Part 20

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CAPITOLO 20

Il tempo volò e quel fantomatico weekend arrivò in un batter d'occhi. L'amico di Rachid non gli aveva chiesto con chi sarebbe andato a passare il weekend in montagna e lui non glielo aveva detto.

Era molto nervoso. Era la prima volta da quando era stato lasciato dalla moglie che si separava da Emma per qualche giorno e soprattutto era la prima volta che sarebbe stato per così tanto tempo da solo con una donna. E il fatto che la donna in questione fosse Micaela era un'idea magnifica e spaventosa allo stesso tempo.

Si era chiesto più volte se non fosse inopportuno visto che non erano amici intimi e la situazione si preannunciava piuttosto bizzarra: lei era avvezza a hotel di lusso, jet privati, personale di servizio, glamour e lustrini. Come si sarebbe trovata in una baita isolata con caminetto a legna e fornelletto a gas a più di un'ora di auto dalla prima città? E se non avessero avuto niente da dirsi? E se l'imbarazzo si fosse impossessato di loro? Tutti questi dubbi erano aggravati dal fatto che avevano deciso che il quarto giorno, prima di rientrare a casa, Rachid sarebbe andato a Lancaster ad incontrare il "loro uomo".

Il giorno della partenza era più agitato che mai. Gli sembrava che al suo ritorno la sua vita non sarebbe più stata la stessa. Salutò Emma con un groppo in gola, mentre lei era entusiasta di passare il weekend con i nonni che le avevano organizzato a casa una festicciola di Halloween con tutti i suoi amichetti dell'asilo. Rachid le fece un ultimo cenno di saluto con la mano e mise in moto. Guidò per cinque ore fino a Spokane, dove si sarebbe incontrato in incognito con Micaela per poi proseguire insieme fino allo chalet arrancando su per le montagne con la sua vecchia auto.

Appena arrivati al luogo dell'appuntamento la riconobbe subito: era piedi di fianco ad una macchina nera, la stessa che l'aveva accompagnata a casa sua qualche mese prima. Indossava un piumino blu, dei pantaloni sportivi e non aveva un filo di trucco. Era bellissima. Il cuore di Rachid saltò un battito.

Si salutarono calorosamente, come se si fossero visti appena il giorno prima, il che tecnicamente era vero in quanto si videochiamavano ogni giorno. Lei salì al posto del passeggero e lui le chiese:

"Sei pronta?"

"Pronta. Ho davvero bisogno di cambiare aria. Ti ringrazio molto per avermi invitata. Non sai quanto mi fa bene"

Rinfrancato dal suo entusiasmo le sorrise e disse: "Bene sono felice che ti sia piaciuta l'idea. Vedrai che non ti annoierai!"

Lei rise e disse: "Lo immagino! Abbiamo così tanto di cui parlare!"

Lui sperò ardentemente che non avesse intenzione di passare i giorni successivi a parlare di indagini, delinquenti e crimini e si augurò che l'aria di montagna e i paesaggi l'avrebbero distratta a sufficienza.

Arrivarono alla baita poco prima del tramonto. Rachid pensò subito ad andare a prendere la legna nel magazzino sul retro, ad accendere il fuoco e a scaricare le provviste che si era procurato prima di partire. Avevano cibo e acqua per due giorni, poi avrebbero dovuto fare un salto in città per fare rifornimento. Erano così eccitati e inebriati dall'aria frizzante della montagna e dallo spettacolo naturale che stava davanti ai loro occhi che rimasero in piedi sul patio ad ammirare il tramonto fino a quando l'ultimo raggio di luce non sparì dietro alle cime dei pini e loro non furono completamente storditi dal freddo.

Mentre guardavano rapiti il tramonto, qualcuno stava osservando loro. Un'ombra scura scivolò furtiva nella legnaia non appena ebbero chiuso la porta della baita. L'ombra si sedette con la schiena contro la catasta, si soffiò tra le mani per scaldarsi e si preparò ad una lunga attesa.


Rachid era sorpreso da quanto Micaela si adattasse così bene a quella situazione: niente trucco, niente abiti eleganti, niente vizi da star o pretese. Non era schizzinosa e non si tirava indietro di fronte ad incombenze prosaiche come lavare i piatti, attizzare il fuoco o cambiare le lenzuola. Lo sorprendeva ad ogni incontro.

Proprio poche sere prima aveva guardato un suo concerto eccezionalmente trasmesso in tv: non conosceva le sue canzoni e non gli importava un granché di musica, ma gli importava di lei. Sul palco emanava una luce quasi divina e non solo per il suo look che ne esaltava la bellezza eterea, ma soprattutto per la sua voce. Non era tanto colpito dalla grana vocale, dall'estensione o dai tecnicismi, ma dall'umanità e dal calore che trasmetteva e che l'avevano già rapito quella notte d'estate in cui aveva origliato fuori dal palazzetto trovandosi al posto giusto nel momento giusto. In quell'occasione aveva pensato che se gli occhi sono lo specchio dell'anima, nel caso di Micaela lo era la sua voce. E più la conosceva più capiva che era proprio così: la sua voce raccontava di lei molto più di quanto non facesse lei stessa consapevolmente. Era estremamente riservata e Rachid si sentiva privilegiato ad essere stato scelto come confidente, soprattutto rispetto ad argomenti così delicati. Spesso si immaginava come avrebbe potuto essere la Micaela "normale". Come sarebbe stata se non fosse stata una pop star di fama mondiale, ma una moglie, una madre e una comune impiegata d'ufficio in qualche ordinaria cittadina di provincia. Sarebbe stata lo stesso straordinaria perché brillava di luce propria.

Rachid invece si riteneva un uomo ordinario: era di bell'aspetto ma non faceva girare la testa alle donne, era estroverso e simpatico ma non era mai l'anima della festa, aveva appena la terza media e un lavoro umile, era figlio di immigrati, era stato lasciato dalla moglie che era scappata a Barbados con un deejay lasciandolo solo con una bambina piccola ed era un padre single pieno di debiti e problemi. Proprio niente di speciale. Si chiedeva se Micaela avrebbe mai potuto vedere qualcosa di attraente in lui, ma ne dubitava fortemente. Non aveva niente da offrirle. Visto anche il tipo di uomini che aveva frequentato in passato. Si sentiva stranamente in competizione con il regista pazzo, anche se a dirla tutta, se proprio voleva indulgere in sterili paragoni, avrebbe al massimo dovuto sentirsi in competizione con il mai dimenticato Victor che aveva impedito a Micaela di rifarsi una vita e una famiglia tenendola avvinta al suo ricordo. Invece no: lui si sentiva un rivale del regista eclettico, eccentrico e di successo.

Rachid stava rimuginando questi pensieri sotto l'acqua cada della doccia che lo ristorava dopo tutto il freddo patito in quella baita accogliente, ma già terribilmente congelata nonostante fosse ancora autunno. Micaela stava leggendo un libro davanti al caminetto e non vedeva l'ora di raggiungerla per bere un bicchiere di vino insieme. Non aveva intenzione di tentare nessun tipo di approccio, non era mica stupido. Non voleva rovinare quella magica intesa che c'era tra di loro, anzi voleva consolidare la loro improbabile, ma calorosa amicizia. Se poi avesse percepito qualche spiraglio, allora forse di sarebbe fatto avanti.

Micaela dal canto suo non pensava minimamente a Rachid in questi termini. In lui aveva trovato un complice e un confidente, cosa già di per sé straordinaria. Aveva da tempo perso ogni interesse per gli uomini e si era rassegnata all'idea che il suo grande e unico vero amore le fosse stato strappato prematuramente e che il suo destino fosse di rimanere sola per il resto della sua vita. Non provava alcuna attrazione fisica per nessuno da tantissimo tempo e non aveva la benché minima intenzione di dare false speranze ad alcun corteggiatore.

Aveva intuito che Rachid era affascinato da lei, ma era abituata perché le capitava spesso e non ci dava più peso. Sapeva che Rachid le leggeva dentro come nessuno e aveva capito che in lei non c'era posto per i sentimenti, quindi si sentiva a suo agio, rassicurata dai suoi modi delicati e rispettosi e dal fatto che mantenesse una fraterna distanza di sicurezza. Rachid era un vero amico e con lui non sentiva il bisogno di fingersi forte o di fare una performance. Con lui si rilassava ed era semplicemente sé stessa, il che ai suoi occhi era qualcosa di ben più desiderabile di qualsiasi storia d'amore o flirt passionale.

Rimasero davanti al caminetto fino a quando, vinti dalla stanchezza, decisero di andare a dormire. La mattina dopo avevano in programma un'escursione fino ad una cascata e avrebbero avuto bisogno di essere in forma. Si diedero la buona notte con un affettuoso, ma breve abbraccio. Lei si recò al piano di sopra, nella camera padronale che lui le aveva lasciato, mentre lui si apprestava a preparare il divano letto in salotto scherzando sul fatto che in realtà il posto d'onore ce l'aveva lui essendo più vicino al calore del fuoco.

Nella legnaia, l'ombra scura vide spegnersi finalmente tutte le luci della baita e imprecò tra sé e sé per quanto tempo ci avevano messo ad andare a dormire. Prese la tanica di benzina, rovesciò il contenuto accuratamente sulla catasta assicurandosi di far cadere il liquido sui tronchi in basso, in mezzo e in alto. Accese il fiammifero e lo appoggiò contro il tronco più vicino prima di affrettarsi ad allontanarsi, silenzioso e invisibile come un fantasma.


Un angelo sotto coperturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora