«Atsushi, cosa...?» Kunikida si fece avanti, gli occhi stralunati che si spostavano alternativamente su Atsushi e sull'uomo che reggeva in spalla. «Che cosa diavolo gli è saltato in testa di fare stavolta, eh?!» sbottò di colpo, il suono della sua voce riecheggiò tra le pareti dell'ufficio. Lo vide tentennare un attimo, indietreggiò di qualche passo ed emise un lungo sospiro. «Ne parliamo dopo... Ora portalo immediatamente dalla dottoressa Yosano prima che lo uccida con le mie stesse mani!» disse il biondo calando di molto il suo tono di voce.Atsushi non se lo fece ripetere due volte e si fiondò nell'infermeria, con Dazai in spalla, dove trovò Yosano, con indosso il consueto camicie bianco, un po' sgualcito sui bordi, alle prese con alcuni medicinali da riporre negli appositi cassetti. Allungò lo sguardo verso la porta, interrompendo momentaneamente le sue attività giornaliere, quando vide una figura inoltrarsi nel suo studio con una certa fretta e urgenza. «Atsushi?» si sollevò dalla sedia sulla quale era seduta da circa un quarto d'ora, avvicinandosi al giovane detective. «Che bisogno c'è di entrare così di frett-» guardò ben attentamente l'uomo che Atsushi stava trasportando in spalla, ovvero Dazai, e che, anche in quel momento, stava perdendo ingenti quantità di sangue. Atsushi rivolse uno sguardo eloquente a Yosano. Ella non ebbe bisogno di sapere altro e si affrettò a recuperare i suoi strumenti di lavoro dal ripostiglio dei suoi strumenti di lavoro. Le sue rosee labbra si distesero in un ghigno saturo di malizia. Atsushi ebbe l'istinto di sfuggire via da lì, intimorito dallo sguardo inquietante e poco, o quasi per niente, incline alla delicatezza della donna dinanzi a sé che puntava i suoi occhi sul suo prossimo paziente. Tuttavia, l'abilità della donna, nonostante le condizioni piuttosto critiche in cui vigeva il povero Dazai, veniva, volente o nolente da parte del castano, annullata non appena sfiorava la sua pelle. In ogni caso, sul volto della dottoressa si manifestava un'espressione che avrebbe intimorito ogni essere vivente sulla faccia della Terra.
Aiutò la corvina a distendere Dazai su un lettino, attenti a non farlo cadere con la faccia premuta sul pavimento. Dopodiché, sgattaiolò fuori dall'infermeria in un batter d'occhio e si chiuse la porta alle spalle lasciando che fosse Yosano a prendersi cura del bendato cosa che avrebbe fatto molto egregiamente e in maniera estremamente accurata. Tornò dagli altri suoi colleghi e nessuno di loro riuscì a seguitare quel che stavano facendo fin al momento antecedente a quello in cui Atsushi era piombato in ufficio con un uomo mezzo morto in spalla. Permasero fermi, immobili, attendendo che la dottoressa si occupasse del suo amato paziente e gli fornisse le dovute cure che ci si dovrebbe aspettare da un medico del suo calibro. Durante tutto questo tempo, il novellino se ne stava seduto ad una scrivania, picchiettando le dita sulla superfice di legno per l'ansia. Di fianco a lui vi era Kyoka, una ragazzina di appena 14 anni che indossava quotidianamente un kimono rosso; i suoi occhi cerulei si collocarono proprio su Atsushi, con un velo di preoccupazione impreso sul suo viso nel notare quanta agitazione riuscisse a contenere il suo corpicino. Tacitamente intrecciò le dita della sua mano con quella dell'altro. Atsushi balzò impercettibilmente sulla sua sedia, sorpreso di quel gesto così gentile, premuroso e rincuorante da parte della sua amica. Strinse ancora più forte la presa e si sorrisero a vicenda come per darsi forza l'un l'altro dicendosi tacitamente tra loro che sarebbe andato tutto per il meglio.
«Atsushi, intanto che aspettiamo che Yosano si occupi di lui... Dicci per filo e per segno quello che è successo, anche se ne ho già una vaga idea.» disse Kunikida freddamente.
Chiuse le palpebre e sospirò lievemente. Quando li riaprì, si alzò in piedi, ostentando una modesta determinazione e sicurezza. Lanciò uno sguardo sbrigativo su ognuno degli altri colleghi. «Come credo sappiate già, qualche ora dopo che Dazai-san aveva lasciato l'ufficio per tornarsene a casa, ho ricevuto una telefonata da parte sua circa 2-3 ore dopo... Sul momento, ero sorpreso, siccome raramente mi telefonava, soprattutto negli ultimi mesi.» si schiarì la voce emettendo un colpetto di tosse. «È stata una telefonata estremamente breve, l'unica cosa che sono riuscito a capire bene è stato quando m'ha chiesto di andare da lui. Dal tono in cui parlava pareva non smebrava stare in gran forma... Ero estremamente preoccupato che gli fosse capitato qualcosa e allora sono volato subito a casa sua. Tuttavia, dopo che ho irrotto nel suo appartamento,» si arrestò per qualche istante intrecciando continuamente le dita delle mani fra loro e ingoiando un groppo di saliva che gli si era incastrato in bocca. «l'ho ritrovato nel suo bagno disteso a terra, in una pozza di sangue, il suo sangue e-» era così sconvolto che non riusciva a tirar fuori le parole di bocca «accanto a lui ho trovato questo.» Mostrò una lametta delle dimensioni di un sassolino con il sangue, ormai secco, di Dazai su di esso.
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Siamo come i fiori di ciliegio- Soukoku
Любовные романы[Chuuya Nakahara × Osamu Dazai] Questa è la storia di due anime affini che, per quanto possano stare distanti l'una dall'altra, anche per giorni, mesi, o addirittura anni, finiranno sempre e comunque per rincontrarsi perché, senza l'altro, si senton...