SEX, LIES & VERITASERUM

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And the truth unwinding
Scraping away at my mind
Please stop asking me to describe

Muse, Citizen Erased

Era prigioniera di un sogno da cui non riusciva a uscire.

Quelle mani che si muovevano impazienti sul suo corpo, liberandola dai vestiti che sembravano scottarle addosso tanto le era insopportabile che anche una stoffa sottile separasse la sua pelle da quella di lui.

Quegli occhi trasparenti, adesso torbidi e fumosi che osservavano incantati e implacabili sul suo viso ogni reazione a quello che le stava facendo.

Non aveva avuto bisogno di dirgli che per lei era la prima volta, aveva visto quella consapevolezza nei suoi occhi, l'aveva sentita nella sua voce roca quando si era adagiato su di lei.

- Dimmi adesso di fermarmi o non ne sarò più capace. -

L'aveva baciato sperando che capisse le parole che c'erano in quel bacio, gli aveva morso dolcemente le labbra, affondato le dita trai suoi capelli. Aveva spostato una mano sul suo fianco, su quella cicatrice scabra che ne intaccava la liscia perfezione. E l'aveva attratto contro di sé.

Era stato gentile?

Si, lo era stato. Selvaggio e dolce, attento e intenso.

Le aveva separato le cosce spingendovi contro i fianchi, piegandole un ginocchio con la mano, era entrato piano, guardandola negli occhi e quando lei aveva distolto lo sguardo si era fermato.

Le aveva preso il mento tra due dita, costringendola a girare il viso verso di lui.

- Guardami -

- Si -

Erano le due del mattino e lei emergeva e affondava in quel dormiveglia vischioso come nebbia notturna. Ogni volta che si svegliava fissava senza vederle le cortine del suo letto, ascoltava il respiro regolare delle sue compagne addormentate, guardava verso la finestra la notte senza luna.

Ma non appena allentava le briglie della coscienza quel sogno di un ricordo tornava a invaderle la mente.

- Piano... - aveva detto lui e si era chinato a posare la fronte sulla sua, e aveva chiuso gli occhi un istante, riprendendo fiato, le braccia posate ai lati della sua testa. Aveva le spalle contratte, tutto il suo corpo tremava. Quando si era puntellato sulle mani, allontanando il volto dal suo aveva visto la sua fronte imperlata di sudore. Allora gli aveva passato le mani sulle braccia e sulle spalle, fermandosi alla base della sua schiena per spingerlo contro di sé.

- Se non mi lasci fare lentamente, - aveva sussurrato lui con voce rotta - sarà uno stupro, lo capisci? -

- No -

- Non voglio farti male -

- Ma io lo voglio. -

Gli aveva letto negli occhi qualcosa di simile alla disperazione in quel momento. I suoi fianchi avevano cominciato a muoversi contro di lei.

Quel dolore era un'esigenza, le sue spinte decise erano un'esigenza.

Lui era un'esigenza.

Le aveva afferrato i fianchi, sollevandoli per penetrarla più a fondo. Ancora quella disperazione nei suoi occhi.

I loro corpi così strettamente uniti che nemmeno il sottile velo dell'aria li separava, le sue labbra la baciavano così profondamente che non riusciva più a capire se aveva ancora un suo proprio respiro.

- Draco... -

- Dillo ancora -

Quella domanda formulata da una bocca schiacciata sulla sua, la lingua che le impediva di dargli quello che le aveva appena chiesto. Si era scostata appena per sussurrare sulle sue labbra, in quell'intervallo inesistente tra un bacio e l'altro.

The Ground Beneath Her FeetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora