che andava sotto il nome di Lorenzo de Medici.

Rimanemmo abbracciati per un tempo che non seppi definire, una danza soave, lenta scandita dal valzer che uno dopo l'altro si susseguiva in maniera definita e azzeccata come se tutto fosse stato organizzato da tempo e i musicisti sapevano già dall'inizio  cosa dovevano eseguire con la loro abilità. Sognavo da tempo quel tipo di contatto fisico e quando meno me l'aspettassi era accaduto, trasportando insieme un  desiderio esaurito da un potente mago o chiunque possedesse tale capacità di dire i bisogni della marchesina De Medici.





Il mio abito si muoveva a ritmo in quella musica che  ci accompagnó per due, tre addirittura il quinto ballo di seguito, un dolce valzer adattato completame te al contesto romantico che stava avendo luogo nella sala. Non potevo desiderare di meglio per quel occasione d' oro, l'avrei sfruttata a mio favore senza sprecarne neppure una goccia anzi ne avrei usufruito quando bastava per vivere quel sogno ad occhi aperti.







Non sentivo niente, niente riconducibile al sonno era come se avessi adrenalina incanalata nel mio corpo e stava continuando a fare il suo effetto; pareva una fonte da cui attingere e che mai avrebbe esaurito il suo flusso costante, niente e dico niente poteva interromperlo solamente la stanchezza causata da un'intesa attività fisica poteva rompere la magia.







Fu proprio ciò che accade, le mie gambe cominciarono a sgretolarsi come creta al sole e a non sostenere il peso del mio corpo; in più i miei occhi senza che seppi controllarli cominciarono a chiudersi, ma lo impedí dovevo essere forte e resistere non potevo farmi vedere in quello stato da Lorenzo. Difatti collegandomi a lui qualcosa attirò la sua attenzione, non volevo trarre conclusioni affrettate girò la testa al che copiai quel movimento e i suoi occhi incontrarono quelli di sua madre Lucrezia Tornabuoni che richiedeva la sua presenza.

- Scusami cuginetta devo andare ci vediamo domani.
Disse sorridendo accarezzandomi la spalla per poi girare i tacchi e dirigersi verso la rispettabile padrona di casa, un mistero che iniziava ad avvolgerlo con la sua ombra e non si sarebbe mai e poi mai staccato senza mollare la presa.

- Va bene va' pure.
La mia voce si incrinò di poco, non volevo di certo sembrare una bambina capricciosa che si disperava perché il suo baldo  cavaliere avevo scelto di seguire gli ordini di sua madre; oppure per il semplice motivo di non aver ottenuto le caramelle, ad ogni modo ricambiai il sorriso e  mi sciolsi come neve a contatto con il sole. Mentre si dileguava diveneniva un piccolo puntino che si mescolava con altri, un miscuglio di colori all'interno di una tavolozza affinati la vista intenta a scoprire cosa avesse tanto da dire da agitarsi; avrei risolto quel mistero non vi erano dubbi ad ostocalarmi solamente quelli che attanagliavano la mia mente al quale avrei trovato una risoluzione.

La curiosità che a volte uccide, non fece altro che farmi continuare ad osservare quel gruppetto di persone immerse in una conversazione abbastanza animata; erano trattative, affari di stato, chi poteva dirlo vedevo semplicemente strizzando gli occhi i miei genitori e alcuni membri della famiglia Teotochi a completare il meraviglioso quadretto familiare. In più a complicare maggiormente le cose, Lorenzo si voltò e di nuovo mi sorrise facendomi avvampare di calore e colorando le guance di rosso come una una rosa appena sbocciata. Di certo non potevo rimanere a fissarli in eterno, era sconveniente secondo le regole del bon ton inoltre stava per iniziare un'altro ballo e l'alta società stava riempiendo la pista di conseguenza dovevo andare via da lì; man mano che mi allontanai le occhiate di Arturo e in special modo di Giuliano mi colpivano come pugnali sul petto, non osavano staccarmi gli occhi di dosso e fu proprio in quel momento che le domande affluivano nella mente rischiando di strabordare e andare oltre gli argini. Cosa volevano da me? Avevo fatto qualcosa di sbagliato ? Dovevo assolutamente chiedere dei chiarimenti e arrivare al nocciolo della questione, cercando di porre fine a tutto quello che stava accadendo all'interno delle mura del palazzo. In aggiunta Lorenzo non appena ebbe ricevuto un cenno da sua madre  su quella questione fu tutto un fremito chissà cosa stavano architettetando e cosa avevano in mente i padroni di palazzo Medici nonché i miei amati zietti. Incuriosita vagai con lo sguardo  nella sua direzione e lo vidi mentre chiacchierava con i suoi genitori di una data questione, che suscitava una moltitudine di emozioni tra cui una piccola presa di posizione come se non fosse d'accordo su un dato evento  mista a felicità ed altri sentimenti non individuabili da così lontana. Avrei indagato in seguito, infatti la prima fase era consisteva al fine di porre fine alla stanchezza ed evitare di cadere a terra sotto le occhiate dell'alta società: accomiatarmi e riflettere andando in camera, la notte avrebbe portato consiglio ed io ne ero sicurissima al mille per mille se non in un numero maggiore. Non prima però di dirigermi da Sveva e Bianca , abbassai di poco lo sguardo immaginando la scena del ballo nella mente: io enlorenzo che danzavamo soavi sotto le note di un valzer, n ritmo dolce, ipnotico capace di ammaliare anche il più restio e contrario a muovere dei passi di danza. Sorrisi dritta davanti al mio campo visivo, dove chiacchieravano del e del meno osservando al contempo la sala; sveva era ritornata come l'avevo lasciata all'inizio della festa, gioiosa, tranquilla e sorridente senza alcun tipo di mostro che poteva fargli cambiare umore. Un'ombra cu si era abbattutta su di lei nell'esatto momento in  cui cominciai il ballo con Arturo, i suoi occhi castani mi scrutarono da cima avanti senza mollare mai la pesa sulle nostre figure; due fulmini attenti ci  vaporizzarono rendendoci cenere, aveva un potere come se me fosse l'unica che potesse detenerlo fu in quel istante proprio in quel momento quando il panico divenne dominante. Non avevo mai visto mia sorella in quel modo, come se una fiamma bruciasse al suo interno pronta ad incenerire chiunque si trovasse sotto al suo cammino; quella non era lei era un'altra persona che aveva preso il suo posto, sostituituendola e facendola propria la rabbia e la repulsione avevano preso il sopravvento. Difatti non era più la sua sorellina che tanto voleva bene e che avrebbe progetto ad ogni costo, anzi ero un nemico da fare fuori immediatamente; mi colpiva il modo in cui era cambiata modificando il suo carattere, tutto per Arturo, in quel lasso di tempo rfoettei su come tenesse a suo cugino e il di come cacciasse gli artigli al fine di difendere il suo prezioso tesoro. Scacciai quel pensiero me avevo tanti per la testa, la stanchezza non aiutava di conseguenza appuntai che una bella dormita oltre ad aver portato consiglio avrebbe sicuramente risolto i miei dubbi. Con la voglia di stringerle e felice che mia sorella fosse tornata quella di un tempo con Bianca la sua migliore amica, anzi la nostra le voci dapprima lontane divennero sempre più udibili al mio orecchio.






Il bacio della marchesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora